La X edizione del festival Fabbrica Europa
Firenze, Stazione Leopolda, Porta al Prato, 2-31 maggio 2003

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 aprile 2003 07:19
La X edizione del festival Fabbrica Europa<BR>Firenze, Stazione Leopolda, Porta al Prato, 2-31 maggio 2003

FABBRICA EUROPA, X edizione, torna dal 2 al 31 maggio alla Stazione Leopolda di Firenze mantenendo un’originalità assolutamente inedita per l’Italia: un cantiere e un laboratorio, una vetrina prestigiosa e un forum permanente per i linguaggi e le arti contemporanee, un luogo di incontro delle identità e delle tradizioni culturali più diverse.

In dieci anni Fabbrica Europa è stata, e sempre più diventa, una città nella città. Però una "città-tenda", nomade, aperta, spazio dell'accoglienza, del confronto e delle identità in movimento, percorsa e visitata da flussi di creazione e di produzione che si "affrontano" con i propri linguaggi.

Non bandisce né esorcizza il conflitto, ma lo trasforma in una ricchezza profonda, insostituibile nella cultura e nell'arte contemporanea così come nella società d'oggi.
Nella contrapposizione michelucciana La Fabbrica vuole leggere una ambiguità e un percorso. La tenda è la figura dell’accoglienza, della leggerezza, del nomadismo, del confronto e della “variabilità”, ma è insieme anche l’immagine forte del suo contrario: del campo profughi, di concentramento, del luogo della precarietà, degli sfollati, dei militari e dei prigionieri.
Ma il percorso tenda-vela in positivo progetta il viaggio, l’incontro, la creatività condivisa, la mobilità modulare dei diversi che si incontrano.
DANZA
La sezione, a cura di Maurizia Settembri, si avvale della collaborazione del giovane coreografo Roberto Casarotto per la rassegna International Fabbrica for Choreographers.

La Fabbrica ospita alcuni dei più grandi coreografi del panorama internazionale, veri maestri dell'avanguardia contemporanea che si sono affermati nella scena mondiale con la particolare e innovativa ricerca che hanno compiuto avvicinando la danza alle arti visive, alle interazioni con musicisti, legando la forza teatrale al rigore del linguaggio del corpo.
La canadese Marie Chouinard, artista eclettica ed esperta nell’utilizzo delle nuove tecnologie applicate alla danza presenta in prima nazionale: “Étude #1”, creato per Lucie Mongrain, che dà vita a una performance geometrica e impetuosa e "Des Feux dans la nuit”, primo assolo che la coreografa, fine indagatrice della psiche femminile, ha creato per un uomo, Elijah Brown, accompagnato dal vivo dal pianista Rober Racine (6,7/5).

Wim Vandekeybus, belga, artista video, fotografo di formazione, arrivato alla scena performativa grazie al suo incontro con Jan Fabre e ormai caposcuola della danza contemporanea del nord-Europa, presenta una performance in anteprima nazionale intitolata “It”, ideata per Sidi Larbi Cherkaoui, giovane coreografo e danzatore belga di origine marocchina dal talento straordinario, e con le musiche originali della compositrice spagnola Charo Calvo (27,28/5). E ancora l'inedito “Once” interpretato da Anne Teresa De Keersmaeker - che da vent'anni non si esibisce in un assolo - una delle più significative coreografe europee, fondatrice della Compagnia Rosas, direttrice di uno dei più importanti centri di formazione della danza contemporanea.

Sola con le proprie emozioni, sola con la voce del proprio corpo, la Keersmaeker danza sulle note di Joan Baez (9,10/5).

International Fabbrica for Choreographers, una tre giorni di spettacoli, workshop, conferenze, incontri tra giovani artisti provenienti da tutto il mondo: un'occasione per presentare e condividere diversi percorsi artistici e di ricerca coreografica. L'iniziativa volta a dare visibilità ai talenti emergenti è aperta alla partecipazione di esperti, critici e organizzatori.

International Fabbrica for Choreographers vuole aprire un canale permanente di comunicazione, un osservatorio internazionale sulle produzioni delle più giovani formazioni, favorire la circuitazione e la diffusione della cultura della danza contemporanea, promuovere l’avvicinamento del pubblico a esperienze di interdisciplinarietà e contaminazione dei linguaggi. All’iniziativa hanno aderito, presentando le loro proposte, coreografi e gruppi provenienti da: Albania, Australia, Bulgaria, Croazia, Cuba, Finlandia, Francia, Germania, India, Israele, Italia, Malta, Marocco, Norvegia, Polonia, Regno Unito, Romania, Spagna, Stati Uniti d’America, Sud Africa (8,9,10/5).

