Pasqua: una tradizione secolare in Toscana

Antichi rituali ancora vivi. Rievocazione storica della Passione di Cristo a Grassina. A San Casciano Fiori e piante come simboli della Resurrezione. A Rufina nella notte tra sabato e domenica lo Scoppio del Carro. A Londa torna la Colombina. Le Tre ore di agonia di Gesù a Radicofani. Venerdì 30 marzo processione ad Abbadia Isola

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 marzo 2018 23:09
Pasqua: una tradizione secolare in Toscana

Il Centro Attività Turistica Onlus di Grassina (Bagno a Ripoli) organizza anche per quest’anno la Rievocazione storica della Passione di Cristo, manifestazione che ha il patrocinio dell'Unione Europea, della Regione Toscana, della Città Metropolitana di Firenze e dei Comuni di Firenze e Bagno a Ripoli. Alle 21 di venerdì 30 marzo, partirà il Corteo Storico per le vie del paese, preceduto dal Discorso della Montagna e dal Processo di Ponzio Pilato a Gesù.

Alle 21.15, inizieranno le scene presso il Calvario (collina di Mezzosso), in Via Tina Lorenzoni. Per nuove e più stringenti leggi in tema di sicurezza, dalle ore 19.30 la circolazione sarà vietata a tutti i mezzi che non siano di soccorso o d’emergenza. Sempre per ragioni legate alla sicurezza, quest’anno non è stato possibile organizzare il mercato artigianale pomeridiano. Secondo una tradizione popolare documentata anche da notizie storiche, la Rievocazione Storica della Passione di Cristo a Grassina risale ai primi decenni del XVII secolo: si trattava di un corteo di natura esclusivamente religiosa.

Con il passare del tempo gli elementi spettacolari si sono molto sviluppati grazie alla grande suggestione degli eventi rappresentati, alle forti motivazioni psicologiche e all’ambientazione in scenari di raro fascino. La rappresentazione della Passione di Cristo si compone di due parti che si svolgono contemporaneamente: il Corteo storico per le vie del Paese, con la partecipazione di circa 500 figuranti in costume d’epoca, e le scene della vita e Passione di Cristo sul Calvario, interpretate da circa ottanta personaggi.

A San Casciano la Pasqua diventa un tableau di fiori e profumi che sboccia insieme all’antica tradizione religiosa del Sepolcro delle Vecce. Lo spettacolo floreale che simboleggia il passaggio dalla morte alla rinascita di Gesù Fino prenderà vita sino a lunedì 2 aprile nelle chiese del Suffragio e della Misericordia. Protagonisti i colori e le forme delle ricche composizioni floreali costituite da vecce e grano misti a fiori e piante di stagione quali gardenie, calle, margherite, begonie, ortensie azalee, gerani. La tradizione sancascianese vuole che la veccia venga seminata un mese prima, corrispondente alla terza domenica di Quaresima, e tenuta nelle cantine il cui ambiente umido favorisce la nascita di quelle che poi si tramutano in parrucche bianche utilizzate per la commemorazione a scopo ornamentale ma anche simbolico-religioso.

I fili bianchi rappresentano, infatti, la morte del Cristo e ad essi si contrappone il grano che diversamente indica la rinascita. La veccia, in origine conosciuto come fiore povero, è una pianta erbacea delle leguminose con foglie pennate terminate da un cirro e fiori ascellari, destinata all’alimentazione del bestiame, che in assenza di ossigeno e clorofilla germoglia piccoli e finissimi fili bianchi. Nella Chiesa di Santa Maria sul Prato (Chiesa della Misericordia) viene allestita una grande croce di grano con vecce di contorno, nella Chiesa di Santa Maria del Gesù (Chiesa del Suffragio) avviene il contrario: in primo piano la croce realizzata con le vecce e il grano che, misto alle piante e ai fiori, fa da sfondo.

In entrambe le chiese, oltre alla grande fiorita vengono esposti Gesù Nazareno e Madonna Addolorata, mentre sull’altare trovano spazio i segni della passione: tunica, gallo, dadi, colonna e flagellazione, guanto del tradimento, scala della deposizione.

