Ri-Conoscere Michelangelo, l'omaggio della Galleria dell’Accademia

Nel 450esimo anniversario della scomparsa di Michelangelo Buonarroti, la Galleria dell’Accademia rende omaggio all’illustre genio del Rinascimento con Ri-Conoscere Michelangelo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2014 15:55
Ri-Conoscere Michelangelo, l'omaggio della Galleria dell’Accademia

FIRENZE - Nel 450esimo anniversario della scomparsa di Michelangelo Buonarroti, la Galleria dell’Accademia rende omaggio all’illustre genio del Rinascimento con Ri-Conoscere Michelangelo. La scultura del Buonarroti nella fotografia e nella pittura dall’Ottocento ad oggi, una mostra intelligente e meno banale di quanto possa apparire a una prima, superficiale occhiata, che propone una nuova prospettiva con la quale guardare al Rinascimento, iconografico e concettuale. Attraverso una raffinata selezione di 130 opere tra fotografie, dipinti, bronzi e medaglie, le curatrice Monica Maffioli e Silvestra Bietoletti, hanno inteso suggerire un’attenta lettura del profondo influsso esercitato da quelli che furono i secoli d’oro della Penisola, sull’arte e sul pensiero italiani e mondiali.

Che, ad esempio, Matisse abbia apprezzato il genio di Caprese, è cosa probabilmente assai nota, ma forse a sfuggire è il perché di questo apprezzamento. Del Rinascimento è ovviamente fondamentale quel complesso d’intuizioni estetiche e filosofiche che ne segnò la nascita, ma in retrospettiva è altrettanto importante osservare e comprendere il significato che una simile rivoluzione del pensiero e dei costumi ha rivestito anche per la società dei secoli a essa successivi. Michelangelo - colui che, a detta del Vasari, superò definitivamente le concezioni artistiche degli antichi -, resta il genio rinascimentale per antonomasia (Leonardo da Vinci gli è pari, ma su un piano più tecnico e scientifico).

In estrema, grossolana sintesi, possiamo spiegare l'afflato del Rinascimento nell’arte, accennando all’invenzione della prospettiva, che ebbe in Donatello uno dei primissimi artefici, e in Michelangelo il degno cesellatore; una novità che non si limita alle implicazioni estetiche e di realismo delle pitture e degli affreschi, ma sottintende una nuova maniera dell’uomo di guardare alla realtà, di porvi il segno del suo pensiero costruttivo. E ancora, la statua del David, ammantata di classica, perfetta bellezza, racchiude in sé il valore dell’uomo che combatte per la libertà, da conquistare con la forza del pensiero prima ancora che con le armi.

Machiavelli, Guicciardini, e, più indirettamente Keplero e Cartesio, hanno prese le ideali mosse da Michelangelo e i suoi contemporanei e predecessori, che illuminarono il XV e il XVI Secolo con una luce persino più sfolgorante di quella che Voltaire accenderà con l’Illuminismo. Michelangelo Buonarroti è un riferimento sia iconografico sia concettuale, e la mostra ricostruisce questa dualità attraverso il dialogo fra scultori, fotografi, e pittori. Dal punto di vista di questi ultimi, è interessante notare l'attenzione che il Romanticismo, soprattutto in epoca pre-Risorgimentale, dedicò a Michelangelo, visto quale simbolo dell'unità artistica, ma anche politica, di un'Italia che carbonari, mazziniani, repubblicani, monarchici e quant'altro, volevano presto veder nascere.

E allora, ecco il genio di Caprese ritratto da Monti, (1838), in una pausa dal lavoro sul Mosè, oppure mentre legge i suoi sonetti a Vittoria Colonna, sua platonica amante. Affascinante il nucleo storicistico di opere che ritraggono il Michelangelo uomo, (Rodin, Delacroix), qui riproposto per completezza cronologica. E se dalle fotografie d’epoca dell’archivio Alinari si comprende l’importanza della tecnologia quale mezzo per supportare la diffusione della conoscenza delle opere d’arte, la mostra acquista profondità in quelle sezioni dedicate alla produzione di artisti novecenteschi quali Giovanni Colacicchi, Henri Matisse, Adolfo De Carolis, Tano Festa, Robert Mapplethorpe, fino ad artisti degli anni Duemila, quali Luca Pignatelli e Kim Ki-duk.

Una selezione di opere e immagini che portano in sé il riverbero delle sculture rinascimentali, esprimono la forte presenza dell'uomo Michelangelo e delle sue riflessioni sulle problematiche dell'uomo, e rileggono la forze estetica della bellezza classica. Una bellezza che, a differenza di quanto si è superficialmente portati a pensare, non opprime la creatività degli artisti contemporanei, italiani in particolare, bensì è continuo mezzo di confronto e dialogo, alla ricerca di nuove forse d'espressione.

Per cui, osserva la Soprintendente Acidini, è quantomai essenziale conservare e mostrare l'opera michelangiolesca, quale fonte perenne d'incoraggiamento e ispirazione per l'arte del futuro. Oltre che materia di riflessione su un passato che, se ben conosciuto, aiuta a far rinascere quell’orgoglio di essere italiani, che tre decenni di pessima politica hanno cancellato. Realizzata in collaborazione con il MiBAC, Fratelli Alinari IDEA Spa, Ente CRF e Firenze Musei, la mostra è visitabile dal 18 febbraio al 18 maggio.

Tutte le informazioni su orari e biglietti, al sito www.unannoadarte.it. Niccolò Lucarelli Jacques-Ernest Bulloz (Parigi 1858 - 1942) Lo Schiavo morente 1920 ca. Stampa alla gelatina bromuro d’argento Firenze, Biblioteca Berenson, Fototeca, Villa I Tatti

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