Pasqua in cucina: i piatti della festa

​Uova, agnello, erbe, verdure di stagione e tanto cioccolato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 aprile 2019 14:18
Pasqua in cucina: i piatti della festa

L’Italia è un Paese con tantissime tradizioni: ciò che si trova sulle tavole della Liguria, probabilmente, non è ciò che riempie quelle della Sicilia. Per questo Gnammo, la piattaforma italiana di social eating, ha deciso di compiere un viaggio da nord a sud per curiosare nelle cucine della nostra penisola e scoprire quali sono i piatti più caratteristici di ogni regione. Un percorso nelle tradizioni e nei sapori del Belpaese.

Torta Pasqualina, Liguria - La Torta Pasqualina è riuscita a conquistare l’Italia intera partendo dalla Liguria. Questa torta salata, che pare sia nata addirittura nel 1400 nell’area di Genova, è composta da una sottile pasta sfoglia ripiena di ricotta, uova, spinaci o biete e altre erbe di stagione che spesso nascevano - e nascono tutt’oggi - spontaneamente negli orti e nei prati.

Fugassa, Veneto - La Fugassa (focaccia, in italiano) è un dolce che non può mancare sulle tavole venete del periodo pasquale e spesso sostituisce la classica Colomba, più diffusa nel resto d’Italia. Si dice sia nata secoli fa dall’inventiva di un fornaio trevigiano che, alla ricerca di un dolce povero da regalare ai suoi clienti in occasione della Pasqua, prese la base del pane e aggiungendo uova, un po’ di burro e di zucchero ottenne un impasto incredibilmente leggero e soffice. Oggi se ne possono trovare con diversi aromi, dal cedro alla vaniglia, ma tutte rigorosamente ricoperte di zuccherini che regalano un po’ di croccantezza in più.

Schiacciata di Pasqua, Toscana - Per assaggiare la vera Schiacciata di Pasqua toscana pare si debba raggiungere Livorno. Questo dolce alto e morbido, più simile a una focaccia che a una schiacciata vera e propria, è un insieme di farina, zucchero, burro, olio, uova e lievito di birra, aromatizzato grazie a ingredienti dalla forte personalità come l’anice, il vin santo, il miele, l’arancia e il limone. Caratterizzata da una lunga lievitazione naturale, sembra che la Schiacciata toscana sia nata nell’Ottocento: da allora non è mai cambiata. Le tradizioni sono una cosa seria.

Ciaramicola, Umbria - Tipica della provincia di Perugia, la Ciaramicola è un dolce pasquale a forma di ciambella, caratterizzata dal colore rosso - dovuto alla presenza dell’alchermes - dalla glassa bianca e dai confettini colorati posti come copertura. Il dolce, nella sua forma e nei suoi colori, rappresenterebbe proprio la città di Perugia e i suoi cinque rioni: Porta Sole, Porta Sant'Angelo, Porta Susanna, Porta Eburnea e Porta San Pietro. Tradizione vuole che nell’antichità le ragazze ancora nubili preparassero il dolce come regalo per i propri fidanzati.

Pastiera napoletana, Campania - La Pastiera Napoletana è oggi uno dei dolci più famosi d’Italia, in grado di superare ogni confine e orgogliosamente sostenuta da secoli di tradizioni e racconti. Partendo da una base di frolla, è realizzata grazie all’unione di ricotta, frutta candita, uova, grano bollito nel latte, zucchero, spezie e aromi come cannella e acqua di fiori d’arancio. Secondo la leggenda, la nascita della pastiera è legata alla sirena Partenope, la figura mitologica che spesso trascorreva il suo tempo cantando immersa nelle acque del golfo della città. Un giorno il suo canto commosse i cittadini a tal punto che decisero di portarle in dono ciò che avevano di più prezioso: gli ingredienti che oggi compongono la torta. Lei li portò agli dèi che, miracolosamente, li unirono creando la prima pastiera, dolce come la sua voce.

Cudduraci, Calabria - Sin dal tardo medioevo era uso in Calabria preparare dolci di varie forme, caratterizzati dalla presenza all’esterno di uno o più uova sode, legate alla simbologia della resurrezione. I Cudduraci calabresi, in particolare, sono preparati con farina, zucchero, lievito, burro e uova, normalmente hanno una forma arrotondata e sono decorati con intrecci che li fanno assomigliare a delle ghirlande o a dei cestini, perfettamente in tema con il periodo. Spesso sono aromatizzati con liquori a base di anice o amaretto, ma l’importante è che abbiano tutti una caratteristica fondamentale: un uovo sodo incastrato al centro, con tanto di guscio. Tradizione vuole che siano molto grandi, perché solitamente si preparano o si acquistano per essere regalati come simbolo di buon auspicio ad amici e familiari: in questi casi bisogna essere generosi!

Agnello pasquale, Sicilia - Il suo nome può trarre in inganno: non si sta parlando di un secondo, ma di una specialità ricca di zucchero tipica del comune di Favara, nell’agrigentino. Si tratta di un dolce a base di pasta di mandorle e pasta di pistacchio, ingredienti tipici dell’isola: il nome si deve alla sua forma che ricorda quella di un agnellino, comodamente accoccolato a terra. Inventato secoli fa dalle suore del Collegio di Maria di Favara, nel corso degli anni divenne un piatto tipico pasquale delle famiglie della zona, ma senza essere mai realmente commercializzato. Iniziò a diffondersi in tutta la provincia e anche in altre aree della Sicilia solo nella seconda metà del Novecento, quando si diffuse il fatto che fosse uno dei dolci più apprezzati da papa Giovanni XXIII: allora, i pasticceri della zona iniziarono a proporlo ai propri clienti.

Pàrdulas, Sardegna - Le Pàrdulas sarde sono delle piccole torte realizzate con una spessa pasta sfoglia di farina di semola e riempite di ricotta di pecora, zucchero e uova, un mix che è spesso aromatizzato con vaniglia, arancia o uvetta. In italiano vengono chiamate anche “formaggelle”, ma solo perché il loro ripieno ricorda vagamente quello della cheesecake. Tipiche del periodo pasquale e dell’area meridionale dell’isola, mescolano e utilizzano ingredienti caratteristici della cucina povera sarda portando sulle tavole il duro lavoro dei pastori in un giorno di festa.

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