Torna a zampillare acqua dalle Rampe del Poggi: ecco gli appuntamenti per l'evento

Progetto del Comune di Firenze finanziato da Fondazione CR Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 aprile 2019 15:15
Torna a zampillare acqua dalle Rampe del Poggi: ecco gli appuntamenti per l'evento

Una grande festa per tutta la città e uno spettacolo notturno di grande suggestione per festeggiare, dopo quasi un secolo, il ritorno delle fontane e delle cascate del Sistema delle Rampe del Poggi sul Viale dei Colli. Sta infatti avviandosi a conclusione l’impegnativo restauro cominciato lo scorso luglio e interamente sostenuto da Fondazione CR Firenze nell’ambito della normativa ‘Art Bonus’. Lo ha curato il Comune di Firenze (Direzione Servizi Tecnici - Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio, Direzione Ambiente – Servizio Parchi, Giardini ed Aree Verdi, Direzione Nuove Infrastrutture e Mobilità – Servizio Viabilità, SILFI Spa) con la supervisione dei tecnici dello Studio Hydea incaricato dalla Fondazione.

Tutta l’operazione, eseguita dall’Impresa Bartoli che ha vasta esperienza in opere di restauro, ha comportato per la Fondazione un impegno economico complessivo di 2,5 milioni di Euro. L’attività di tutela è stata svolta dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e per le provincie di Pistoia e Prato. Le varie fasi del restauro sono state anche oggetto di una campagna fotografica curata dal maestro George Tatge e di una documentazione video curata dalla società 3dSign che sta realizzando un documentario su tutto l’intervento.

Le fase conclusive dell’operazione sono state illustrate stamani dal Sindaco di Firenze Dario Nardella; dal Presidente della Fondazione CR Firenze Umberto Tombari; dal Direttore Generale di Fondazione CR Firenze Gabriele Gori; dal Direttore dei lavori Tommaso Muccini; dal Direttore Operativo Giuseppe De Grazia.

Per salutare questo importante intervento Fondazione e Comune di Firenze hanno co-promosso una giornata di eventi gratuiti per tutti, rivolti a bambini, famiglie e a tutti i cittadini: l’avvio è alle ore 16 con l’apertura del sistema idrico davanti a tutta la cittadinanza e prosegue fino alle 19.30 con spettacoli, laboratori e attività didattiche, visite guidate al percorso restaurato, esibizioni musicali con la direzione artistica di Manu Lalli. La giornata termina alle 21.30 con lo spettacolo ‘La fontana ritrovata’, un festival di immagini, suoni e colori con la direzione artistica di Roberto Malfatto, il regista degli spettacoli, tra gli altri, di Madonna, degli U2, di Jovanotti e della cerimonia di apertura di Matera capitale mondiale della cultura 2019. L’organizzazione generale è a cura di PRG Firenze.

‘’Siamo felicissimi – ha sottolineato il Presidente di Fondazione CR Firenze Umberto Tombari – di poter restituire alla città un luogo incantato che, dopo quasi un secolo, torna ad essere visibile in tutta la sua bellezza. Per questo, assieme al Comune, abbiamo pensato di offrire una giornata di festa in cui i fiorentini abbraccino idealmente questo spazio di grande suggestione. Il complesso programma di interventi, importante anche dal punto di vista economico e di risorse umane coinvolte, costituisce un nuovo tassello delle nostre molteplici azioni di rigenerazione urbana ed è un ulteriore segnale che la nostra Istituzione è sempre più un soggetto motore di sviluppo nel territorio in cui opera, pensando e finanziando interventi di altissimo profilo assieme alle istituzioni del territorio.

Questo restauro è anche la testimonianza delle grandi competenze multidisciplinari che la città è capace di offrire alle quali va tutto il nostro ringraziamento. E’ inoltre la prima occasione di tale rilevanza in cui la Fondazione CR Firenze dona alla città non un’erogazione in denaro ma la realizzazione di un’opera gestita e finanziata in via diretta, valendosi di una previsione della normativa Art Bonus che si applica specificamente alle Fondazioni bancarie e che consente di mettere al servizio del progetto la maggiore snellezza operativa del privato per conseguire un fine di comune interesse’’.

