Pitti Immagine Bimbo: dinamica negativa nel 2009 per la moda Junior

Per il 2009 si stima per l’industria italiana della moda Junior un calo del -5,5%. La domanda interna sperimenta una dinamica negativa, con un calo che si prevede pari al -1,7% su base annua. La produzione dovrebbe flettere del -7,3%

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 gennaio 2010 14:00
Pitti Immagine Bimbo: dinamica negativa nel 2009 per la moda Junior

Firenze, 21 gennaio 2010- Secondo le stime preliminari, nell’“annus horribilis” del Tessile-Moda italiano anche la moda Junior (accezione questa che comprende l’abbigliamento in maglia e tessuto per ragazzi/e di età tra 0-14 anni, intimo ed accessori inclusi) risulta interessata da una dinamica negativa, seppure meno intensa rispetto a quanto altri comparti della filiera hanno sperimentato: per il giro d’affari settoriale si stima una contrazione pari al -5,5%, che porterà le vendite al di sotto dei 2,5 miliardi di euro. Le spinte sfavorevoli provenienti dalla domanda estera e nazionale hanno condizionato i risultati del settore nel corso del 2009.

Il comparto, essendo tradizionalmente caratterizzato da una minore propensione all’export (circa il 30%) rispetto alla media degli altri comparti del “valle” (54% circa), è risultato nel suo complesso meno esposto al crollo del commercio mondiale, che ha, invece, influito in maniera grave sulle performance della maggior parte dei comparti del Tessile-Moda durante l’anno appena chiuso. D’altra parte, sul fronte interno, la domanda nazionale, pur essendo entrata in area negativa, non ha sperimentato ritmi di caduta paragonabili a quelli registrati dalle imprese italiane sui mercati esteri e ha consentito, quindi, al comparto di arginare le perdite. I consumi nazionali (comprensivi dei consumi delle famiglie, dei consumi extrafamiliari e delle scorte) dovrebbero, secondo le previsioni, archiviare il 2009 con un calo del -1,7% su base annua.

Se il consumo per neonati si conferma sostanzialmente stabile visto il carattere strettamente funzionale che connota questa linea di prodotti, più penalizzati risultano i consumi per bambine/i, specialmente di fascia alta, caratterizzandosi come spesa più facilmente “comprimibile”. Del resto, se in passato gli adulti limitavano il “sacrificio” al proprio guardaroba senza coinvolgere la spesa per i bambini, il clima di bassa fiducia che è seguito alla crisi economica mondiale ha finito per indurre i consumatori a rivedere in toto le logiche e gli stili di consumo, senza risparmiare lo Junior. L’attività produttiva, complice anche la necessità di razionalizzazione del ciclo scorte, ha assistito ad un’accentuazione delle dinamiche negative già in atto dal 2006, facendo ipotizzare un calo su tassi superiori al -7%. A fronte della difficile congiuntura internazionale, in pochi mesi sembrano essersi vanificati gli sforzi fatti da parte delle imprese operanti nel comparto Junior per consolidare il proprio posizionamento sui maggiori mercati di sbocco mondiali: per l’export si stima, infatti, una variazione su base annua del -14,4%, che fa ripiombare l’incidenza delle vendite estere sul fatturato totale al di sotto di quel 30% raggiunto nel 2008.

Con riferimento alle importazioni, si assiste ad un’inversione di tendenza: dopo i costanti aumenti sperimentati nel più recente passato, nel 2009 si stima una contrazione del -3,2%. La dinamica prevista per i flussi commerciali di import/export dovrebbe determinare un sostanziale ed ulteriore peggioramento del deficit commerciale settoriale, che dovrebbe portarsi sugli oltre 800 milioni di euro. Nel caso del solo abbigliamento per neonati, nei primi nove mesi del 2009, le esportazioni hanno sperimentato un calo del -13,5%, a fronte di una dinamica dell’import sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno (-0,5%).

Tra i mercati di sbocco della moda bebé si confermano ai primi posti Spagna e Russia (che, tuttavia, da gennaio a settembre 2009, hanno registrato decrementi superiori rispettivamente al -20% e al -30% sia a valore sia a quantità), mentre non sono mancate soddisfazioni da Francia (+11%) e Germania (stabile rispetto al 2008), ma anche da mercati del Far East come Giappone ed Hong Kong, pur con riferimento a produzioni di fascia alta, ma quantitativamente poco rilevanti. I principali risultati dell’Autunno/Inverno 2008/2009 sul mercato italiano Sotto il profilo demografico, il mercato italiano dell’abbigliamento Junior, al 1° gennaio 2009, si componeva di oltre 8,4 milioni di individui di età compresa tra 0 e 14 anni. La produzione dovrebbe flettere del -7,3% L’export di moda bebé, nonostante il calo complessivo, è cresciuto in Francia e nel Far East popolazione ha evidenziato un incremento del +0,7%, sebbene sia soprattutto la popolazione straniera (costituta da oltre 740 mila bambini, pari al 9% circa dei residenti in Italia nella fascia d’età in oggetto) a mostrare tassi di crescita più sostenuti.

