Da Jacopo della Quercia a Donatello

Presentata oggi a Roma la mostra epocale dedicata ad una stagione artistica ancora da scoprire: "Le arti a Siena nel primo Rinascimento". Dal 26 marzo prende il via l'esposizione che avrà come sede principale il Complesso di Santa Maria della Scala

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2010 13:22
Da Jacopo della Quercia a Donatello

Circa 300 opere in mostra, una ventina di polittici ricostruiti per l'occasione, 25 restauri effettuati, prestiti dalle più prestigiose istituzioni museali del mondo e da collezionisti privati, nuovi spazi che aprono al pubblico per la prima volta, 10 saggi scritti dai massimi studiosi internazionali della materia, uno straordinario percorso espositivo che porterà il visitatore in 3 diversi ambienti tra i più suggestivi e inediti della città: Siena prepara così la più imponente mostra finora dedicata alle arti del primo rinascimento. Aprirà i battenti il prossimo 26 marzo la mostra curata da Max Seidel “Da Jacopo della Quercia a Donatello.

Le arti a Siena nel primo Rinascimento” che avrà come sede principale il Complesso Museale di Santa Maria della Scala ma che porterà il pubblico a godere di itinerari particolari alla scoperta di una Siena che nei primi decenni del Quattrocento visse, parallelamente a Firenze, una straordinaria stagione artistica, che vide il trascorrere dal Gotico al Rinascimento. Nel corso della presentazione della mostra - avvenuta oggi a Roma alla presenza di Gabriello Mancini, presidente Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Marcello Flores d'Arcais, assessore alla Cultura del Comune di Siena, Max Seidel, curatore della mostra Gabriele Borghini, Soprintendente per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Siena e Grosseto, Annamaria Guiducci, direttore della Pinacoteca Nazionale di Siena e della mostra, Isabella Lapi Ballerini, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Cecilia Frosinini, funzionario dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e Fiorenza Guerranti, direttore APT Siena - sono state illustrati alcuni restauri che verranno presentati nell’esposizione e i risultati delle tecniche diagnostiche non invasive utilizzate su molte delle opere della Pinacoteca.

In particolare la riflettografia IR, che consente di visualizzare il disegno sottostante gli strati pittorici, ha permesso di riappropriarsi di un patrimonio di studio eccezionale e del tutto ignoto. Si leggono, infatti, i disegni sottostanti le pitture, che servono per approfondire l’ambito culturale dell’artista e le sue conoscenze di prospettiva geometrica finora mai così chiare agli studiosi che se ne erano occupate. L’esposizione si apre con una sezione monografica dedicata a Jacopo della Quercia (Siena, 1371 ca.

– 1438), il grande scultore che seppe essere il più rilevante artista della città nel primo Quattrocento e esponente di spicco del Gotico “internazionale” europeo. La carriera di Jacopo è ripercorsa fin dagli inizi, con la monumentale Madonna della melagrana destinata alla Cattedrale di Ferrara (1403-1408), per passare ad alcuni dei marmi scolpiti per la Fonte Gaia a Siena (1414-1419), fino alle sculture in legno policromo, come l’Annunciazione della Collegiata di San Gimignano (1421-1426) e la Madonna col Bambino del Louvre.

Accanto a Jacopo si fanno apprezzare anche gli altri primi attori della scultura senese di quel tempo: dal leggiadro Francesco di Valdambrino al severo Domenico di Niccolò “dei cori”. Il percorso prosegue quindi con due sezioni tematiche, che introducono il visitatore alla pittura. L’una è dedicata alla fortuna della quale continuarono a godere presso i pittori senesi del Quattrocento certi prototipi messi a punto nel secolo precedente dai fratelli Lorenzetti e da Simone Martini: un fenomeno che ha il suo manifesto nella pala di San Pietro a Ovile in cui Matteo di Giovanni, ormai nel terzo quarto del secolo, ricopia fedelmente la celeberrima Annunciazione di Simone del 1333.

L’altra sezione presenta i maestri forestieri che, lavorando in città nel corso degli anni venti, giocarono un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’arte senese verso il Rinascimento. Tra questi Lorenzo Ghiberti e Donatello, coinvolti insieme con Jacopo e altri, nel cantiere del nuovo Fonte battesimale, al quale apparteneva il bellissimo Spiritello tamburino del Bode Museum di Berlino del 1429 e che torna per la prima volta a Siena dopo qualche secolo. La Madonna dell’umiltà (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo) racconta del passaggio senese di Gentile da Fabriano, autore nel 1425 di una perduta immagine mariana in Piazza del Campo, che fu determinante per la nuova generazione che si stava imponendo sulla ribalta pittorica cittadina. Era la generazione del “Rinascimento umbratile”, che ha i suoi campioni in Giovanni di Paolo (del quale si è ricostruito, per quanto possibile, il giovanile polittico destinato nel 1426 all’altare Malavolti della chiesa di San Domenico), in Stefano di Giovanni detto il Sassetta (di cui si sono raccolti per la prima volta tutti i frammenti della pala dipinta nel 1423-1424 per l’Arte della Lana, insieme con altri capolavori) e nei suoi stretti seguaci: da Pietro di Giovanni d’Ambrogio, al Maestro dell’Osservanza (ben rappresentato dalla pala eponima e quasi dall’intera serie delle famose Storie di Sant’Antonio Abate) e Sano di Pietro (del quale si mostra il restaurato polittico dei Gesuati del 1444).