‘’Le Rampe – ha osservato il Sindaco di Firenze Dario Nardella - sono un luogo davvero magico per Firenze, percorse ogni giorno da centinaia di turisti e fiorentini che da piazza Poggi vogliono salire verso il piazzale Michelangelo attraverso uno scenario suggestivo, una camminata straordinaria durante la quale ammirare il panorama mozzafiato dalla riva sinistra dell’Arno. Finalmente, grazie alla Fondazione CR Firenze che ci ha finanziato tramite lo strumento dell’Art bonus, abbiamo recuperato e valorizzato come Firenze merita questa porzione di città, tanto cara e amata da tutti i fiorentini. E proprio per loro abbiamo pensato a una grande festa, il prossimo 18 maggio, dal pomeriggio a sera, che contribuisca a far riappropriare Firenze di un pezzo della sua storia, riportato all’antico splendore’’.

IL SISTEMA DELLE RAMPE

Il Sistema delle Rampe si sviluppa su una superficie di 6.700 metri quadrati e fu realizzato da Giuseppe Poggi tra il 1872 (l’anno successivo al trasferimento della Capitale da Firenze a Roma) e il 1876. Si articola su tre livelli o ripiani: le Grotte, situate nei primi due ripiani delle Rampe, una sul primo e cinque sul secondo, queste ultime costituite da nicchie scavate nei due muraglioni a retta e realizzate con una struttura in muratura rivestita da intonaco lavorato e da spugne; la Grande Vasca polimaterica, situata sul terzo livello delle Rampe, composta da più bacini, realizzata con una struttura in muratura rivestita da spugne, pietrame e mosaico; le Scogliere e le Piccole Grotte, posizionate lungo i percorsi, realizzate con blocchi di pietra provenienti dalle cave di Monte Ripaldi, come i 'massi erranti' disseminati nei luoghi dove i percorsi si allargano.

Col trasferimento della Capitale a Firenze fu affidato all’architetto Giuseppe Poggi l’incarico per la realizzazione del Nuovo Piano di Ampliamento della Città che prevedeva importanti trasformazioni urbane: dall’abbattimento dell’ultima cinta muraria alla realizzazione dei grandi viali di circonvallazione, dalla nuova stazione ferroviaria alla realizzazione del Campo di Marte. Ma soprattutto grazie a quel progetto si dette vita, per la prima volta, ad un vero e organico sistema di verde urbano di respiro europeo, un patrimonio di giardini pubblici destinati e dedicati non solo alle classi privilegiate ma al benessere di tutta la comunità.

Vennero, infatti, risistemate numerose aree verdi che tuttora costituiscono l’ossatura principale della città: il Parco delle Cascine, Piazza Donatello e Piazza Savonarola, Piazza della Libertà e i Pratoni della Zecca Vecchia; ma anche i parterre e i giardini del centro storico, come Piazza d’Azeglio, il Giardino dei Semplici, e soprattutto il belvedere mozzafiato di Piazzale Michelangelo, lo scenografico Viale dei Colli (con i suoi 5,7 chilometri di lunghezza) e la sistemazione, appunto, delle Rampe e del quartiere di San Niccolò.

La loro funzione doveva soprattutto assicurare la stabilità geomorfologica della collina visto che in passato si erano verificati movimenti del suolo peraltro già documentati da Leonardo da Vinci e da Giuliano da Sangallo. Le pendici avevano bisogno di essere consolidate e rafforzate, i terreni stabilizzati con la realizzazione di cisterne, condotti idrici e scoli per evitare il ristagno delle acque. Purtroppo, la difficoltà dell’approvvigionamento idrico e la mancata manutenzione dei canali fece si che, in un arco di tempo piuttosto breve, l’elemento vitale e centrale di tutta la progettazione venne a mancare e con esso le specie vegetali che avrebbero dovuto caratterizzare bacini, scogliere e grotte.