Sulla base delle rilevazioni ISTAT ad oggi disponibili, da gennaio a luglio 2009 le iscrizioni in anagrafe per nascita sono state pari a 322.266 con un decremento di 7.613 unità rispetto agli stessi mesi del 2008 (-2,3%). Come già anticipato commentando il bilancio settoriale di previsione, dopo due stagioni Autunno/Inverno particolarmente dinamiche sotto il profilo del consumo interno (+2,3% nel 2006/2007 e +3,6% nel 2007/2008), il deterioramento del clima economico-sociale a partire dal Settembre 2008 e protrattosi per gran parte del 2009, non ha risparmiato il comparto della moda Junior, anche se in misura meno grave rispetto ad altri segmenti di mercato.

Secondo le rilevazioni Sita-Ricerca effettuate per conto di SMI, nella scorsa stagione A/I 2008/2009 l’abbigliamento Junior ha sperimentato una battuta d’arresto del -1% a valore corrente. Anche in termini di spesa costante, nell’A/I è proseguita la dinamica negativa, con una lieve contrazione pari al -0,2%, in linea con il dato della Primavera/Estate 2008. Proprio il segmento “bambina”, strutturalmente più rilevante (48% del mercato Junior), è risultato interessato da un calo della spesa più accentuato (-1,3%) rispetto a quello del “bambino” (-0,9%).

Il calo della spesa è da ricondurre in via principale alla dinamica deflativa (generalizzata, peraltro, a tutto l’abbigliamento), che ha interessato proprio “bambina” e “neonato”. Per la moda “bambino” i prezzi sono risultati, invece, stabili. A livello stilistico, nel segmento “bambina” è diminuito soprattutto il prodotto “invernale” per definizione, ovvero giacche, giacconi e giubbotti imbottiti; i pantaloni hanno tenuto (sia i jeans, sia i moda/casual), mentre gli abiti, similmente al segmento “donna”, sono risultati espansivi, così come le gonne.

Per il segmento “bambino” la situazione è analoga: solo il jeans è cresciuto, mentre il capospalla invernale ha ceduto il passo. Sul fronte retail, se si analizzano i dati riferiti alla struttura distributiva (sell-out a valore per canale), lo Junior si conferma un comparto piuttosto “atipico” rispetto al sistema moda nel suo complesso, in termini sia di struttura sia di performance. Da diverse stagioni, il primo intermediario non è più rappresentato dal dettaglio indipendente (fermo a quota 27%), bensì dalle catene/franchising (con una quota del 41%).

Tuttavia, proprio nella scorsa stagione invernale, le catene hanno accusato, in controtendenza rispetto alla crescita mediamente conseguita nella commercializzazione di moda nel medesimo periodo (+6,2% la spesa corrente, +5,2% la spesa costante), un decremento del sell-out pari al -1,4% (da ricondurre, in particolare, alla contrazione dei valori medi unitari dei prodotti intermediati, che hanno invece tenuto a volume). Contestualmente, i canali che hanno sperimentato un incremento delle vendite sono stati gli ambulanti (+6,6%) che hanno messo a segno una seconda crescita consecutiva dopo A/I 2007/2008, gli “altri canali” comprensivi di outlet (+4,8%) e le “grandi superfici” (+3,7%).

Lo stesso dettaglio indipendente, che in molti comparti evidenzia perdite accentuate, ha dimostrato una certa capacità di tenuta, contenendo le perdite al -1%. Del resto, tale canale ha messo in atto una politica sostanzialmente opposta rispetto a quella degli altri format distributivi , selezionando la gamma offerta sul fronte della qualità e dei brand. Ne è risultato un fisiologico calo dei volumi, ma una tenuta del fatturato. Le prime indicazioni relative alla stagione invernale in corso confermano la prosecuzione del trend negativo per il periodo settembre-novembre, mentre prospettano un rilancio del consumo in occasione delle festività natalizie, ma soprattutto nel periodo dei saldi, in cui sempre più tendono a concentrarsi gli acquisti di abbigliamento da parte delle famiglie italiane. Per quanto riguarda, invece, l’incipiente stagione P/E 2009, sulla base dell’Indagine Congiunturale svolta da SMI presso un campione di imprese particolarmente rappresentativo del comparto Junior, gli ordini in portafoglio (pur provvisori al momento della rilevazione) non prospettano un’inversione di tendenza, almeno per questi primi mesi del 2010: il mercato italiano risulterebbe, comunque, ben più favorevole rispetto a quello estero, ancora debole. Il medesimo panel, sollecitato sull’evoluzione della congiuntura, confida comunque, nel 25% dei casi, in un miglioramento delle condizioni di operatività, mentre la restante parte maggioritaria del campione si orienta alla prudenza, intravedendo una “stabilità” del contesto, almeno nel breve termine. In attesa di un consolidamento dei prodromi di ripresa, la capacità delle imprese nell’interpretare e decodificare i segnali provenienti dai mercati risulterà, più che in passato, determinante per consentire un pronto recupero di competitività.

Per questo, proprio la manifestazione fieristica “Pitti Bimbo” costituirà un “crinale” fondamentale per valutare l’evoluzione del comparto nel corso del 2010.

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