Dai segreti di Holkham Hall alle meraviglie del British Museum

Seduzione Etrusca: dal 21 marzo al 31 luglio 2014 nelle sale di Palazzo Casali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 dicembre 2013 21:56
Dai segreti di Holkham Hall alle meraviglie del British Museum

FIRENZE- La città di Cortona celebra l’epopea etrusca con un’affascinante mostra di respiro internazionale, realizzata in collaborazione con il British Museum e che mantiene il comune aretino in una rilevante posizione di prestigio nel panorama museale europeo. Un’iniziativa che chiude idealmente i precedenti gemellaggi del Museo Etrusco di Cortona con il Louvre e l’Ermitage, e che ha alla base la ferma volontà, anche politica, di promuovere il territorio utilizzando la cultura come veicolo principale.

Perché, è opportuno ribadirlo, la chiave della ripresa economica italiana, sta in gran parte nella capacità di sfruttare al meglio le innumerevoli risorse artistiche, paesaggistiche, enogastronomiche, che il Paese ci offre, ma che la politica vuoi per calcolo, vuoi per qualunquismo, troppo spesso lascia da parte. Al polo opposto di questa tendenza, la città di Cortona, ameno sito d’incomparabile bellezza fra boschi e colline, che ha lavorato tenacemente per organizzare Seduzione Etrusca: dai segreti di Holkham Hall alle meraviglie del British Museum, che sarà aperta al pubblico dal 21 marzo al 31 luglio 2014, e ospitata nelle prestigiose sale di Palazzo Casali.

Una mostra che già a partire dal titolo evoca l’emozione della scoperta di un popolo dalla grande tradizione civile e artistica, che ci ha lasciate innumerevoli testimonianze, molte delle quali esposte in Italia per la prima volta. Popolo misterioso, l’etrusco, le cui incerte origini anatoliche sembrano confutate da un esame effettuato nel febbraio scorso confrontando il DNA mitocondriale dell'attuale popolazione toscana con quello estratto da ossa scoperte in alcune tombe antiche, ha mostrato che gli Etruschi non sono originari dell'Anatolia, come sosteneva Erodoto, ma erano una popolazione autoctona italica, come invece sosteneva Dionigi di Alicarnasso.

Diatriba sulle origini a parte, non può non affascinare, a distanza di secoli, quella poetica solarità che contraddistingueva la loro visione della vita, gaudente e riflessiva quanto basta, che permise loro di fondare un fiorente regno fra Umbria, Toscana e Lazio, prima di soccombere alla straripante potenza militare di Roma. Ma ancora oggi, quasi commuove la solennità dei tumuli funerari, adorni di cipressi e circondati da un silenzio antico di secoli, solenne quanto la Storia. E la bronzea Chimera ancora ci parla della visione etrusca della vicenda umana, sempre in antitesi fra bene e male.

Un’arcaicità la cui grazia ineffabile è eternata nell'accentuazione drammatica della posa e nella sofisticata postura del corpo e delle zampe, tipiche del gusto etrusco della prima metà del IV secolo a.C. Un popolo che sin dal Settecento ha affascinati gli archeologi, tanto quanto i viaggiatori stranieri del Grand Tour. Uno di questi, fu Lord Thomas Coke, estimatore della classicità, e del bello in genere, e che visitò la Toscana fra il 1713 e il 1719. Curata da Paolo Bruschetti, Paolo Giulierini, Bruno Gialluca, Suzanne Reynolds e Judith Swaddling, la mostra propone una selezione di 40 opere provenienti da Londra, accanto a opere provenienti da vari musei dell’Italia Centrale, fra cui la Galleria Palatina e il Museo degli Argenti di Firenze, nonché ovviamente il Museo dell’Accademia di Cortona.

Una sezione della mostra è dedicata al viaggia italiano di Lord Coke, dalla quale si può comprendere il fascino che l’Italia esercitava sugli stranieri dell’epoca, e li portava a scoprirne la cultura, paradossalmente con più diligenza degli stessi italiani. Fu Coke, infatti, a scoprire un prezioso manoscritto De Etruria Regali, scritto dallo scozzese Thomas Dempster all’inizio del Seicento, e finito nella mani di un antiquario. Oggi, dopo tre secoli, è esposto a Cortona in un evento di grande rilevanza artistica e internazionale, che ci parla degli Etruschi e dell’etruscologia - ovvero dell’avventura di studiosi e archeologi impegnati a indagare questo grande popolo -, e che ruota attorno alle figure di Lord Coke, e di Filippo Buonarroti, ministro della corte lorenese e collezionista di reperti etruschi.

Ma la stessa famiglia Medici, cui è dedicata una parte del De Etruria Regali, prestò attenzione agli sviluppi delle prime ricerche archeologiche in Toscana, anche per rinsaldare il loro legame con il territorio, del quale dal 1569 erano divenuti Granduchi. Attraverso i capolavori della mostra cortonese, è possibile comprendere il fascino che la cultura artistica ha esercitato su tanti uomini di pensiero, politico o estetico che sia, e trarne materia di riflessione su questa nostra epoca così avulsa dalla cultura, così lontana dalle proprie radici.

Aggirarsi fra vasi, sculture, oggetti sacri, statue di Lucumoni, significa compiere un viaggio in un’epoca ormai leggendaria, che però ha fornito materia di studio a generazioni di eruditi, il cui amore per la cultura si intravede anche nella certosina opera di studi etruschi compiuti nei secoli. E oggi, lasciarsi avvolgere da queste Seduzioni, significa riaprire un legame con il territorio. Niccolò Lucarelli

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