Negli anni, inoltre, la mancanza di specifici finanziamenti destinati alla manutenzione ed al restauro, ha causato un deterioramento generale che ha reso necessario e urgente un programma di interventi di conservazione e di ripristino degli elementi architettonici e decorativi, dell’impianto idraulico e della vegetazione propria ed originale. Tutto il complesso è sottoposto a tutela da parte del Ministero dei Beni e delle Attività culturali.

IL RESTAURO

Il restauro, cominciato nel luglio dello scorso anno, è stato fra i più complessi e importanti degli ultimi 50 anni a Firenze. Lo dimostrano, come esempio, alcuni dati: 27.000 ore di lavoro, 100 quintali di materiali infestanti rimossi, 1.200 piante ricollocate. L’intervento si è sviluppato in tre direttrici: la conservazione della componente architettonica e materica del sistema (grotte, scogliere e vasche); la realizzazione di un nuovo impianto idrico; il recupero della componente vegetale.

In questo contesto un’ importanza del tutto particolare è rappresentata dall’acqua che scorre dall’alto, in suggestivo contrappunto con le acque dell’Arno, e che torna a scorrere dopo un secolo di silenzio e che restituisce a tutto l’insieme il fascino del giardino romantico della seconda metà dell’ Ottocento. L’acqua infatti fuoriesce dalla sommità, dove sono visibili il giglio e la conchiglia, e riempie la prima vasca per confluire nelle tre grotte. Quindi riempie la seconda vasca e attraversa la cascata lunga 8 metri ed alta circa 5 metri cadendo nell’ultima vasca; da qui raggiunge la parte alta delle Cinque Grotte per confluire poi nella vasca ovale e nella grotta singola posta immediatamente sotto la vasca ovale.

Infine tutta l’acqua confluisce nella vasca grande della Torre di San Niccolò e nelle due vasche laterali alla Torre dotate di cascate. Quindi viene ricondotta al serbatoio di ricircolo da dove viene ripompata verso l’alto. Per alimentare il sistema è stato costruito un nuovo impianto idrico sostenibile dal punto di vista ambientale e dei costi di gestione, utilizzando un sistema di ricircolo alimentato con acqua di pozzo, senza attingere dalla rete idrica cittadina. Di particolare importanza è stato il recupero della componente vegetale che ha salvaguardato la forma e l’aspetto polimaterico delle componenti architettoniche collocando piante ornamentali, acquatiche e semiacquatiche compatibili con quelle originali, in gruppi omogenei distribuiti negli spazi predisposti per l’impianto vegetale.

LE RAMPE IN FESTA

La grande festa aperta alla città, dalle 16.00 alle 23.00 è divisa in due momenti:

“Un pomeriggio alle Rampe”. Attività per grandi e piccini, dalle 16.00 alle 20.00

La prima parte della giornata, con la direzione artistica di Manu Lalli, vedrà alternarsi attività e laboratori didattici, spettacoli musicali e visite guidate. Centinaia di bambini del progetto ALL’OPERA “La Leggenda dell’Olandese volante”, recentemente andato in scena al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, canteranno tutti insieme in un enorme coro insieme a due cantanti lirici. Assieme a loro si esibiranno anche i giovani e talentuosi musicisti della Scuola di Musica di Fiesole alternati a performance di circo contemporaneo con lo spettacolo Cordes Nuptiales dell’Associazione Area Network Culturale - Cirk Fantastick Circo Contemporaneo, in collaborazione con Circo Pitanga, fra i maggiori gruppi europei di circo contemporaneo.

Per la gioia dei più piccoli l’Associazione Osservatorio dei Mestieri d’Arte in collaborazione con Spazio NOTA e Atelier degli Artigianelli insegnerà a costruire girandole artigianali e i maestri artigiani de Il Papiro, del Museo della Carta di Pescia e dell’Impresa Sociale Magnani illustreranno le più antiche tecniche di realizzazione e decorazione della carta fiorentina. Sempre ai più piccini sono rivolti i laboratori di giocoleria dell’Associazione Area Network Culturale - Cirk Fantastick Circo Contemporaneo che insegneranno prove di giocoleria, funamboli e semplici acrobazie.

