Firenze – “Non può esserci un progresso vero se il cammino verso il nuovo modello energetico non è anche giusto, partecipato e rispettoso delle specificità di ogni territorio e quindi, la diffusione delle fonti rinnovabili diventa la colonna portante di un processo di conversione, però deve essere ben pianificata e gestita per non creare nuove criticità ambientali, sociali e territoriali”. Con queste parole l’assessore regionale alla transizione ecologica Monia Monni ha aperto, nella seduta di ieri giovedì 31 luglio, l’illustrazione del “Piano di individuazione delle zone di accelerazione terrestri per gli impianti a fonti rinnovabili e gli impianti di stoccaggio dell'energia elettrica da fonti rinnovabili”.
L’obiettivo del piano è definire le zone di accelerazione per gli impianti fotovoltaici e gli impianti di stoccaggio dell'energia elettrica da fonti rinnovabili co-ubicati, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi. Sono zone di accelerazione: le aree a destinazione industriale, le coperture degli edifici, i siti ove sono già installati impianti della stessa fonte, le aree all’interno dei porti e degli interporti; i siti e gli impianti nelle disponibilità delle società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, i siti delle società di gestione aeroportuale, i parcheggi nei quali si intende installare moduli fotovoltaici posizionati su pensiline o tettoie; le discariche chiuse anche se ripristinate.
Sono escluse dalle zone di accelerazione le aree a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale.
Nel Piano, che non comporta l'attivazione di risorse finanziarie, né regionali, né di altra provenienza, si stabilisce un cronoprogramma e si specifica che venga riesaminato periodicamente, e eventualmente modificato, per tenere conto del monitoraggio sugli obiettivi di conversione energetica.
“Per quanto questi impianti siano un presupposto strategico per lo sviluppo della nostra regione – aggiunge Monni – la loro diffusione va armonizzata, eliminando gli elementi di conflitto con gli altri usi del suolo, agricoltura, paesaggio, biodiversità”. “Individuiamo come zone di accelerazione quelle che la legge regionale – spiega – avrebbe individuato come zone a idoneità assoluta, dove potenzialmente il conflitto è molto più basso, le industriali, i porti, i tetti”.
Ricordiamo che l’attuale scenario energetico è condizionato dagli obiettivi internazionali e nazionali che impongono l’abbandono dell’attuale sistema energetico caratterizzato principalmente dall’approvvigionamento da fonti fossili. Sull’argomento, in particolare della diffusione delle energie rinnovabili, si rileva che il tema della decarbonizzazione è divenuto sempre più centrale a partire dall’adozione del Green Deal europeo del 2019. È necessario, poi, tener conto del decreto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili) in base al quale bisogna assicurare il pieno conseguimento dell’obiettivo regionale al 2030 di una potenza aggiuntiva pari ad almeno 4,25 gigawatt da fonti rinnovabili rispetto al 31 dicembre 2020.
Nell’informativa si leggono alcuni dati sulla Toscana: “la quota dei consumi finali lordi di energia coperta da fonte rinnovabile è attestata, nel 2022, al 17,9% (Fonte GSE, Monitoraggio FER Toscana – 2025) leggermente più basso della media nazionale”. “La Toscana assorbe infatti circa il 6,3% della domanda di energia consumata a livello italiano e complessivamente il consumo di energia è assorbito dal sistema toscana così articolato: 1,5per cento dall’agricoltura; 25,6per cento dalle industrie; 16,7per cento dal terziario; 29per cento dai trasporti e mobilità; 27per cento dalle famiglie”.
E ancora, “in Toscana, in linea con il dato nazionale, il fabbisogno energetico è soddisfatto in larghissima parte grazie all’utilizzo di fonti fossili (solidi, petrolio e gas naturale) e circa l’80per cento della domanda finale di energia che a vario titolo viene posta in essere dalla collettività richiede, infatti, queste tipologie di input primario: il 4per cento della domanda finale di energia richiede l’uso di combustibili solidi; il 34per cento implica l’uso del petrolio o di suoi derivati; il 47per cento necessita di gas naturale.
Il gas naturale contribuisce (direttamente o attraverso la generazione di energia elettrica) a soddisfare quasi metà del fabbisogno complessivo regionale, mentre la quota di energia ricavata da fonti rinnovabili (solare, idrico, eolico, geotermia) si attesta, come visto, attorno al 18per cento del totale”.
“Ci si limita, sostanzialmente, ad individuare le aree di accelerazione per gli impianti fotovoltaici nelle aree di idoneità assoluta individuate nella bozza esaminata nella commissione congiunta Sviluppo economico e rurale e Territorio e ambiente – è intervenuto il portavoce dell’opposizione Alessandro Capecchi (FdI) – Non siamo in grado di fare atti di indirizzo, auspichiamo che laddove si voglia seguire il cronoprogramma, quanto elaborato ci venga trasmesso in maniera celere per recuperare la possibilità di esercitare il ruolo di indirizzo”.
