Sabato 17 ottobre alle 21 alla Certosa di Firenze (via della Certosa, 1 località Galluzzo; ingresso libero nel rispetto della normativa anti-covid) prosegue l’edizione 2020 de «I Concerti al Cenacolo», che l’Associazione L’Homme Armé porta avanti dal 1994 ed è la più longeva rassegna annuale di musica antica in Toscana.
Nel bellissimo complesso della Certosa, in occasione della Festa della Toscana 2019, l’Ensemble L’Homme Armé diretto da Fabio Lombardo (Rossana Bertini, soprano; Mya Fracassini, mezzosoprano; Andrés Montilla Acurero, tenore; Riccardo Pisani, tenore; Gabriele Lombardi, baritono) presenta l’ultima replica di «Quel dolce foco.
Il madrigale nella Firenze del Cinquecento», con musiche di Philippe Verdelot, Jacques Arcadelt, Costanzo Festa, Francesco Corteccia.
La Certosa, già monastero, è sulla sommità di Monte Acuto, detto anche Monte Santo, piccolo colle di forma conica situato nelle vicinanze dell'abitato del Galluzzo, a sud di Firenze. Il complesso monastico fu voluto da Niccolò Acciaioli (1310-1365). Dedicata a San Lorenzo, è stata completata e abbellita con continuità fino al XVI secolo. Vi lavorarono, tra gli altri, Orcagna e Giovanni della Robbia e fu soprattutto il rifugio di Jacopo Carucci, detto il Pontormo, in seguito alla peste che colpì Firenze nel 1523.
Durante il suo soggiorno, Pontormo dipinse gli affreschi del Chiostro Grande, dedicati alla Passione di Cristo, ed oggi conservati nella pinacoteca di Palazzo Acciaiuoli che domina l’ingresso della Certosa. Tutti i luoghi dei concerti fuori città della rassegna testimoniano la lunga e complessa storia del territorio. All’interno vi sono spesso opere d’arte notevoli che, grazie anche a questi appuntamenti, potranno essere riconosciuti e meglio apprezzati, senza dimenticare che intorno ci sono comunità vive alle quali i concerti (a ingresso libero) sono rivolti, affinché si possa meglio conoscere l’intreccio di espressioni artistiche che sta alla base della nostra storia.
Per informazioni sul concerto 339 6757446, informazioni@hommearme.it o consultare il sito www.hommearme.it, dal quale si può anche prenotare un posto per l’evento.
Il madrigale del Cinquecento è stato oggetto di una quantità cospicua di studi di carattere musicologico ma non di altrettanta attenzione in ambito concertistico, se non grazie a pochi gruppi in tutto il mondo che tenacemente ne hanno esplorato i territori. È il genere musicale più lontano dai moderni modelli di ascolto. Un genere di musica nato in ambienti molto élitari, per lo più di corte o di palazzo, fruito per lo più da persone colte non solo ascoltando, ma cantando in prima persona.
In tempi recenti qualcuno è arrivato a paragonare la pratica del madrigale ad una sorta di gioco di società in cui quattro, cinque o più persone, prendendo ognuno un libretto-parte, si divertiva a scoprire, ascoltando, il risultato della sovrapposizione della propria parte con quelle degli altri. Sull’origine della nascita di questo genere tra gli anni ’20 e ’30 ci sono varie ipotesi, alcune delle quali puntano l’attenzione sull’ambiente fiorentino e romano. In quegli anni al primo papa Medici, Leone X (morto nel 1521), era succeduto (dopo la brevissima parentesi di Adriano VI) un’altro papa Medici, Clemente VII, cugino di Leone X, dal 1523 al 1534.
Si capisce quindi che tra le due città ci fosse un rapporto particolarmente intenso già da molti anni, con frequenti scambi politici e artistici, favoriti anche dalla posizione geografica. Ma, in un quadro politico piuttosto instabile e turbolento un avvenimento drammatico segna in modo indelebile quegli anni: il sacco di Roma avvenuto nel 1527, un episodio di inaudita violenza che colpisce materialmente e simbolicamente il cuore della cristianità. Dopo poco le truppe imperiali assediano Firenze che cade dopo una strenua difesa.
