Giorni di festa alla Pergola: teatro per grandi e piccini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 dicembre 1999 19:02
Giorni di festa alla Pergola: teatro per grandi e piccini

Il Centro di Promozione Teatro della Pergola presenta da lunedì 27 dicembre a domenica 2 gennaio 2000 la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo in "Il suicida", libero adattamento di Michele Serra da Nicolaj Erdman, regia Armando Pugliese, scene e costumi Raimonda Gaetani, musiche Antonio Sinagra.
Un disoccupato. Le sue donne (la moglie, la suocera). E il suo habitat (il caseggiato, promiscuo e impiccione, dove i tre vivono). Ambientato nella Mosca degli anni Venti, Il suicida di Nicolaj Erdman è un'acida, ferocissima farsa sociale.

Assolutamente esilarante l'equivoco che fa da innesco alla trama: Semion si chiude nel cesso per mangiarsi in santa pace, finalmente solo, una salsiccia. Ma i suoi cari, convinti che la salsiccia sia una pistola, credono che egli voglia uccidersi sparandosi in bocca. Pur se posticcio, lo status dell'aspirante suicida conviene al mediocre Semion, finalmente al centro dell'attenzione generale, blandito, coccolato, perfino stimato, e conviene agli altri personaggi, ciascuno dei quali cerca di volgere a proprio vantaggio il significato del presunto "tragico gesto", ammantandolo, a seconda delle convenienze, di significati ideologici, romantici, politici, protestatari.

Di qui, con un ritmo incalzante, si dipana una spietata commedia macabra, che eleverà il pavido Semion al rango di involontario eroe e/o di agnello sacrificale, e metterà a nudo, negli altri, la grettezza e l'ipocrisia che muovono l'interesse umano. Fino al finale, fulminante e tragico, che lascia intendere come altrove (su un altro palcoscenico…?) si sia compiuto davvero il dramma che qui si sta solo recitando.
La brillante costruzione satirica di Erdman è pregna, come sempre accade alla grande satira, di spirito tragico.

Sullo sfondo il tracollo delle speranze rivoluzionarie, il cinismo e l'impotenza che ne conseguono. Non la repressione (che pure colpì Erdman, costretto al silenzio fino alla destalinizzazione), ma la totale perdita di senso di ciò che si dice, di ciò in cui si crede, è nel Suicida la conseguenza più implacabile del fallimento degli ideali.
Sulla base di una nuova traduzione dall'originale, Luca De Filippo ha proposto a Michele Serra di riadattare il testo per la sua compagnia. La possibile empatia Napoli-Mosca (due metropoli della disillusione) e la sorprendente modernità di una storia che parla di disoccupazione, e di dignità perduta, hanno facilmente contagiato Serra, convinto da sempre che non sia possibile esprimersi "comicamente" senza confrontarsi con la tragicità e la miseria dei comportamenti umani.
La satira politica è appena una branca specialistica della satira sociale, il cui sguardo allarga di molto la visuale sulle ragioni dell'umana ridicolaggine.

Nel testo di Erdman il potere è appena accennato, mentre sono descritte a fondo le debolezze dell'uomo della strada, le maschere sociali, la crudeltà che domina nei rapporti interpersonali. Questa qualità è parsa a De Filippo e a Serra straordinariamente moderna, e anche piuttosto controcorrente rispetto agli stili comici correnti, che tendono a sbertucciare il potere (con poco rischio, in tutti i sensi) ma a trascurare la grottesca, malinconica dismisura dei comportamenti quotidiani.
Michele Serra è nato a Roma nel '54, è cresciuto a Milano e da diversi anni vive con la sua famiglia e altri animali in Appennino, sopra Bologna.

Si è formato nel giornalismo politico, entrando a vent'anni all'"Unità" di Milano. Ha collaborato con "Linus", "Epoca", "l'Espresso", "Panorama" e molte altre testate, prevalentemente come commentatore satirico. Attualmente scrive per "l'Unità" e "la Repubblica". Ha fondato e diretto, dall'89 al '94, il settimanale satirico "Cuore". Autore di diverse raccolte di scritti, racconti e poesie satiriche (tra i quali "Quarantaquattro falsi", "Tutti al mare", "Poetastro" e "Il nuovo che avanza"), nel '97 ha pubblicato per Feltrinelli il suo primo romanzo, "Il ragazzo mucca".


