“YTALIA Energia Pensiero Bellezza. Tutto è connesso “.Al Forte di Belvedere sino al primo ottobre

Una mostra, che offre al pubblico nazionale e internazionale, l'opportunità di confrontarsi con le opere di alcuni tra i maggiori artisti italiani del nostro tempo . Un progetto espositivo,promosso dal Comune di Firenze e organizzato da Muse, che nasce in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, l’Opera di Santa Croce e il Museo Marino Marini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 giugno 2017 16:02
“YTALIA Energia Pensiero Bellezza. Tutto è connesso “.Al Forte di Belvedere sino al primo ottobre

In concomitanza con lo svolgimento della 57° biennale di Venezia, periodo di massima attenzione intorno al contemporaneo nel nostro paese, la città di Firenze ospita Ytalia, un’imponente mostra collettiva sull’arte italiana contemporanea ideata e curata da Sergio Risaliti.

Dopo le grandi retrospettive monografiche di Giuseppe Penone, Antony Gormley e Jan Fabre, l’esposizione ha il suo fulcro nella superba cornice di Forte di Belvedere, ormai palcoscenico dell’arte internazionale, e accoglie le opere di dodici artisti che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali e che sono stati, in molti casi, protagonisti assoluti - se non pionieri - del contemporaneo, e le cui opere sono esposte e collezionate nei grandi musei del mondo: Mario Merz (1925-2003), Giovanni Anselmo (1934), Jannis Kounellis (1936-2017), Luciano Fabro (1936-2007), Alighiero Boetti (1940-1994), Giulio Paolini (1940), Gino De Dominicis (1947-1998), Remo Salvadori (1947), Mimmo Paladino (1948), Marco Bagnoli (1949), Nunzio (1954), Domenico Bianchi (1955).

Una costellazione che include nei suoi ampi confini tre generazioni artistiche, dalle neo-avanguardie al post-moderno e oltre. L’esposizione inoltre, per marcare il rapporto delle opere con il tempo presente, la storia, gli ambienti e i manufatti più antichi, avrà delle appendici nei più importanti edifici pubblici e museali della città: Palazzo Vecchio e le Gallerie degli Uffizi, Santa Croce e il Museo Marino Marini, il Giardino di Boboli e il Museo Novecento.

Circa cento di opere, esposte in alcuni dei luoghi simbolo del nostro patrimonio, luoghi conosciuti, frequentati e ammirati ogni giorno da migliaia di persone di nazionalità diversa. L’idea di base è di dare vita a un vero e proprio museo del contemporaneo diffuso nel centro storico della città tra interno ed esterno, tra medioevo e rinascimento, tra musei e giardini, cappelle funerarie e spazi della vita politica, gallerie e studioli, chiostri e cripte, per dare continuità nella dialettica di forme e concetti alla comune koinè figurativa, quella che si è affermata entro i confini italiani nel corso di molti secoli. Firenze, in questo caso, rafforza con Ytalia la sua immagine di città della contemporaneità dell’arte che assieme agli artisti riflette sulla storia civile e sul patrimonio artistico, sui grandi lasciati culturali del passato, sulla società attuale, sulla permanenza dei miti e delle favole, sui comuni archetipi e le differenti tradizioni iconografiche, sullo scambio tra artigianato e arte, tra le arti e le scienze, tra scienza sacra e antropologia.

Tre parole chiave – energia, pensiero, bellezza - fungono da orientamento nella ricerca dei comuni valori formali, tra assonanze e differenze concettuali, tecniche e dei materiali linguistici ed extra-linguistici. Elemento saliente è la convinzione che ognuno di questi artisti operi in una tensione di finito e infinito, con la convinzione di unire terra e cielo, dimensione antropologica e metafisica, vita e morte, conscio e inconscio, e che ogni momento o livello del processo immaginativo e creativo sia connesso nella forma, e in essa tutto si risolva compiutamente, attraverso una complessa dialettica di energia e pensiero, di mente e corporeità, di percezione terrena e intuizione trascendentale.

Tensione e dialettica che si placa, però, e si sigilla in quell’irriproducibile risultato che è la bellezza formale compiuta, dove “tutto è connesso”, materia e spirito, visibile e invisibile, dentro e fuori. Bellezza che tutto dice e spiega, convoca ed evoca; bellezza come orizzonte di partenza e di approdo, dentro e fuori del tempo storico e della cronaca.