Dalle 17.30 alle 20.00 a cura della Cooperativa Sigma CSC saranno organizzate visite guidate alle Rampe restaurate. Per l’occasione, dalle 16.00 alle 20.00 saranno aperti al pubblico i meravigliosi Giardini del Quartiere di San Niccolò: il Giardino Bardini, il Giardino delle Rose e il Giardino dell’Iris.

“La fontana ritrovata”. Un grande spettacolo notturno con giochi di luci, suoni e colori, dalle 21.30 alle 23.00

La giornata di festa si concluderà con uno spettacolo di luci, suoni e colori che animerà la torre di San Niccolò e le suggestive fontane. Un racconto di immagini, suoni ed emozioni con la direzione artistica di Roberto Malfatto. Un quartetto d’archi farà da contrappunto ad una danzatrice volante, Elisa Barrucchieri, che, come una lieve goccia d'acqua nel cielo, danzerà sulle suggestioni visive della Fontana e della torre San Nicolò. Sarà così raccontato, attraverso una voce narrante che interpreta l’architetto Giuseppe Poggi, come già la festa per i 400 anni di Michelangelo del 1875 riempiva le Rampe e il Piazzale e come Firenze, dopo essere stata Capitale d’Italia, divenne in quegli anni una città più moderna con i suoi boulevard alberati.

E poi, ancora, il rapporto con la natura di quel colle, le fantasie architettoniche tra la realtà e l’artificio che culminano nel loro elemento centrale: l’acqua. L’acqua dell’Arno e quella della fonte Gamberaia che sgorgava appena sopra il piazzale Michelangelo, unite in un abbraccio ideale e bellissimo. Una festa per una fontana ‘che non c’era’ e che Firenze oggi ritrova in tutta la sua bellezza.

IL GRANDE RESTAURO DELLE RAMPE DEL POGGIDopo un secolo torna la magia dell’acqua alle Rampe di Firenze

UN PO’ DI STORIA

Il ‘Sistema delle Rampe del Poggi’ è parte integrante del complesso architettonico-paesaggistico del Viale dei Colli progettato e costruito dall’ architetto Giuseppe Poggi (1811-1901) con la collaborazione di Attilio Pucci (1816 - 1885), primo Soprintendente dei Pubblici Giardini e Passeggi della città nel periodo di Firenze Capitale (1865-1871). E’ la scenografica cerniera fra la città e il suo Piazzale assolvendo di fatto la funzione di consolidamento della collina attraverso opere murarie di sostegno e la regimazione delle acque superficiali. Un tempo era un insieme di campi per la pastura, dove le viottole, scendendo dal Monte alle Croci verso il podere dei Giovannozzi, permettevano l’attraversamento da cima a valle del bestiame. Era un paesaggio di uliveti, di bosco ceduo, di querce e cipressi oltre che di zone coltivate ad orti in cui insisteva la Villa ed il podere dei Padri Filippini di San Firenze.

Poggi nel concepire un’opera principalmente finalizzata al consolidamento della collina ed articolata su più livelli, la rese esteticamente piacevole grazie alle decorazioni sia della grande Vasca polimaterica, come delle Cinque Grotte e dei paramenti murari in bozze di pietra forte attingendo anche alla tradizione Buontalentiana che ritroviamo nella Grande Grotta di Boboli.

Il complesso sistema ideato dal Poggi prevedeva luoghi di sosta, arredi, vialetti, grotte, cascate, affacci con vista che rappresentavano un elemento importantissimo per ammirare, attraverso le visuali ideate, scorci della città. Elementi essenziali del progetto di Poggi erano l’acqua e le piante; la prima proveniva delle fonti di Gamberaia ed Alinari, le seconde scelte e disposte nei vari bacini, scogliere e stillicidi da Attilio Pucci.

Per l’individuazione delle piante messe a dimora da Attilio Pucci, si è rivelata insostituibile la documentazione fotografica d’archivio e l’Enciclopedia Orticola Illustrata – Dizionario Generale di Floricultura di Angiolo Pucci (figlio di Attilio). Le descrizioni contenute nell’Enciclopedia, hanno consentito di comprendere sia i metodi di realizzazione delle scogliere e delle grotte, che l’inserimento delle particolari specie acquatiche e semiacquatiche.