Coautore, alla fine degli anni Ottanta, dei testi di Beppe Grillo, nel '98 ha debuttato come autore teatrale scrivendo, insieme a Enzo Santin e Giampiero Solari, "Giù al Nord", monologo per Antonio Albanese.
Orario spattacoli:da lunedì a sabato ore 20.45, domenica ore 15.45. Venerdì 31 dicembre ore 20.15. La recita del 31 dicembre è fuori abbonamento. Prezzi comprensivi di prevendita: platea L.80.000, palco L.55.000, galleria L.35.000
"Miles, ovvero l'ultima cena del soldato"
Da martedì 4 a domenica 9 gennaio al Teatro della Pergola c'è il Teatro Kismet OperA / Teatro Comunale Rossini (Gioia del Colle) in "Miles, ovvero l'ultima cena del soldato" riscrittura da Plauto di Marco Martinelli, con Monica Contini, Rossana Farinati, Teresa Ludovico, Augusto Masiello, Francesco Ocelli, Fabrizio Panza, Massimiliano Poli, Lucia Zotti, scene Michelangelo Campanile, costumi Cristina Bari, luci Vincent Longuemare, regia Marco Martinelli.
Plauto, si sa, non era uno scrittore originale.

Non inventava storie, ma pescava trame e intrecci dal teatro greco di due secoli prima. La sua originalità consisteva nel trasformare quelle storie fino a farle sue.Cos' 'artinelli, nel prendere da Plauto fa come lui con i greci. Lo divora. Lo riscrive. In questo modo si mantiene viva una lunga catena di storie, la catena della Tradizione.
Plauto era un giocoliere del linguaggio. Le storie ambientate ad Atene restavano ad Atene, ma il suo latino scintillante le portava in mezzo ai romani.

Così Marco Martinelli immerge la favola del Miles nei dialetti pugliesi degli attori, barese e foggiano. La violenza barbara di queste lingue conserva un sapore arcaico che ben si presta a tradurre l'osceno dei giochi plautini.
La beffa ai danni del soldato vanaglorioso per sottrargli la fidanzata conserva la sua verità cinica e grottesca nalle maschere pugliesi. Il Miles è attraversato dalla paura della croce, il supplizio degli schiavi. Si ride, ma losfondo è cupo, temporalesco. Tutta la vicenda si svolge sopra e sotto una tavola imbandita: sopra è il piano dell'azione frenetica e vociante, sotto invece quella frenesia si compone nella fissità di una marionetta a riposo.

Una sorta di teatrino a cui le maschere sono inchiodate, condannate a ripetere il loro destino di beffati e beffatori. Vestiti di giubbotti in pelle e abiti dai colori sgargianti, i volti bianchi pesantemente truccati, i personaggi sono trasfigurazioni fantastiche e visionarie. Il doppio registro della narrazione è sottolineato dall'alternanza di musiche barocche, di Trabaci, Ferro e Kapsberger, con sirene della polizia. Miles conclude la trilogia dedicata al rapporto con gli antenati, nata dalla collaborazione tra gli attori del Kismet e Marco Martinelli.

I due precedenti spettacoli sono All'inferno - per il quale Martinelli ha vinto il premio Ubu per la drammaturgia nel 97, e Uccelli, entrambi su testi di Aristofane.
Nato originariamente come una compagnia, il Teatro Kismet si propone oggi come un'OperA, un Opificio per le arti unite nell'intento comune di riportare al centro della scena i temi e i problemi del nostro tempo. Lo spazio, destinato originariamente a un uso industriale, nell'estrema periferia di Bari, si è guadagnato non solo una larghissima attenzione di pubblico, ma anche la forte complicità degli artisti che l'hanno frequentato.