Dai maestri storici internazionali ai coreografi italiani: una co-produzione con L’Associazione Sosta Palmizi, una creazione di Giorgio Rossi e Rebecca Murgi "As fish and the water in which they swim"; due coreografi a confronto che indagano i più semplici principi dell'esistenza, cercando lo spazio dell'essenza corporea (28,29/5).

La Compagnia Virgilio Sieni Danza presenta "Vento", uno spettacolo sulla bellezza della diversità, in cui la metafora del vento ci conduce verso il concetto di spostamento e di diversità di luoghi e di senso (13/5). Sistemi Dinamici Altamente Instabili di Roma presenta "Itinere.e" con le coreografie di Alessandra Sini, danze d’ambiente per una scena che è luogo magico di trasformazione della realtà (17/5).

Inoltre due creazioni di due giovani formazioni: la Compagnia Giardino Chiuso con Candido che permette di sviluppare il tema del viaggio immaginario e personalistico di Fernando Pessoa, viaggio di “esistenza” per Otello, viaggio filosofico di Candido (20/5); Secondo Taglio con Tre Pezzi di Alessandra Ferrari, riflessione su immobilità, movimento e traccia in cui la danza viene interpretata come atto musicale dello strumento corpo (21/5).

Per la sezione "Extrafesta" Shionkama presenta "Tiirmeja. Il feticcio del cacciatore" (24/5).

Infine una proposta di Fondazione Pontedera Teatro: “Seven by five”, diretta dal coreografo statunitense Lorin Johnson, è il risultato del seminario Palaia Dance Project, che riunisce studiosi della cultura russa – coreografi, danzatori e critici - sul tema della danza sperimentale russa dell’inizio del XX secolo (29/5).
TEATRO
La sezione, a cura di Roberto Bacci, mette a confronto compagnie straniere e italiane che utilizzano linguaggi molto diversi tra loro.



La compagnia svizzera di teatro-danza-musica MZdP/Metzger–Zimmermann–De Perrot, che apre il festival con lo spettacolo in prima nazionale “Hoi”, ben rappresenta il carattere interdisciplinare di Fabbrica Europa. La musica è teatro, il teatro è architettura. All’incrocio tra questi opposti MZdP colloca il proprio mondo, in cui legno e pietra si animano per magia e si uniscono in una danza selvaggia e incalzante (2,3/5). Altri due spettacoli vengono presentati in prima nazionale.

Il regista argentino Daniel Veronese, autore di punta e fondatore de El periférico de objetos, porta alla Stazione Leopolda “Open House”. Dieci giovani attori, fragili e sensuali, parlano di solitudine e abbandono. Alla chitarra e al piano, pudicamente, raccontano i propri naufragi, accompagnati dalla voce di Lou Reed e John Cale (13,14/5). H.U.D.I., compagnia ungherese presente in molti festival internazionali, propone “N° 16473 – requiem per Endre Závoczky” un’esperienza post-mortem ispirata a Ferenc Molnár.

Lo spettacolo, diretto da László Hudi, inizia dove finisce il libro di Molnár. Tutti i personaggi sono anime erranti in un aldilà metaforico e rivivono all’infinito le situazioni che la storia originaria aveva previsto per loro, senza avere la minima possibilità di cambiare la loro situazione comica e grottesca (22,23/5). Dall’Olanda arriva il pluripremiato “Voices (Twee Stemmen)” della Compagnia ZT Hollandia, su testi di Pierpaolo Pasolini. Davanti a un tavolo ingombro dei resti di un banchetto, Jeroen Willems interpreta 5 personaggi dei nostri tempi, trasformandosi con apparente facilità da scienziato a top manager, da donna a Dio, sino al diavolo incarnato (15,16/5).

Tre le coproduzioni della Fondazione Pontedera Teatro: Studium Teatralne, diretta da Piotr Borowski, attore e regista che ha collaborato con Grotowski e con Gardzienice, presenta una nuova versione di “Czlowiek (Uomo)”, ispirato al libro “Gog e Magog” di Martin Buber e basato sul mito del ritorno del Redentore.

Le performance di Studium Teatralne si distinguono per il lavoro fisico dei giovani attori, che si muovono sulla scena con sorprendente leggerezza (15,16/5).
I due registi di Egumteatro, Annalisa Bianco e Virginio Liberti, si confrontano con “Quartett” di Heiner Muller, una delle più belle variazioni delle “Relazioni Pericolose” di Laclos: l’amore che come arriva va via, ma può anche ritornare (2,3/5).
“Io sono il passante” è uno spettacolo nato dal forte impatto che l’opera di Arthur Rimbaud, ha esercitato sulla giovane compagnia Album Zutique.

