Aldo Fallai, da Giorgio Armani al Rinascimento

La grandezza del patrimonio artistico italiano sta anche nelle connessioni fra ambiti diversi, anche a distanza di secoli

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 gennaio 2014 16:51
Aldo Fallai, da Giorgio Armani al Rinascimento

FIRENZE – La grandezza del patrimonio artistico italiano sta anche nelle connessioni fra ambiti diversi, anche a distanza di secoli. È il caso della moda, della filosofia, dell’arte rinascimentale, che si incontrano negli scatti di Aldo Fallai realizzati per le campagne di Giorgio Armani. Nel contesto dell’85° edizione di Pitti Uomo, la città di Firenze rende omaggio a questo artista-fotografo con la mostra Aldo Fallai. Da Giorgio Armani al Rinascimento. Fotografie dal 1978 al 2013, curata da Martina Corgnati, con la promozione di Luigi Salvioli, AD di Oltre la Moda.

Articolata in due sezioni, ospitate rispettivamente a Villa Bardini e al Museo Stefano Bardini, la mostra ripercorre il percorso fotografico di Falla a partire dal ’78, e fornisce una chiave di lettura per comprendere l’importanza della fotografia di moda: negli anni Settanta, il concetto di marchio tutto italiano era ancora di là da venire, ma gli stilisti ne avvertirono la necessità, e fra i primi che seppe comprenderli e supportarli ci fu appunto Fallai. Fiorentino di nascita, si trasferisce a Milano nel ’76 per dedicarsi alla fotografia di moda, dove pur lavorando con la maggior parte dei grandi stilisti italiani, fra i quali Coveri, Versace e Valentino, stabilisce un duraturo e produttivo rapporto con Giorgio Armani, del quale ha realizzate la maggior parte delle campagne di lancio delle collezioni.

Tuttavia, gli anni a Firenze furono determinanti per la formazione di Fallai, ma anche per la nascita della moda italiana contemporanea. Subito dopo il ’68, ricorda Salvioli, si respirava un’aria nuova, c’erano l’entusiasmo e la voglia d’inventare qualcosa di nuovo, partendo da quella grande tradizione sartoriale che la città vantava. La moda deve molto alla fotografia, che l’ha accompagnata sin dalla fine dell’Ottocento, ma che avuto uno scatto di qualità soltanto nel secondo Novecento.

Aldo Fallai. Da Giorgio Armani al Rinascimento. Fotografie dal 1978 al 2013 - promossa dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, in collaborazione con il Comune di Firenze e il Museo Bardini -, segue un interessante percorso di rilettura filologica, che dal Rinascimento giunge sino al Novecento. Seguendo il percorso creativo di Giorgio Armani, Fallai si fa testimone e interprete della rinascita della moda italiana, che prendendo le distanze da quegli eccessi di colori e bizzarrie glamour che caratterizzarono la moda dalla seconda metà degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta -, sviluppò linee elegantemente sobrie, sulla scorta ideale di quella maniera secca che era stata l’incipit estetico della rivoluzione rinascimentale.

Armani immaginò donne e uomini eleganti, non scevri di quel signorile narcisismo a guisa dell’aristocrazia cinquecentesca. Narcisismo che si coglie negli sguardi e nelle pose dei modelli, che Fallai ha saputo immortalare nei suoi scatti artistici, prendendo le mosse da Botticelli, Antonello da Messina, Bronzino, Michelangelo. Nomi che a prima vista sembrano lontani dalla moda, se si dimentica che anche questa è una forma d’arte che deve molto all’Italia e alle sue radici culturali. L’importanza di raccontare l’opera di Fallai è dovuta alla giusta volontà di far comprendere al vasto pubblico quale sia il ragionamento estetico, ma anche concettuale, che si cela dietro la moda.

Volendo restringere il campo alla sola fotografia di moda, l’assessore alla cultura del comune di Firenze, Sergio Givone, intervenendo alla conferenza stampa, accosta gli scatti di Fallai alle teorie neo-platoniche dell’immagine, che indagavano la sua essenza, la sua possibilità, la sua capacità di sorprendere in quanto lampo d’infinitesima durata in grado di fissare un istante e renderlo immortale. L’immagine come icona, modello di vita nei volti che ritrae, elemento sostanziale al quale si guarda come riferimento della vita reale.

La scelta di allestire la sezione Rinascimento all’interno del Museo Bardini è stata dettata dalla continuità storica, perché Stefano Bardini fu tra i primi a Firenze a interessarsi di fotografia, attorno agli anni Sessanta dell’Ottocento. Antiquario di professione, era solito fotografare le opere da lui acquistate, perlopiù rinascimentali, e spedirle ai propri clienti sparsi in tutto il mondo, book fotografici ante litteram, allo scopo di incentivare le vendite. Del suo archivio restano oggi circa 6400 lastre.

Il confronto con le fotografie di Fallai è l’occasione per riflettere sulla diversa maniera di guardare al Rinascimento, oggi e nell’Ottocento. I primi piani dal taglio squadrato, memori della pittura del quattrocento, che ritraggono gli allievi di Istituto Marangoni di Milano, sono il volto della continuità e dell’inesausta vitalità della creatività italiana nel campo della moda. A Villa Bardini sono invece esposte le fotografie di moda, relative alle campagne pubblicitarie, accanto a ritratti di modelle e modelli, che nella sua opera divengono icone di stile nonché splendide riletture rinascimentali.

Ne è un esempio il ritratto della modella Susan May Pratt, per la campagna Armani del 1990; lo sguardo della ragazza richiama inequivocabilmente quello della Madonna Annunciata di Antonello da Messina. Ecco quindi il volto che si fa icona, espressione eterna di un sentire artistico, ma anche filosofico se non addirittura teologico, che fa parte delle radici di un popolo. La mostra è visitabile fino al 16 marzo. Tutte le informazioni su orari e biglietti, al sito museicivicifiorentini.comune.fi.it/bardini.

Niccolò Lucarelli

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