San Casciano: lo studiolo rinascimentale di Niccolò Cavalcanti apre al pubblico

Il ciclo di affreschi si trova nella pieve romanica di San Pancrazio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 ottobre 2012 19:50
San Casciano: lo studiolo rinascimentale di Niccolò Cavalcanti apre al pubblico

La bellezza, la razionalità e la simmetria delle forme e delle figure del Rinascimento racchiusi in una pieve dell’anno Mille. E’ il gioiello architettonico di origine romanica che si staglia sulle colline di San Casciano. La pieve di San Pancrazio custodisce al suo interno un tesoro poco conosciuto seppur di alto valore storico-artistico: lo studiolo di Niccolò Cavalcanti, discendente dell’illustre poeta Guido, autore del “Guido vorrei che tu, Lapo ed io”. Un ambiente in cui il Rinascimento si respira in ogni elemento che compone le sue pareti decorate con affreschi realizzati da Cosimo Gheri.

Per il diacono Giovanni Alessandro Burigana, fine conoscitore della storia della pieve e del suo tesoro nascosto, è giunto il momento di valorizzarlo aprendo lo studiolo al pubblico e permettendo a piccoli gruppi di visitatori (su richiesta) di ammirare lo splendore dei suoi affreschi tardo-cinquecenteschi. “Non si può visitare San Casciano – dice - senza aver fatto una tappa allo studiolo di Niccolò Cavalvanti che incanta per la vivacità dei colori, l’armonia e l’eleganza delle forme e il suo stretto legame con la pieve che da anni è al centro di un articolato e complesso percorso di valorizzazione cui ha contribuito in maniera determinante anche il Comune di San Casciano”.

L’amministrazione comunale ha avuto un ruolo determinante nella ristrutturazione e nella valorizzazione della Pieve di San Pancrazio. Dal 2000 al 2011 il Comune ha erogato contributi alla pieve, attraverso la quota parte sugli oneri di urbanizzazione secondaria, pari a oltre 130mila euro. Risorse con le quali la parrocchia ha potuto consolidare la struttura, il porticato, il loggiato, la facciata e il campanile. “La pieve di San Pancrazio - commenta il sindaco Massimiliano Pescini costituisce un importantissimo patrimonio del nostro territorio verso il quale l’amministrazione comunale ha mostrato negli anni grande attenzione sia per rispondere alle esigenze della chiesa, peraltro fulcro vitale molto vissuto e partecipato dalla comunità, sia per salvaguardare il pregio e il valore storico-architettonico della sua struttura e tutto ciò che essa custodisce; di recente la pieve si è arricchita di un impianto di illuminazione notturna che la rende ancora più suggestiva”. Gli affreschi sono stati oggetto di tre successivi interventi di restauro, programmati e finanziati dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Firenze nel ’93-’95 sotto la direzione tecnica di Roberta Passalacqua. Fu il pievano Niccolò Cavalcanti, appena insediatosi nell’antica pieve sottoposta tradizionalmente al patronato familiare, ad avviare i lavori di ammodernamento della pieve e della sua residenza chiamando artisti di ambito fiorentino.

Nel 1590 l’intellettuale fece realizzare lo studiolo, progettato come un luogo idoneo ai suoi studi e alle sue ricerche letterarie e scientifiche. Cosimo Gheri, allievo di Santi Di Tito, fu l’artista che eseguì il ciclo di affreschi seguendo lo schema degli studioli rinascimentali e che raffigurano nella parte inferiore le Arti Liberali: Grammatica, Dialettica, Retorica, Musica, Aritmetica, Geometria, Astrologia; in quella superiore poeti e scienziati dell’età classica tra cui Socrate, Petrarca, Dante, Varrone, Guido Cavalcanti, Talete, Boccaccio, Strabone, Sofocle, Virgilio, Empedocle, Esopo.

L’iconografia del ciclo, sontuosa ed elegante, insolita per uno studiolo religioso di campagna, si inserisce con le personificazioni delle Arti liberali e i ritratti di poeti, letterati e scienziati entro un sistema architettonico di nicchie decorate a grottesche con festoni e drappi. L’apparato pittorico è di stampo umanistico. La mano di Gheri, nato intorno al 1560, iscritto alla Accademia del Disegno dal 1583, si riconosce anche nei lavori di ristrutturazione della chiesa e la realizzazione di due pale d’altare firmate nel 1591 e nel 1594. Dell’antica pieve si ha testimonianza fin dal maggio 981.

Il documento che la menziona per la prima volta è un contratto di vendita conservato nelle carte di Badia a Passignano. Per poter visitare lo studiolo occorre contattare il diacono Giovanni Burigana: tel. 055 8248119 (tutti i giorni, compresi i festivi, dalle 8 alle 9).

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