Accordi segreti la risparmiano dal sacco (ma tocca a Prato e ad altre città subire il vandalismo). In questi frangenti il partito antimediceo, che da anni coltiva idee repubblicane, riesce a cacciare il potere medice per la terza volta, dando vita a quella che sarà l’ultima repubblica fiorentina. I Medici ritornano a Firenze con la creazione del Ducato affidato ad uno dei peggiori rappresentanti della famiglia, Alessandro detto il Moro, figlio illegittimo di Clemente VII. Epurazioni, gestione violenta del potere caratterizzano questa fase fino all’assassinio di quest’ultimo ad opera del cugino Lorenzino.
Il ruolo di Duca viene quindi affidato a Cosimo: il potere mediceo si instaura definitivamente per quasi due secoli.
In un panorama così turbolento la musica e i musicisti subiscono inevitabilmente gli effetti di questa situazione. A Roma dopo la morte di Leone X la vita musicale entra in una fase di declino: Sebastiano Festa, uno dei musicisti principali della cappella papale muore nel 1524, altri, per esempio Carpentras, tornano in Francia. Rimane solo Costanzo Festa uno dei pochi compositori di rilievo almeno fino all’arrivo di Jacques Arcadelt negli anni ‘30. A Firenze la situazione è relativamente migliore.
Philippe Verdelot vi si stabilisce agli inizi degli anni ‘20 come maestro di cappella ma nel 1528 la cappella di S.Giovanni viene sciolta (anche a causa della peste che arrivava dal nord). Le principali istituzioni musicali religiose vivono una fase di incertezze e forse anche per questo l’attività musicale si concentra maggiormente negli ambiti privati, di corte e di palazzo. É in questi ambienti che si sviluppa maggiormente il nuovo genere musicale del madrigale. A Firenze il circolo di persone che si ritrovano agli Orti Oricellari riunisce vari intellettuali tra cui i fratelli Strozzi, Ludovico Martelli e Machiavelli, e anche artisti e musicisti come Francesco Layolle e Philippe Verdelot.
Dalla frequentazione tra quest’ultimo e Machiavelli nascerà una collaborazione artistica per la musiche delle commedie La Clizia e La Mandragola (O dolce notte, Quanto sia lieto il giorno). Si può anche immaginare che in quest'ambiente sia nato il famoso madrigale Italia mia, ben che’l parlar sia indarno, che rinnova nei contenuti più che nello stile l’invocazione accorata del testo di Petrarca. Negli anni ‘30 Arcadelt metterà in musica alcune poesie di Michelangelo Buonarroti, forse su mediazione dell’amico Luigi Del Riccio .
E forse sotto lo stimolo di un ambiente mediceo più moderato potrebbero essere nati madrigali come Deh, come triste dei esser o Parole estreme che sembrano riflettere sui disastri dell’incertezza politica italiana e sulle terribili conseguenze sulla città.
Giorno e Notte
Sebastiano Festa (ca 1490-1524) O passi sparsi // Philippe Verdelot (ca 1485-dopo 1530) O dolce notte // Divini occhi sereni // Quanto sia lieto il giorno
Madonna …
Jacob Arcadelt (1507-1568) Ahimé, dov’è’l bel viso? // P.Verdelot Con l’angelico riso // Madonna per voi ardo // Madonna non so dir tante parole
Fuoco (… inferno e paradiso)
P.Verdelot Amor io sento l’alma // Costanzo Festa, Così soave ’l foco // Francesco Corteccia (1502-1571) Fammi pur guerr’Amor // J.ArcadeltVer infern’e’l mio petto (7)
Dolcezza (la Sirena)
J.Arcadelt Chi potrà dir quanta dolcezza // Quando col dolce suono // Adrian Willaert Qual dolcezza giammai ((
tra Roma e Firenze
P.Verdelot Trist’Amarilli mia // J.Arcadelt Deh come trista esser dei // Parole streme (10) // P.Verdelot Italia mia
Nozze (tra Arno e Tevere)
C.Festa Sacra pianta // Hubert Naich Spargi Tebro // J.Arcadelt Ecco d’oro l’età pregiata (10) // Biagio Moschini Ecco Signor il Tebro (11)
(prima metà XVI sec.)
