"Anselm Feuerbach e l'Italia": sino al 3 dicembre al Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Mimbelli di Livorno

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 agosto 2000 13:30

Nell' ambientazione ideale di Villa Mimbelli, Anselm Feuerbach, il grande pittore tedesco dell'Ottocento che cercava l'armonia tra la Classicità, la grande tradizione del Rinascimento italiano ed una nuova percezione estetica della natura, "ritorna" a Livorno.
Nella città dove il clima e le cure dell'amico medico gli restituirono la salute, riscopriamo il pittore che amò fortemente l'Italia, dove si concluse la sua complessa evoluzione artistica, la sua vita dedicata ad armonizzare esteticamente la Storia e il Mito, matrice comune della nostra cultura coi nuovi fermenti artistici europei.

Anselm Feuerbach è una delle personalità artistiche eminenti del XIX secolo. Nella storia dell'arte è considerato colui che completò il classicismo tedesco arricchendolo, al tempo, stesso con strumenti del realismo.
Con il suo linguaggio figurativo ricco di pathos e le sue monumentali figure, che comunque contraddistinguono solo una parte della sua opera, egli si pone in netto contrasto con il Naturalismo pittorico dei suoi contemporanei. Già ai suoi tempi Feuerbach ebbe una posizione dominante tra quegli artisti che esercitavano una ripresa dei principi stilistici degli Antichi e del Rinascimento attraverso un rinnovato studio della natura.
Egli era in perpetua ricerca e aveva lavorato per anni alla realizzazione della armonizzazione di natura e arte nelle sue opere.

Secondo Feuerbach, così come secondo Goethe a suo tempo, l'opera d'arte non doveva rappresentare né una mimesi né una immagine o un'immediata raffigurazione della natura, bensì la rappresentazione delle idee percepibili.
Il mondo reale, la natura sono da considerare lo strumento per esprimere il mondo spirituale dell'artista; l'opera d'arte non doveva essere rappresentazione ma creazione e poesia. L'oggetto della sua arte era sempre l'uomo, non così com'è, ma come potrebbe essere.
Al termine del suo percorso di studi a Düsseldorf, Monaco, Anversa e Parigi Feuerbach si ritiene un pittore moderno, purtuttavia, non rimane a lungo in Germania.


Mentre altri dipingevano la vita pulsante delle città e delle loro stazioni, delle loro industrie, aspetti di vita domestica, feste popolari, allegri avventori di osterie, prati, boschi e campi di papaveri, si affermò il suo interesse per la storia.
Volle affrontare e ricreare temi come le vicende di Medea, di Ifigenia, il Simposio di Platone e la battaglia delle Amazzoni.
Dove avrebbe potuto farlo al meglio?
Nel 1929 Carl Neumann, in occasione di una commemorazione all'Università di Heidelberg, pronunciò la frase: "Sentiva esattamente ciò che lo separava dalla sua epoca, ma anche che Roma non era il luogo adatto per una qualsiasi arte moderna."
Aveva realizzato le sue grandi opere, la grande pittura storica per i musei pubblici, e i quadri di medie e piccole dimensioni per le ville borghesi ed i saloni dei mecenati della cultura.

Molte di queste sono oggi appese alle pareti dei musei. Lì ci si può immaginare di vedere ancora le opere nei luoghi cui erano originariamente destinate. "Anselm Feuerbach e l'Italia" è la prima esposizione monografica di Feuerbach in Italia. Il suo aspetto principale consiste nella poesia della sua creazione e in una diversa percezione estetica dell'opera d'arte, ambientata negli spazi di vita quotidiana di una villa dell'alta borghesia come Villa Mimbelli.

In evidenza