MORFOLOGIA DEL SISTEMA DELLE RAMPE

Partendo da piazza Poggi, e salendo dalla prima rampa con alle spalle Porta San Niccolò, troviamo il primo episodio dove la possente muratura in grandi bozze di pietra forte accoglie una prima piccola grotta, incastonata al centro della composizione e completamente ricoperta da un’infinita varietà di spugne naturali ed artificiali.

Continuando la salita delle rampe, si raggiunge il secondo livello: il paramento di intonaco bugnato e subbiato, le modanature architettoniche abbozzate, sono accostati ad un tripudio di incrostazioni, pomici, stalattiti, spugne naturali ed artificiali, che ricoprono interamente le superfici interne delle grotte, fino a fuoriuscire ed aggrapparsi al paramento esterno.

Nel terzo livello la natura ha il sopravvento: la Grande Vasca fa da protagonista, con questa particolare decorazione tipica di alcuni particolari manufatti da giardino quali grotte, ninfei, muri, ecc., nei quali compaiono per definizione materiali di diversa provenienza. Ai lati la composizione è delimitata da un muretto con volute che presenza una decorazione bicroma in ciottoli realizzata a mosaico, che continua fino alla sommità e racchiude tutta la parte superiore del sistema.

Quest’ultimo ripiano, presenta un paramento caratterizzato ancora dall’accostamento di materiale naturale ed artificiale, spartito da lesene, al centro del quale si trova una conchiglia sagomata in intonaco da cui parte la caduta dell’acqua, che dava e darà vita a tutto il sistema delle “cascate”. A coronamento di tutta la composizione troviamo il giglio fiorentino, rappresentato anch’esso mediante una decorazione a mosaico in ciottoli; al di sopra si trova uno stemma in pietra serena con un’aquila, chiaro inserimento posteriore di epoca fascista.

IL RESTAURO DOPO OLTRE 150 ANNI DA FIRENZE CAPITALE

L’intervento, fra i più complessi e importanti seguiti dall’Ufficio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio del Comune di Firenze, ha interessato tre ambiti:

1. Il restauro conservativo della componente architettonica e materica; le grotte, le scogliere e le vasche

Per le Cinque Grotte e la Grande Vasca, rispettivamente nel secondo e terzo ripiano, si è proceduto alla verifica dello stato di conservazione delle decorazioni a spugna e delle scogliere, all’eliminazione di infestanti che minavano la stabilità delle superfici decorate, al consolidamento delle parti in fase di distacco ed alla sigillatura di fessure e lesioni che sono state nel tempo punto d’infiltrazione di acque meteoriche con conseguente disgregazione della malta di collegamento. Alcuni elementi che risultavano lesionati e spezzati, dopo averne verificato la stabilità, sono stati ricollocati nella loro sede attraverso imperniatura. Inoltre, sia nella Grande Vasca, sia nelle Grotte, i materiali ferrosi presenti, quali barre, staffe e chiodi a sostegno dei materiali lapidei di rivestimento, si presentavano indeboliti e corrosi a causa dell’ossidazione; per questo, tali materiali sono stati sostituiti o, se possibile, semplicemente affiancati con nuovi elementi di sostegno.

Gli elementi di arredo in mosaico di pillole di fiume, posti a decorazione dei due muri laterali della Grande Vasca, sono stati reintegrati nelle porzioni mancanti di esigua entità; le stuccature cementizie incongrue sono state rimosse e sostituite con malta a base di calce idraulica, e le lesioni che interessavano la struttura muraria sono state consolidate.

Per le vasche dei vari ripiani si è proceduto alla verifica e al ripristino delle fessurazioni e degli scarichi, oltre alla impermeabilizzazione delle stesse.

2. La realizzazione del nuovo impianto idrico.

A causa di interferenze ed interruzioni che hanno interessato l’articolato sistema di distribuzione originale ideato dal Poggi, che prevedeva l’alimentazione dalle sorgenti di Gamberaia e Alinari, e che per caduta, distribuiva l’acqua alle vasche e le grotte, non è oggi possibile ripristinare tale impianto originario.