DOMENICA 18 OTTOBRE, ORE 17.30
Museo di S. Salvi
via di S. Salvi 16, Firenze
Le Vertigo
Musiche cembalistiche francesi
Marco Mencoboni, cembalo
Musiche di L.Couperin, J.H.d’Anglebert, A.Forqueray, J.F.Dandrieu, C.B.Balbastre, J.Royer
Posto unico euro 8
Al Cenacolo nel Museo di San Salvi (via di S. Salvi 16, Firenze; ingresso 8 euro; apertura cassa un’ora prima dello spettacolo) domenica 18 ottobre alle 17.30 Marco Mencoboni, clavicembalista di fama internazionale, presenta il concerto «Le Vertigo. Musiche cembalistiche francesi», durante il quale si ascolteranno musiche di L. Couperin, J.H. d’Anglebert, A. Forqueray, J.F. Dandrieu, C.B. Balbastre, J. Royer. Il concerto fa parte de «I Concerti al Cenacolo» (15 al 24 ottobre), che l’Associazione L’Homme Armé porta avanti dal 1994 ed è la più longeva rassegna annuale di musica antica in Toscana e che da quattro anni si svolge non solo nella suggestiva sala del Cenacolo di Andrea del Sarto nel Museo di San Salvi, prezioso luogo espositivo all’interno del circuito museale fiorentino col magnifico affresco dell’Ultima cena databile al 1511-1527 circa, sede storica della manifestazione, ma anche in altri significativi luoghi d’arte di Firenze.
A causa delle limitazioni di posti dovute alle norme di sicurezza anti-covid; la prenotazione è raccomandata; dati i limiti imposti, per non rischiare di raccogliere più richieste del dovuto, sono state disattivate le prenotazioni telefonica e via mail e si può prenotare solo direttamente dal sito www.hommearme.it per sole informazioni si può chiamare il 339 6757446 o scrivere a informazioni@hommearme.it).
Il programma eseguito oggi copre quasi due secoli di letteratura della scuola clavicembalistica francese attraverso esecuzioni di brani composti da alcuni dei sui più importanti esponenti. Nel Seicento Louis Couperin, insieme a Jacques Champion de Chambonnière e Jean Henry d’Anglebert, è stato uno dei più importanti compositori per questo strumento. Influenzato dal suo incontro con Johann Jakob Froberger, contaminò il suo stile compositivo con quello della scuola romana di Girolamo Frescobaldi.
Le sue composizioni, tutte giunte manoscritte grazie a diverse raccolte, uniscono alla fantasia improvvisativa dei preludi non misurati, privi cioè di battute che avrebbero imposto una certa rigidità nella pulsazione ritmica, un’eleganza straordinaria che ritroviamo all’epoca solo in uno dei più importanti suoi contemporanei: Jean-Henry d’Anglebert. Il nuovo secolo, anche grazie all’amore per la musica del Re di Francia Louis XIV (1638-1715), vide il clavicembalo divenire il re degli strumenti musicali e la fioritura di una meravigliosa letteratura per lo strumento.
Louis Marchand, Antoine Forqueray, François Couperin, Nicolas Clérambault, Pancrace Royer, Jean Philippe Rameau e tanti altri lo consacrarono all’eternità componendo pagine di rara bellezza che segnarono, tra l’altro, il cammino della letteratura musicale francese dei secoli successivi fino a Debussy e Ravel. Quella francese del XVIII secolo fu un’estetica speciale e per certi versi lontana da quella contemporanea italiana, Le goût français si basava su un’ideale di delicatezza, evanescenza ed eleganza fuori dal tempo.