A Forte di Belvedere, su uno dei bastioni affacciato sulla città, il pubblico scoprirà Calamita Cosmica di Gino De Dominicis, eccezionalmente prestato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, dove l’opera è conservata ormai da alcuni anni. Si tratta di uno scheletro di dimensioni monumentali (24 metri circa), che, allineato idealmente con la cupola di Santa Maria del Fiore, proietta immediatamente ogni umana considerazione e percezione nei confini infiniti della natura cosmica e dello spirito divino, dell’eternità e dell’immortalità. Immagine di un tempo ancora più remoto di ogni nostro passato, già in connessione con un futuro avvenire, cui gli artisti di Ytalia guardano ripartendo dalle esperienze del nostro passato, tra umanesimo, rinascimento e moderno.

In occasione di Ytalia, è stato proposto ad alcuni artisti di creare opere site-specific, che andranno a dialogare con il contesto prescelto, come nel caso di Giovanni Anselmo, Giulio Paolini, Remo Salvadori, Mimmo Paladino, Marco Bagnoli, Nunzio, Domenico Bianchi. In altri casi saranno presentati degli allestimenti comunque inediti mostrando opere già storicizzate o di nuova invenzione in ambienti di straordinaria evidenza storico-artistica. Vedremo: Senza titolo con terra, cactus e piombo di Jannis Kounellis, esposta a Palazzo Vecchio, nella sala dei Gigli, a poca distanza della Giuditta e Oloferne, gruppo bronzeo di Donatello; Spirato di Luciano Fabro e Particolare di Giovanni Anselmo, installate eccezionalmente a Santa Croce nella Cappella Pazzi progettata da Brunelleschi; Elegia di Giulio Paolini posta nella Sala di Venere della Galleria Palatina di Palazzo Pitti, in dialogo con il capolavoro marmoreo della “ Venere Italica” di Antonio Canova; sei Kilim (Da uno a mille e viceversa) e due Mappe di Alighiero Boetti nella Sala delle Nicchie in Palazzo Pitti; il monumentale dipinto Giganti boscaioli e Verso lo Zenith di Mario Merz in Galleria d’Arte Moderna sempre a Palazzo Pitti; Deriva di Mimmo Paladino, adagiata sullo specchio d’acqua della Fontana di Nettuno nel Giardino di Boboli e Canto geometrico, sempre di Paladino, in stretto dialogo con l’architettura di Leon Battista Alberti nella Cappella Rucellai; infine Antimateria, un quadro in legno e palladio di Domenico Bianchi in Galleria Palatina, presentato nella cornice lasciata temporaneamente vuota dalla Madonna dell’Impannata di Raffaello, dipinto ora in restauro.

Così al Museo Marino Marini, nella cripta e in alcune sale adiacenti, Mimmo Paladino e Nunzio realizzeranno alcuni interventi site-specific a parete, mentre nelle nuove sale del Museo Novecento sarà ospitato un inedito confronto tra le opere di Alighiero Boetti e quelle di Gino De Dominicis, tra cui Sei sensi e Mettere al mondo il mondo del primo e Sfinge e Risata del secondo. Continuando il percorso, citiamo, altresì, le opere di Remo Salvadori – due nuove sculture Anfora e modello e Uomo che ode in metallo di grandi dimensioni pensate appositamente per uno dei bastioni di Forte di Belvedere – e Nel momento – forme geometriche in piombo, stagno, rame, argento installate sulle quattro pareti di facciata della Palazzina del Buontalenti.

Sempre al Forte di Belvedere, ma nel giardino retrostante e in linea con la facciata di san Miniato al Monte, Marco Bagnoli porrà Noli me tangere, una fontana, composta da una vasca paraboloide in acciaio lucidato a specchio e da una monumentale figura sbozzata in marmo puro di Carrara.

La mostra quindi non ha un secco taglio storico, ma è l’occasione per scoprire le opere in ‘connessione’ con il contesto e con le storie, nel divenire delle poetiche e del fare: dalle opere degli anni Sessanta fino a quelle realizzate site-specific di oggi. In un evolversi eccentrico di confronti e relazioni dialettiche che si rinnova con la proposta espositiva. Nell’insieme del progetto emergono alcuni tratti comuni, valori condivisi, e sostanziali differenze, tra ispirazioni e processi formali, come situazioni peculiari della storia artistica italiana, in cui individualismo e policentrismo predominano continuando a siglare ogni più esemplare sperimentazione, ogni più singolare ricerca. 

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