Il gruppo, composto da attori, danzatori e musicisti di diverse provenienze, ha individuato nella ricerca della felicità uno dei temi portanti per il lavoro creativo: “la felicità è il mio verme” (17,18/5).

Due giovani compagnie toscane, la cui ricerca spazia dal teatro alle arti visive, completano il programma: Villanuccia presenta “M di iMMenso”, ricerca sensoriale che parte dall’opera del poeta surrealista Henri Michaux e dai suoi esperimenti sulla mescalina e attualizza in temi moderni quella schizofrenia che induce a individuare due aspetti compresenti di una stessa realtà (6,7/5).


Anonimascena, presenta “Novalis Circulus (notturna rotazione estatica)”, spettacolo ispirato al mito di Dioniso, che studia le modalità percettive che scaturiscono da operazioni condotte sulla scena, sull’attore e sullo spettatore (13/5).
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Da segnalare all’interno della sezione teatro la presenza del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards che, con l’intervento a Fabbrica Europa, apre il progetto triennale “Tracing Roads Across”, sostenuto dal Programma Cultura 2000 dell’Unione Europea e reso possibile da una rete di istituzioni teatrali e accademiche di sei paesi diversi.

E’ prevista la proiezione, aperta al pubblico, di “A film documentation of Action”, seguita da un incontro (16/5). Inoltre professionisti, specialisti e amanti del teatro saranno invitati a essere testimoni di “Action”, un’opera creativa nel campo dell’arte come veicolo, e di “The Twin: an Action in creation”, nuova opera sviluppata nella forma di un “lavoro-in-creazione”. (Per informazioni su questi due lavori contattare Carla Pollastrelli, Fondazione Pontedera Teatro, tel.

0587.55720, e-mail pollastrelli@pontederateatro.it)
MUSICA
Con la sezione musica la Fondazione Fabbrica Europa affronta uno dei salti di qualità più importanti: il programma infatti, coordinato da Lorenzo Pallini, si avvale del contributo specifico di un socio della Fondazione stessa, l'Associazione Music Pool, ma si completa con la collaborazione del Musicus Concentus, che si prepara a fare il suo ingresso definitivo nella Fondazione. La programmazione musicale è dunque un lavoro collettivo, una Fabbrica nella Fabbrica, con la conferma e il consolidamento della relazione con l'Estate Fiorentina.

Così il dj-compositore elettronico Nicola Conte, accompagnato da una band di giovani jazzisti, propone in anteprima il suo nuovo progetto live (17/5), e due produzioni originali, in collaborazione con Toscana Musiche, vengono presentate: quella del pianista Stefano Bollani insieme all'Orchestra Regionale della Toscana (14/5), e quella che lega il cantautore Marco Parente con la Millennium Bugs' Orchestra del sassofonista e compositore Mirko Guerrini (21/5).
Nuova creazione, e anteprima assoluta, per Banda Improvvisa, diretta da Orio Odori, che presenta il suo primo cd e si esibisce insieme alla Tribù Vocale Patchwork, gruppo formato da vocalist toscani insieme a cantanti provenienti da diverse comunità immigrate: alla creazione partecipa il sassofonista e autore napoletano Daniele Sepe, con la cantante Auli Kokko (11/5).



Altre due anteprime assolute: il pianista fiorentino Giancarlo Cardini presenta “Anni ’60 - Le canzoni che ho amato”, personalissima rilettura da Umberto Bindi, Gino Paoli, Luigi Tenco, ma anche da Jobim, Ferré e altri (30/5). Il quartetto di sassofoni belga Bl!ndman, per la prima volta in Italia, è impegnato in un inedito progetto di musiche trattate elettronicamente, costruito dal suo leader Eric Sleichim in collaborazione con i compositori Heiner Goebbels e Steve Reich (22/5).

La cantautrice americana Cat Power, nuova stella del cosiddetto dark-folk, sarà al Festival in uno dei suoi rarissimi concerti italiani (20/5).

Due domeniche ospitano produzioni musicali giovanili e band emergenti in forma di kermesse (4 e 18/5). Francesco “Rosso” Tancredi, presenta “Rebus-Messa a Fuoco”, teatro musicale che coinvolge musicisti come Nico Gori, Stefano De Bonis, Riccardo Onori, Ettore Bonafé, Filippo Burchietti (16/5). E dopo un giovane un "maestro", Riccardo Tesi, con l'anteprima della sua nuova creazione insieme a un ensemble storico toscano, Harmonia (27/5).

L’energia del blues più nero e sulfureo per uno dei protagonisti della nuova musica statunitense, Elliott Sharp, compositore e multistrumentista, affiancato da Eric Mingus, e Dean Bowman (6/5).