La Pasqua nel Chianti si lega alle antiche tradizioni del territorio. Colombina e scoppio del carro sono i protagonisti delle piazze di Greve e Panzano. Dopo la celebrazione della Santa Messa, in programma alle ore 11, la piazza centrale di Greve sarà attraversata dal volo dell’uccello, simbolo di pace, stesso scenario nella frazione di Panzano dove la Pasqua si allunga fino a martedì 3 aprile con lo scoppio del carro in programma alle ore 18. La processione eucaristica sarà accompagnata dalla Filarmonica Giuseppe Verdi di Panzano. L'evento è organizzato dall’associazione Il Grondino.

Torna una delle tradizioni più amate dai cittadini di Rufina: anche quest’anno alla mezzanotte del sabato di Pasqua in Piazza Umberto I, ci sarà Lo Scoppio del Carro. L’appuntamento, giunto alla sua 81^ edizione, è per la notte tra sabato 31 marzo e domenica 1 aprile, alle 24 precise in piazza Umberto I. l’evento è organizzato dal Comitato per lo Scoppio del Carro in Rufina. Per celebrare l’arrivo della Pasqua tutto il paese si riunisce in piazza, per aspettare la partenza di questo particolare “carro”, il perfetto funzionamento di quest’ultimo, in passato significava un’annata di buon raccolto.

Attualmente invece lo Scoppio del Carro, è solo un bellissimo spettacolo di fuochi e colori che illumina la notte del sabato santo e i primi minuti del giorno di Pasqua. Le origini di questa manifestazione risalgono al 1937, quando un gruppo di cittadini rufinesi inventarono un rudimentale “marchingegno” chiamato Berta (dal nome dell’attrezzo dei fabbri per schiacciare le barre di metallo incandescenti) che tramite un particolare procedimento faceva scoppiare un primitivo petardo, con conseguente forte rumore udito da tutto il paese.

Nel 1946 la Berta fu poi chiamata ufficialmente “lo Scoppio del carro” il “marchingegno” usato divenne sempre più sofisticato con la comparsa della “colombina” di carta pesta, accesa all’altezza dell’altare della Chiesa di San Martino, che grazie ai razzi arrivava verso il carro e, una volta accesi i fuochi e ripartiva per la chiesa. Il carro attuale trova spunto da un disegno presente nella Biblioteca Magliabechiana di Firenze che risale alle metà del ‘600, ed è impreziosito da pitture che rappresentano il Cristo Risorto, San Martino patrono di Rufina e vedute del territorio Rufinese. Uno spettacolo da non perdere anche per i suoi risvolti storici e legati alla tradizione della comunità rufinese, ma anche per i suggestivi fuochi d’artificio che ogni anno sono sempre più belli.

Un’esplosione di fuochi e colori per celebrare la Santa Pasqua. Domenica prossima 1 aprile a Londa torna la “Colombina” tradizionale spettacolo pirotecnico pasquale. Anche quest’anno si celebra questa importante ricorrenza religiosa con un evento che riunisce tutta la comunità: al termine della Santa Messa, verso le 12, in Piazza Umberto I si terrà, prima, la “Benedizione dei Guidatori di autovetture” e subito dopo partirà la “Colombina”. Questo particolare congegno spiccherà il suo volo che farà accendere una serie di fuochi pirotecnici, il suo giusto percorso sarà di buon auspicio per il paese.

Il nuovo meccanismo della “Colombina”, in funzione da sei anni, dovrebbe garantire uno spettacolo di botti e scintille ancora più suggestivo. La tradizione della “Colombina” risale agli anni ’60, quando il giovane Don Pietro Ermini, da poco nominato parroco di Londa, con l’aiuto di alcuni parrocchiani, dette sfogo alla sua creatività per rendere ancora più bello il giorno di Pasqua, l’iniziativa riscosse da subito successo ed adesso sopravvive da oltre 50 anni. 

Venerdì 30 marzo, in occasione del Venerdì Santo, si rinnova la tradizione con la “Processione con il Cristo morto e l'Addolorata”, che partirà alle ore 21.15 dall’Abbazia di S. Salvatore all’Isola, ad Abbadia Isola, e percorrerà la strada provinciale verso Monteriggioni fino al bivio con la Strada del Casone e la Strada di Valmaggiore per poi tornare verso la chiesa.