La programmazione è costruita rispettando un principio quasi drammaturgico che, di anno in anno, tenta di sviluppare coerentemente un tema e un'emozione.
Aperto sette giorni su sette, oltre a ospitare teatro, danza, musica, arti visive, il centro è impegnato in un'intensa attività formativa che si articola in una serie di Studi Teatrali, si rivolge a giovani, educatori, insegnanti e si confronta con l'handicap e il disagio sociale, coltivando un'idea circolare di educazione permanente. Lo sforzo collettivo converge nel tentativo di offrire le condizioni necessarie a un dignitoso sviluppo delle relazioni e mette l'ospitalità in cima alla scala dei valori.
Fra radicamento e nomadismo, la poetica trae origine da una pratica di gruppo aperta alle influenze degli incontri, da una vocazione europea che si manifesta nella convivenza di nazionalità differenti e dalla collocazione geografica, meridionale, fortemente legata al Mediterraneo, mare di mezzo, pieno di contraddittorie passioni.
Se originariamente la produzione era soprattutto rivolta ai ragazzi, in una comune visione etica, anche attraverso una pratica coproduttiva, si è sviluppato un ampio campo di ricerca che oggi si coglie nella convivenza di spettacoli diversissimi distribuiti ormai anche oltre i confini europei.
Orario spettacoli: da martedì a sabato 20.45, domenica 15.45
"Cappuccetto Rosso"
Al Saloncino del Teatro della Pergola il 6 e 9 gennaio, ore 11.00, il Teatro Kismet rappresenta anche lo spettacolo per bambini (dagli 8 anni in su) "Cappuccetto Rosso", regia di Carlo Formigoni.
Il sole è da poco tramontato sul bosco, il buio scende… il suono dei timpani preannuncia un pericolo in arrivo, le luci si abbassano e sul fondale bianco si delineano le ombre degli alberi nella luce vivida della luna.

Gli animali del bosco si svegliano… una bestia feroce, il lupo, ulula alla luna… Immersi in un tunnel di teli neri, disseminato di inciampi e sensazioni tattili i piccoli spettatori potranno festeggiare il giorno della befana (replica il 9 gennaio) con un avventuroso viaggio nel bosco in compagnia di Cappuccetto Rosso circondati da suoni e voci di animali per seguirla in un crescendo di atmosfere e sensazioni fino alla pancia enorme e oscura del lupo. Dopo la fortunata rassegna di fiabe narrate dagli attori C'era una volta… un attore, una fiaba il Teatro della Pergola inaugura il nuovo millennio con un regalo per i bambini ospitando nel Saloncino lo spettacolo Cappuccetto Rosso versione del Teatro Kismet Opera che nel '91 ha ricevuto il premio "Stregagatto", promosso ogni anno dall'ETI Ente Teatrale Italiano, per "l'efficace professionalità nella tradizione favolistica".
Cappuccetto Rosso è una favola breve che racconta l'avventura di una bambina che, disobbedendo alle raccomandazioni della mamma, si ritrova in situazioni pericolose da cui, grazie all'intervento di adulti coraggiosi, si salva.


Illuminati dall'analisi che Bruno Bettelheim ne ha fatto nel suo libro Il Mondo Incantato e sorpresi nel vedere quanto i bambini siano ancora affascinati da questa storia, gli attori del Kismet hanno sentito l'esigenza della sua messa in scena. Lo spettacolo, nato da un approfondito lavoro biennale di ricerca, studi e convegni sul tema vecchie e nuove paure, in collaborazione con pedagogisti, maestri e alunni rappresenta il punto di arrivo dopo un viaggio fra ragione e fantasia.
Il regista ha ritenuto importante che dalla storia emergesse chiaramente che il pericolo è una componente della vita con cui bisogna imparare a convivere e da cui bisogna essere pronti a difendersi con coraggio e intelligenza.

Perciò si doveva fare in modo che si comprendesse che il pericolo costituito dal lupo, non fosse frutto di cattiveria fine a se stessa, ma naturale istinto di sopravvivenza: il lupo non mangia Cappuccetto Rosso per punirla di aver disobbedito alla mamma, ma perché ha fame. Così nello spettacolo è stato aggiunto un prologo nel quale viene rappresentata l'eterna "catena alimentare" dove l'animale più piccolo viene mangiato da quello più grosso. La farfalla vola un po' e poi si posa su una tinozza.

Entra a balzelli una rana, salta nella tinozza, vi si accomoda ritrovandosi col muso a un pelo dalla farfalla, la guarda con ingordigia e la punta per mangiarla. La farfalla s'immobilizza. Entra un'anatra scorge la rana e la guarda con gusto. Entra il lupo vede l'anatra! Entra il cacciatore brandendo il fucile nella sua eterna caccia al lupo...
La scenografia e i costumi, realizzati tutti in materiali naturali (legno per gli alberi, rame e latta per il sole e la luna; cotone, lana o seta per i costumi) sono semplici ed essenziali per lasciare spazio al corpo e alla voce degli attori e alle soluzioni sceniche che, stimolando la fantasia dello spettatore, specialmente bambino, rendono credibili ed efficaci le situazioni, anche le più fantastiche come la scena all'interno della pancia del lupo con il battito del suo cuore amplificato insieme alle voci di Cappuccetto Rosso e della nonna.


Biglietto: adulti Lire 15.000, bambini Lire 10.000

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