Un mondo dove anche la musica si dilettava con trucco, parrucche profumate, talco; era la ricerca di un suono dolce e carezzevole a volte tuttavia infranto per contrasto da composizioni assordanti e virtuosistiche. Per soddisfare queste necessità estetiche gli strumenti francesi del Settecento giunsero a livelli di assoluta perfezione, costruttori come Nicolas Blanchet, Pascal Taskin, Jean Henri Hemsch perfezionarono per servire la musica un ideale di stile e bellezza del suono unici. Uno sforzo che si dimostrò alla fine vano, poiché quando le ghigliottine iniziarono a cadere, fu soprattutto il legno dei loro strumenti ad alimentare i fuochi dei parigini che avevano bisogno di scaldarsi.
Marco Mencoboni, dopoil conservatorio a Bologna (organo e composizione), nel 1984 si è iscritto allo Sweelinck Conservatorium di Amsterdam studiando con Ton Koopman. Nel 1987 è passato nella classe di Gustav Leonhardt con il quale ha terminato gli studi nel 1990. Contemporaneamente, nel 1988 è stato allievo per il Basso Continuo e la Musica da Camera di Jesper Christensen alla Schola Cantorum di Basilea e nel 1997 si è diplomato in Clavicembalo presso il Conservatorio di Pesaro con il massimo dei voti cum laude.
Nel 2008 ha seguito un corso per la direzione d’orchestra con M° Gilberto Serembe e successivamente ha intrapreso un ulteriore percorso di studi con il M° Diego Fratelli al Conservatorio di Lecce, dove si è laureato in Vocalità Rinascimentale con il massimo dei voti e la lode. Tiene concerti sia come solista che come direttore del suo complesso Cantar Lontano nei più importanti festival ed è molto attento alla divulgazione della musica che ha realizzato negli ultimi anni, su commissione del Festival di Utrecht, anche con il progetto Early music tutorials su Youtube.
Ha creato e diretto per molti anni nelle Marche il Festival Cantar Lontano, insegna all’Accademia Rossiniana di Alberto Zedda di Pesaro e dal 2017 è direttore e docente del Monteverdi Project per il Manoel Theatre di Malta. Ha nel 2020 debuttato nella mondo dell’opera dirigendo l’Otello di Gioachino Rossini.
Louis Couperin Prélude
(c. 1626 - 1661) Allemande l’Amiable
Courante la Mignonne
Sarabande
La Piemontoise
(Da: Manuscrit Bauyn, c. 1660.
Bibliothèque Nationale de France)
Jean-Henry d’Anglebert Tombeau de Mr. de Chambonnieres
(1629 - 1691) (Da: Piéces de Clavessin, 1689)
Antoine Forqueray La Marella
(1671 - 1745) La Clément
La D’Aubonne
(Da: Pieces de Viole composées par Mr
Forqueray le Pere Mises en Pieces de
Clavecin, 1747)
Jean-François Dandrieu La Gemissante
(1682 - 1738) (Da: Pieces de Clavecin Première Livre,
1724)
Claude-Bénigne Balbastre La Boullogne
(1724 - 1799) La Lugeac
(Da: Pieces de Clavecin, 1759)
Joseph-Nicolas-Pancrace Royer L’ Amiable
(ca. 1705 - 1755) Le Vertigo
(Da: Pieces de Clavecin, 1746)
Agli spettacoli da vivo sono associate alcune conversazioni online di approfondimento del programma dei concerti, col direttore e con gli interpreti, via Zoom sulla pagina Facebook dell’Associazione L’Homme Armé (https://www.facebook.com/hommearmefirenze). Questo il calendario: Sabato 17 ottobre, ore 18,30: “Le Vertigo. L’universo della musica francese er cembalo”, con Marco Mencoboni e Fabio Lombardo.