Esponente di spicco della nuova scena musicale europea che combina i ritmi elettronici ai modi del jazz è il norvegese Bugge Wesseltoft (7/5). Le atmosfere senza tregua del drum’n’bass per uno dei protagonisti più brillanti e versatili, il pianista Uri Caine, che passa dalle riletture dei repertori classici, Mahler, Bach, Beethoven, a prove in trio legate alla tradizione del jazz (10/5). Dagli anni ’50 la Sun Ra Arkestra è il collettivo più celebrato del jazz moderno, una singolare comune/tribù che dopo la scomparsa del leader è guidata da Marshall Allen (23/5).

Sexmob è il quartetto più iconoclasta del nuovo jazz newyorchese, una band che gioca con la musica e i repertori, attingendo al pop, alle canzoni degli Abba, di Prince e James Brown (30/5).

Il 24 e 25 maggio sono dedicati a ExtraFesta, in collaborazione con Controradio-Popolare Network, progetto interdisciplinare dedicato alle comunità immigrate in Italia e nel territorio fiorentino, alla pace e alla cooperazione internazionale. Si tratta di un progetto aperto a contributi e presenze in via di definizione in cui la musica, che non è l'unica componente, gioca ovviamente un ruolo centrale: tra gli altri si esibirà in questo week-end il percussionista senegalese Papi Thiam, da anni residente in Toscana, con il suo gruppo "misto" Moltogroove Soundexperience (24/5).

Per la prima volta in Italia il macedone Dragan DautovsKy con il suo nuovo gruppo "Skopje" (25/5). Poi l’Orchestra di Piazza Vittorio, giovani musicisti delle comunità immigrate: indiani, pakistani, cubani, argentini, marocchini, egiziani, completata da ospiti inediti (25/5). Infine uno dei più decantati musicisti brasiliani, il chitarrista e compositore Guinga, con il suo trio e, per l’occasione, con la cantante Barbara Casini in veste di ospite speciale (25/5).

Il musicista Francesco Magnelli curerà, per la seconda volta a Fabbrica Europa, il progetto Stazioni Lunari, con Paola Turci, Ginevra Di Marco e il gruppo femminile Farawalla (29/5) e installazioni che gli artisti percorreranno “a sorpresa” (26-29/5).

Durante i fine settimana le notti della Stazione Leopolda si animeranno di feste dj con ospiti nazionali e internazionali tra i quali: Alessio Bertallott, Nigel Hayes, Alex Paterson, Painè, dj Fiore, Uly Troyer, Smith & Mighty, Gilles Peterson.
ARTE VISIVA
La sezione è a cura di Sergio Risaliti.

Il progetto "Vextacity" di Nigel Coates verrà presentato ufficialmente in una conferenza stampa che avrà luogo alla Stazione Leopolda il 2 maggio, giorno di apertura del festival.

L’allestimento di quest’anno sarà cerniera fra un passato recente appena consumato che ha visto cadere simboli, strutture e monumenti di una dittatura assieme alla sua città, ai suoi ponti, i suoi musei, le sue biblioteche, le sue abitazioni e, quindi, il suo futuro ossia il domani di una civiltà di cui gli scenari futuri non saranno solo immagini.

Bagdad, Grozny, Los Amngeles, Guantanamo, oggi rappresentano la realtà ambigua di quella città ideale che ormai più nessun rinascimento o potenza occidentale può immaginare o credere di ricostruire. L’ambiguità tra spazi di concentrazione/concentramento, di ospitalità/controllo è tale e pari all’ambiguità dei nostri confini, delle nostre frontiere e della permeabilità/impermeabilità degli spazi sociali e delle relazione tra gli individui. Con l’allestimento di quest’anno continuiamo nella direzione di una verifica, dal punto di vista dell’arte e dell’architettura contemporanee, dell’identità dello spazio sociale e urbano del tempo presente.

La scorsa edizione con l’allestimento di “Amacario-Agorà” degli Stalker, labirinto post-piranesiano, opera interattiva tra le linee di contatto e di scambio tra i singoli individui e gli spazi da loro occupati. Questa edizione vedrà la continuazione lungo questa direzione attraverso la visione di una città dei conflitti e dei contrasti, dalla scena tragica e non conciliatrice dei suoi spazi urbani. La confronteremo con la visione di una città apparentemente e ambiguamente messa al sicuro dalle tragedie che stravolgono la contemporaneità del sistema occidentale.

La democrazia e la sua civiltà possono essere, talvolta, uno specchio trasparente sull’ “..orrore, orrore, orrore” (“Cuore di tenebra”, J. Conrad).

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