Nell’ottica di realizzare un impianto idrico sostenibile dal punto di vista ambientale e dei costi di gestione, si è optato per la realizzazione di due pozzi artesiani, eseguiti ad idonea distanza fra loro in Piazza Poggi. Questo sistema a ricircolo, garantirà una quantità di acqua sufficiente per alimentare l’intero sistema delle Rampe.

Il percorso dell’acqua sarà quello ideato dal Poggi, cioè di caduta dal livello più alto al livello più basso delle Rampe, fino a raggiungere le due vasche laterali al lato della Porta San Niccolò, compreso gli zampilli delle due vasche al primo livello ed al secondo livello. Nella stessa area verrà realizzato un cisterna di raccolta, definito serbatoio di compenso.

Un sistema di pompe di rilancio poste nel serbatoio di compenso porterà l'acqua, nella quantità stabilita dal progetto, alla parte più alta del terzo ripiano. L'acqua in caduta dal livello più alto interesserà tutto il percorso delle Rampe e sarà sempre tutta visibile ad ogni salto di livello, secondo lo scenario originario, nei vari laghetti, grotte, stramazzi e stillicidi.

3. Recupero della componente vegetale

Nessun documento ci informa delle specie che Attilio Pucci (Firenze 1816-1885) braccio destro di Poggi, dal 1867, nella progettazione del verde del Viale dè Colli, avesse scelto per la ‘Grande vasca’ costituita da scogliere, grotte e bacini e delle cinque arcate sottostanti. Ed è proprio dall’ l’Enciclopedia orticola illustrata - Dizionario generale di Floricultura, opera di suo figlio, Angiolo, che possiamo trarre preziose indicazioni per ipotizzare le piante esistenti nel sistema delle Rampe dove le scogliere interne non solo accoglievano gli stillicidi d’acqua ma anche una vegetazione rigogliosa, come è evidente nella foto di Giacomo Brogi (1822-1881) scattata, molto probabilmente nel 1876, quando l’architetto Giuseppe Poggi consegna(va) all’Ufizio d’Arte del Comune i lavori del Viale dè Colli, compresi i giardini annessi e naturalmente anche le Rampe.

Dalle campagne di rilievo delle specie vegetali presenti, avviate già dal 2001 e proseguite nel 2016 e all’inizio del cantiere di restauro, hanno messo in luce un vero e proprio degrado biologico. Molte delle piante presenti sono apparse, per massa e per specie, incompatibili con le componenti scogliere, grotte e bacini che costituiscono le Cinque grotte e la Grande Vasca polimaterica.

L’IMPORTANZA DELL’ACQUA

Il progetto prevedeva che il sistema venisse alimentato per la parte idrica, a caduta, dalla Fonti Gamberaia e Alinari poste sopra il Piazzale.

L’acqua che scorre dall’alto, in suggestivo contrappunto con le acque dell’Arno, ci introduce alla riscoperta di una delle vedute più poetiche della città. E, dopo un secolo di silenzio, torna a zampillare dalle fontane e dalle vasche ed a scrosciare rumorosa nella Grande Vasca. L’acqua, nel progetto del Poggi, è sostanza del progetto stesso. “Nel punto il più elevato – scrive l’architetto - dovrà apparire la sorgente dell’acqua come nascesse da Monte in quella quantità che sarà ritenuto potere ottenere. Dal primo bacino in cui cadrà passerà al secondo per mezzo delle tre arcate, … Dal secondo bacino scenderà al terzo per una sola e gran caduta regolata in modo che il suo picco sia il più perfetto onde la lama dell’acqua sia uniforme e di bell’aspetto…”. Essa stessa è dunque anche materia di progettazione del verde urbano.

L’acqua infatti fuoriesce dalla sommità, dove sono visibili il giglio fiorentino realizzato a mosaico e la conchiglia, e bagna la grande pietra che rappresenta la sorgente e quindi riempie la prima vasca e, attraverso tre scarichi di troppo pieno, confluisce nelle tre grotte dette a troniera per la forma svasata come quelle delle fortezze militari, dove ruscella sulle concrezioni calcaree e spugne di mare. Quindi riempie la seconda vasca ed attraverso lo stramazzo (cascata) lunga 8 metri ed alta circa 5 metri cade nell’ultima vasca.