Chiude il gruppo Domenico di Bartolo: un senese atipico che, come dimostra la Madonna dell’umiltà firmata e datata 1433, seppe essere più fiorentino degli stessi fiorentini, tanto da poter confrontare le sue opere con quelle di Filippo Lippi e Luca della Robbia. La successiva sezione illustra il peso avuto da Donatello, nei decenni a cavallo della metà del secolo, su nuovi protagonisti dell’arte senese come Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e Matteo di Giovanni. Questo fil-rouge donatelliano, iniziato negli anni venti con il lavoro al Fonte battesimale e proseguito all’aprirsi degli anni cinquanta con la lastra tombale del vescovo Pecci per la Cattedrale, sarebbe culminato con l’ultimo soggiorno del maestro fiorentino a Siena (1457-1461), che coincise con l’ascesa al soglio pontificio del senese Pio II (1458).

Lo spettacolare accostamento tra il bronzeo San Giovanni Battista lasciato alla Cattedrale da Donatello, i Santi Pietro e Vittore scolpiti dal Vecchietta e dal Federighi per la Loggia della Mercanzia e la luminosa pala di Spedaletto, dipinta dallo stesso Vecchietta per una grancia prossima a Pienza, testimoniano i formidabili esiti di questa combinazione di eventi. Dopo l’esperienza del percorso cronologico, la mostra offre la conoscenza dell’universo artistico del primo Rinascimento senese attraverso alcuni altaroli e dipinti per devozione privata, cofani, cassoni e un significativo nucleo di codici miniati, oltre che una serie di preziosi e rari manufatti tessili quattrocenteschi.

Nel procedere verso l’uscita si transita infine attraverso il colorato ambiente della sagrestia vecchia dell’ospedale, affrescato dal Vecchietta tra il 1446 e il 1449 con un ciclo di Articoli del Credo per poi giungere alla sala del Pellegrinaio (istoriato tra il 1440 e il 1444 dal Vecchietta, Domenico di Bartolo e Priamo della Quercia) con una serie di Episodi della storia e della vita dell’ospedale che rappresentano il maggiore ciclo di affreschi della Siena quattrocentesca. Una catena di articolate appendici prolunga la mostra a pochi passi di distanza dal Santa Maria della Scala.

L’accesso al Duomo permette di conoscere il tempio cui furono destinate diverse testimonianze artistiche ammirate nel percorso espositivo, mentre nel vicino Museo dell’Opera è allestita una sezione dedicata alla sopravvivenza del Gotico nella Siena dei primi decenni del Quattrocento (protagonisti Gregorio di Cecco, Domenico di Niccolò “dei Cori” e altri). Scendendo nella così detta “cripta”, al di là dell’atrio decorato con emozionanti pitture murali duecentesche, si scopre il mondo dell’oreficeria senese del Quattrocento: intorno alla paradigmatica Lupa di Giovanni di Turino ruotano calici, croci e reliquiari luccicanti d’oro, d’argento e di smalti.

Infine si raggiunge il Battistero e qui, al di sotto della volta affrescata dal Vecchietta ancora una volta con un ciclo di Articoli del Credo (1450-1453), si innalza il grandioso Fonte battesimale: monumento per eccellenza della scultura toscana del primo Quattrocento. In occasione della mostra “Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le Arti a Siena nel Primo Rinascimento”, le APT Siena e Chianciano Terme Val di Chiana, in collaborazione con la Fondazione Musei Senesi, offrono ai visitatori l'opportunità e l'invito ad approfondire la conoscenza di questo periodo storico, così denso di novità nella elaborazione del linguaggio artistico, percorrendo i momenti salienti in itinerari che si snodano in Città e nei luoghi del territorio senese segnati dai più significativi artisti dell’epoca.

I percorsi tematici passando per sette musei del territorio dove verranno allestite postazioni multimediali touchscreen, attraverseranno le antiche pievi, le fortezze, i magnifici palazzi e le colline di una terra che si configura un sorprendente museo a cielo aperto. Verranno inoltre realizzati eventi ad hoc: concerti, conferenze, menu personalizzati, degustazioni.

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