Nella giornata di martedì i Sindaci dei comuni di Bagno a Ripoli, Fiesole, Pontassieve e Rignano sull'Arno hanno firmato il protocollo d'intesa per la costituzione della fondazione di partecipazione della Comunità Energetica Rinnovabile, denominata "CREaCER - L'energia delle colline" - la prima comunità energetica interamente pubblica aperta ai cittadini e alle imprese dei territori aventi immobili sui territori comunali.
Il protocollo d'intesa siglato oggi rappresenta il primo passo verso questo obiettivo: impegna le Amministrazioni comunali di Bagno a Ripoli, Fiesole, Pontassieve e Rignano sull'Arno a costituire una fondazione di partecipazione, quale strumento idoneo, per la creazione di una Comunità Energetica Rinnovabile con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale, all'efficienza energetica e alla riduzione dei costi per i cittadini. Per raggiungere i propri obiettivi, la CER organizzerà la condivisione dell'energia elettrica rinnovabile immessa in rete dalle unità di produzione, cittadini e imprese pubbliche/private, che aderiranno a questo progetto.
Per trasformare questo obiettivo in realtà, oggi i Sindaci si sono impegnati a presentare questa iniziativa nei rispettivi consigli comunali e, subito dopo, a costituire la fondazione quale soggetto giuridico capace di dar vita alla CER che, dopo la sua costituzione, potrà aprirsi a tutti coloro, privati e imprese, che vorranno aderire.
"Il protocollo d'intesa siglato oggi - dichiarano Francesco Pignotti e Francesco Conti, Sindaco e Assessore all'Ambiente e transizione ecologica - è un passaggio fondamentale per la costituzione della comunità energetica rinnovabile, uno dei punti più qualificanti del nostro programma di mandato con uno sguardo al futuro, all'ambiente e alla sostenibilità ambientale ed energetica. Adesso dopo un lungo lavoro istruttorio dritti verso la costituzione di CREaCER, con la quale, in pieno accordo con gli altri Sindaci costituiremo una vera e propria comunità che potrà essere da esempio per tante altre realtà; è un momento molto importante per dare risposte ai tanti cittadini e imprese che avevano aderito alla nostra manifestazione di interesse e ricontatteremo; a breve la nostra comunità energetica sarà realtà tutti potranno aderirci; ci crediamo molto, avanti!".
"Siamo estremamente orgogliosi del percorso fatto con gli altri comuni che ringraziamo per il bel lavoro fatto insieme. - dichiara Cristina Scaletti, Sindaco di Fiesole - oggi aggiungiamo un elemento in più nei nostri territori a favore della sostenibilità per poter offrire benefici ambientali, economici e sociali alla nostra cittadinanza".
"La costituzione di una Comunità Energetica Rinnovabile ci consentirà di valorizzare il patrimonio pubblico, e non solo, fornire energia pulita coinvolgendo imprese e cittadini - ha dichiarato il Sindaco di Pontassieve, Carlo Boni - La CER rappresenta una grande opportunità per promuovere la transizione energetica e costruire progetti di crescita sostenibile per tutta la comunità. Lavorare insieme, come amministrazioni, su un obiettivo condiviso, ci permette di mettere a sistema competenze, risorse e visione, a beneficio dei cittadini e del territorio, rafforzando la coesione sociale puntando su un modello di autoconsumo capace di produrre benefici economici".
"Siamo molto soddisfatti del percorso condiviso con gli altri comuni che ha portato alla firma del protocollo di oggi - dichiara Federica Morandi Vicesindaco del Comune di Rignano sull'Arno - la Costituzione di una CER anche nei nostri territori è sicuramente un passo importante per migliorare la vita delle nostre comunità, in termini di sostenibilità ambientale, di benefici sociali e di autoconsumo".
Le Comunità Energetiche rinnovabili nascono dalla normativa europea. La Commissione Europea, nel 2015, ha dato il via al nuovo patto dei Sindaci per il Clima e l'Energia, adottando gli obiettivi EU 2030 con un approccio integrato alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici, fino ad arrivare ad approvare ad aprile 2021 i nuovi obiettivi al 2050 che prevedono la neutralità climatica.
Con la Direttiva UE RED II del 2021 si promuove l'uso delle energie rinnovabili e si introducono importanti novità per il settore energetico, tra queste le Comunità energetiche rinnovabili (CER), con l' obiettivo di permettere alle Istituzioni, alle imprese e ai cittadini di creare forme innovative di aggregazione e di governance nel campo dell'energia per creare vantaggi per i singoli e la comunità, sia economici che in termini di qualità della vita e nell'erogazione dei servizi sul territorio.