Da qui, attraversando la strada in cinque condotti, raggiunge la parte alta delle Cinque Grotte, alte 7,5 metri e larghe 4,5 metri. In quella centrale scroscia in modo copioso, mentre nelle quattro laterali gocciola in più punti ad imitazione delle vere grotte sotterranee. Dalle Cinque Grotte, l’acqua confluisce nella vasca ovale dotata di zampillo centrale e nella grotta singola posta immediatamente sotto la vasca ovale e confluisce nella vasca grande della Torre di San Niccolò, anch’essa dotata di un suo zampillo centrale.

Infine, tutto si riversa nelle due vasche laterali alla Torre, dotate di cascate e poi viene ricondotta al serbatoio di ricircolo da dove viene nuovamente pompata verso l’alto.

IL PROGETTO BOTANICO

In linea con i presupposti dell’intervento di restauro e con il ritrovato assetto delle componenti architettoniche del Sistema, il reimpianto della vegetazione è avvenuto seguendo le originali indicazioni progettuali. La scelta vegetale è stata messa a punto in seguito a ricerche sui criteri di progettazione degli allestimenti vegetali originali eseguite su testi e testimonianze sia degli autori della prima sistemazione ambientale Attilio e Angelo Pucci, sia del precursore delle sistemazioni a roccaglia, Edouard Andrè. Osservando la necessità di salvaguardare la forma e l’aspetto polimaterico delle componenti architettoniche sono state scelte piante ornamentali, acquatiche e semiacquatiche compatibili con quelle originali, in gruppi omogenei distribuiti negli spazi predisposti per l’impianto vegetale.

LE SPUGNE E I MATERIALI

Il Viale dei Colli e le Rampe costituiscono un itinerario affascinante lungo il quale si alternano episodi sempre diversi, fatti di visuali sulla città e di architetture da giardino come fontane, grotte, scogliere, panieri di fiori, sedute mosaicate. Il tutto è inserito in un disegno unitario dove natura e arte danno vita ad uno spazio denso di significati. Giuseppe Poggi, attingendo alla tradizione rinascimentale, introduce uno degli elementi specifici delle opere d’arte da giardino: la decorazione “polimaterica”. Nelle fontane, nelle grotte e nei ninfei compaiono così materiali lapidei, ceramici, metallici di diversa provenienza, assemblati con elementi del mondo naturale quali spugne o sassi spugnosi di mare.

I NUMERI DELLE RAMPE

LA COMPONENTE ARCHITETTONICA E MATERICA

6.700 metriquadrati di superficie

100 quintali di apparati radicali infestanti rimossi (edere, rampicanti, caspugli di alloro)

150 spugne marine originali ricollocate (provenienti dal mare di Livorno)

400 metriquadrati di apparati decorativi ricostruiti (per le cinque grotte e per gli intonaci bugnati)

30 quintali di ciottoli di fiume bianchi e neri utilizzati per le ricostruzioni della grande vasca (provenienti da Impruneta)

54,52 metri – il dislivello dallo stemma raffigurante il Giglio alla base in Piazza San Niccolò

8 metri – la larghezza della grande ‘cascata’ (stramazzo) alla base delle Rampe

LA COMPONENTE VEGETALE

1.200 piante semi-acquatiche ed acquatiche ricollocate (ninfee e altre specie)

200 specie ripiantate tra piante rampicanti (Edera, Jasminum spp, ecc.) e tappezzanti (Iris, Abelia)

900 metriquadrati di prato di aiuole in piazza Poggi ricostruito

IL NUOVO IMPIANTO IDRICO

90 Kw la potenza complessiva dell’impianto di spinta per l’alimentazione delle pompe

27.000 litri il volume d’acqua del serbatoio di compenso per la riattivazione della fontana

259.600 litri il volume d’acqua che è in circolo dell’intero sistema

520 minuti (oltre 8 ore) il tempo di riempimento dell’impianto da vuoto (550 litri al minuto)

450 metri di tubi di polietilene per lo scorrimento dell’acqua

LE RISORSE UMANE

4 le grandi ditte specializzate coinvolte nei lavori

28 gli operai specializzati tra restauratori, idraulici, elettricisti, muratori, esperti botanici, ecc.