Radicofani, nella settimana di Pasqua, si svolgono riti antichi e originali, come la celebrazione delle Tre ore di agonia di Gesù con l’istallazione del “Calvario”, una quinta costituita dall’intreccio di rami pregiati di legno di bosso. Questo tipo di devozione venne introdotta dalla Compagnia di Gesù di Lima, in Perù, arrivata incredibilmente nel piccolo paese del Senese, forse per la presenza, in un convento, di una Compagnia dedicata Ignazio di Loyola fin dalla prima metà del ‘700.Il bosso viene raccolto, preparato intrecciato e montato su impalcature che coprono tutta la parte centrale, del presbiterio, della chiesa di Sant'Agata.

In questa chiesa come nella parrocchiale di San Pietro Apostolo e nella chiesa di Santa Maria Assunta della Misericordia si svolgono i vari riti, anche nei giorni precedenti. Venerdì 30 marzo gli oratori sono in fermento. Alle ore 13 il "Regolone" annuncia che stanno per iniziare le Tre ore di agonia. Questa pia pratica si compie ancora sui testi settecenteschi. Il contesto: la chiesa di Sant'Agata, con il Calvario illuminato e le tre croci svettanti. Si ripercorre l'agonia di Gesù sulle sette parole che pronunciò sulla croce tra meditazioni, canto corale ed assoli, approfondendo l'importanza della redenzione.

Intorno alle ore 16 il rito termina, e si porta la statua dell'Addolorata nella chiesa di Santa Maria Assunta, di fronte alla statua di Gesù morto. La sera (alle 20,30) con la liturgia della Passione nella chiesa di san Pietro, c'è il bacio della croce e, di seguito, la grande processione. Questa inizia con gli scalzi che portano una grande croce ottocentesca, seguiti da altri incappucciati, poi dai confratelli di Sant'Agata con la cappa rossa, la banda, le consorelle del Carmine, le consorelle dell'Addolorata e l'Azione cattolica con i loro stendardi. Quindi il parroco e la statua di Gesù morto con il baldacchino portato dai confratelli della Misericordia con la cappa nera, la statua dell'Addolorata portata dai confratelli del santissimo sacramento con la cappa bianca, e il popolo.

La banda intona musiche sacre, i canti tradizionali accompagnano il cammino per le vie, e il patos raggiunge il culmine quando la processione rientra nella Chiesa di Sant'Agata. Il Calvario è illuminato, le confraternite si dispongono per il rito dell'adorazione del Cristo morto. Due a due percorrono la navata facendo tre genuflessioni e baciando la statua di Gesù, il coro canta il Miserere, finito il rito tutto il popolo bacia la statua di Gesù e porta con sé un rametto di bosso, che ricorderà tutto l'anno la passione del Cristo all'interno delle case.

Il sabato mattina ci si riporta nella chiesa di Sant'Agata, dove si svolge la pia pratica del pianto di Maria: sette stazioni che ripercorrono il dolore della Madonna, meditazioni, canto corale e assoli. Dopo circa un'ora e mezza, cantando lo “Stabat Mater”, si porta la statua dell'Addolorata nella chiesa di Santa Maria, dove già si trova quella del Gesù morto e si rimane in silenzio sino a sera. Nel pomeriggio le famiglie si ritrovano in San Pietro per la benedizione delle uova, per poi attendere la grande veglia (inizia alle 23). Il mattino di Pasqua è caratterizzato dalla santa messa solenne e, in ultimo il pomeriggio, dopo la messa vespertina, dalla solenne Compieta con la presenza dei confratelli di Sant'Agata e della Misericordia in abito storico che, di fronte al Santissimo Sacramento cantano i salmi e ringraziano Dio dei doni spirituali ricevuti in questi giorni così intensi.

La Settimana santa a Radicofani ci parla di un mondo antico ma sempre nuovo: è un momento di intensa spiritualità che si percepisce anche senza spiegazioni. Si rincorrono emozioni ormai dimenticate che, nel lento ritmo della vita di questo borgo permettono di entrare come in una dimensione “parallela”, caratterizzata dalla meditazione e dal riposo, nel contesto straordinario della Val d'Orcia.

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