225 giorni e 27.000 ore di lavoro totali per lo svolgimento dell’intervento

LE RAMPE NEL RACCONTO DI GIUSEPPE POGGI E ANGIOLO PUCCI

Angiolo Pucci spiega la genesi del luogo per la realizzazione delle Rampe nel manoscritto ‘I giardini di Firenze’

‘’Venne a sapere il Poggi che a confine della chiesa del Monte alle Croci esisteva un poderetto con villa, di proprietà dei padri di San Firenze, che si estendeva scendendo verso la porta San Miniato sino alla strada interna delle mura fra quella porta e l’altra di San Niccolò, strada corrispondente presso a poco alla moderna via dè Bastuioni (…). Alla mente acuta ed il genio del Poggi non poteva sfuggire la bellezza panoramica della località e secondo quanto scrisse, restò subito ‘convinto che non solo il viale deve passare per quei campicelli, ma che nella posizione stessa dove farsi il gran piazzale Michelangelo’ (…). L’idea del Poggi era cosi grandiosa e magnifica che fu accolta col plauso unanime dell’Amministrazione comunale (…)’’.

Giuseppe Poggi descrive come, nella progettazione delle Rampe, la fusione tra natura, artificio, monumento architettonico e componente vegetale si fondono nell’esaltazione dell’elemento acqua

“(…) Nel punto il più elevato dovrà apparire la sorgente dell’acqua come nascesse da Monte in quella quantità che sarà ritenuto potere ottenere. Dal primo bacino in cui cadrà passerà al secondo per mezzo delle tre arcate, facendo in precedenza tre salti nell’interno del grande imbotte strombato già incrostato da spugne. Dal secondo bacino scenderà al terzo per una sola e gran caduta regolata in modo che il suo picco sia il più perfetto onde la lama dell’acqua sia uniforme e di bell’aspetto.

Dal terzo bacino le acque si divideranno in due parti mercé due tubi distinti. Il minore dovrà servire alla Fonte, ed ai Tritoni (…) ossia prospetto del secondo Ripiano (…). Il tubo maggiore dovrà servire ai grandi stillicidi, o bacini che saranno formati all’interno delle cinque grotte od arcate da eseguirsi in avvenire. L’acqua della Fonte, e dei Tritoni che caderà nel sottoposto e respettivo gran bacino da costruirsi in marmo (…) dovrà servire a formare il carico ed il getto, mediante apposito condotto, ai quattro Tritoni che circondano la vasca aderente alla Torre di S.

Niccolò. L’acqua che costituirà l’avanzo delle cinque grotte aderenti, passerà a scaricarsi nella gran Nicchia, o Grotta sottostante alla fonte citata (…). E dal bacino di questa Grotta o Nicchia l’acqua passerà a scaricarsi mediante tubo nella vasca aderente alla Torre partendo dalla bocca del vaso posto fra le due figure (…). Le acque tutte riunite nel modo indicato nella Vasca adiacente alla Torre, si divideranno in due parti per cadere nelle due tazze laterali alla Torre (…)” .

Giuseppe Poggi suggerisce alcune operazioni di mantenimento delle Rampe al momento della consegna all’Ufficio d’Arte del Comune di Firenze

“(…) nell’occasione di grandi e lunghe piogge è necessario essere cautelati a che le scogliere non cadano, e siano all’occorrenza prontamente ristabiliti, onde evitare dei forti scoscendimenti che potrebbero riuscire come in antico, molto dannosi. Occorre pure avvertire (…), che le cascate e bacini per l’acqua, siano, nei geli, essiccati onde non producano alterazioni nei muramenti e negli intonaci. (…) poche o molte che siano le acque che arricchiranno le cascate delle rampe, queste dovranno esser deviate nei tempi del gelo, sia per la esposizione al Nord, sia per le condizioni del terreno, e dei muramenti che costituiscono e sostengono i diversi bacini delle rampe stesse”.

In evidenza