Artigianato e impresa: in Toscana ripresa ancora lontana

L’analisi sui dati contabili delle aziende fino a 10 addetti. Commercio: In Toscana volano i prodotti Bio acquistati direttamente dall’agricoltore

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 gennaio 2016 15:31
Artigianato e impresa: in Toscana ripresa ancora lontana

L’indagine congiunturale “Trend”, con cui CNA Toscana in collaborazione con ISTAT analizza i dati della contabilità di migliaia di micro e piccole imprese della regione, consente di effettuare un monitoraggio significativo dell’andamento di questa parte significativa dell’economia toscana. L’indagine “Trend” infatti comprende tutto il mondo della micro e della piccola impresa fino a 10 addetti, con una ‘copertura’ settoriale dei dati che, rimanendo completa sulle costruzioni, offre un’osservazione approfondita dei principali settori tipici della manifattura toscana e di un insieme significativo di servizi."Il miglioramento del quadro congiunturale è debole.

Per avviare davvero una ripresa inclusiva della piccola e micro impresa toscana, dovrebbero essere significativamente rafforzati gli interventi volti a sostenere gli investimenti, la capacità produttiva, la qualificazione e la competitività delle piccole imprese toscane, questo in una logica di sviluppo e di reindustrializzazione compatibile con i nuovi paradigmi di crescita, ed abbandonando definitivamente tutti i retaggi di attendismo e di nichilismo che hanno purtroppo caratterizzato questi ultimi anni".“Di fronte alle recenti scelte della Regione Toscana in merito alla rimodulazione dei Fondi Strutturali e, più in generale, in ordine alla politica economica regionale – dichiara il Presidente CNA Toscana Valter Tamburini - esprimiamo una viva preoccupazione ed invitiamo codesto Ente a rivedere le proprie scelte che riteniamo profondamente errate in riferimento alla loro efficacia.

Veniamo da almeno 7 anni di crisi estremamente pesante e solo negli ultimi mesi si sono riscontrati deboli segnali di ripresa, che dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti, al fine di tentare un’inversione di rotta che impedisca una pericolosa strada di declino che, altrimenti, potrebbe essere inesorabile”.

E aggiunge: “Come evidenziano tutti gli studi macro economici, la Toscana è stata caratterizzata da un crollo di fatturato e di investimenti, variabile quest’ultima che desta una viva preoccupazione, poiché la caduta degli investimenti indebolisce ulteriormente la già debole capacità competitiva del nostro sistema. I timidi segnali di ripresa hanno spinto molte aziende a riconsiderare la possibilità di investire, dato che gli imprenditori sanno bene che il loro futuro è dato dalla capacità di riposizionare costantemente il proprio prodotto o servizio”.

“Il sistema bancario oggi ha un’eccellente liquidità – commenta il Direttore CNA Toscana Saverio Paolieri - ma è stretto da vincoli nella concessione del credito che, spesso, frenano le iniziative di molte imprese, fiaccate da anni di crisi pesante. I Fondi Strutturali hanno favorito, in passato, l’accesso al credito mediante efficaci strumenti di ingegneria finanziaria, in particolare mediante i Fondi Rotativi, le garanzie al credito e, secondariamente, con il micro credito. Tali strumenti sono stati ampiamente utilizzati in passato, quando lo scenario era meno fosco; orbene oggi dovrebbero essere utilizzati con maggiore slancio e forza, per restituire vigore alla ripresa ed incoraggiare gli investimenti; invece la nostra Regione decide, inspiegabilmente, di ridurli in maniera drastica e/o di renderne più difficoltoso l’utilizzo”.

“Tale scelta – continua Paolieri - appare assolutamente inspiegabile con le categorie della razionalità e della logica; così facendo infatti si opera come coloro i quali bloccassero l’afflusso di acqua in un momento di estrema siccità; la conseguenza ovvia sarebbe la desertificazione del territorio. Confidiamo che la nostra Regione non persegua tale nefasto proposito e non sia animata da cupio dissolvi! Pertanto chiediamo che i Fondi Rotativi siano mantenuti nella loro integrità come stock di risorse e vengano conservate le attuali regole di accesso.

A chi sostiene che l’accesso a tali fondi deve prevedere criteri selettivi, rispondiamo che siamo assolutamente d’accordo e che l’accesso ai Fondi deve avvenire attraverso il rigoroso rispetto di procedure selettive; ma in proposito è necessario ricordare che l’accesso è già oggi molto selettivo e che possono accedervi solo le aziende che si impegnano a realizzare consistenti progetti di investimento. Se qualcuno, evidentemente poco addentro all’economia toscana, pensasse di stringere ancor di più le maglie per l’accesso ai Fondi, si rischierebbe (mantenendoci alla metafora idrica) di convogliare poche gocce d’acqua ad un territorio in via di desertificazione”.

CNA Toscana ribadisce anche l’importanza e la strategicità del sostegno alla Garanzia, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di accesso al credito di un gran numero di imprese, duramente indebolite da troppi anni di crisi.

Anche il Microcredito può rappresentare uno strumento utile, sia per le nuove imprese, sia per le piccolissime aziende, le cui richieste di credito risultano sempre meno “interessanti” per il sistema bancario. Tuttavia sarebbe profondamente sbagliato sostituire i Fondi Rotativi con il micro credito, perché rispondono a due segmenti di mercato completamente distinti e perché “abbiamo dannatamente bisogno di investimenti ingenti, che riposizionino il nostro sistema economico – afferma il Presidente Tamburini - Confidiamo che la Regione Toscana riveda al più presto le proprie scelte, sforzandosi di guardare alle aziende che sono realmente presenti nel nostro territorio e non a quelle che vorremmo ci fossero!! Confidiamo sinceramente che si comprendano le ragioni delle imprese toscane e non si adottino scelte sbagliate, peraltro con opzioni in stridente isolamento rispetto alle altre regioni italiane”.

E conclude: “Ricordiamo Infine che sarebbe utile ed opportuno ristabilire un contesto di confronto con le categorie economiche, non per ristabilire logiche di condivisione, ormai abbandonate, ma per aiutarsi reciprocamente a comprendere la realtà e la società toscana, per aiutarsi vicendevolmente a commettere meno errori e a compiere scelte maggiormente oculate. Apprendere dai giornali le scelte salienti della Regione Toscana in materia di politica economica, non solo è avvilente, ma non aiuta nessuno a costruire delle proposte più corrette nel metodo e nel merito”.

 Il responso In ambito nazionale una svolta nel ciclo economico si è verificata: a livello macro-economico aggregati come il PIL ed i consumi sono tornati a crescere e diversi settori, incluso quello immobiliare, hanno mostrato timidi segnali di ripresa. Ma non tutti vedono il bicchiere pieno o mezzo pieno. Tra i pessimisti - o più semplicemente ‘attendisti’- troviamo sicuramente una bella frotta di piccoli imprenditori toscani.

Nel primo semestre 2015 i conti e le stime evidenziano, per la piccola e micro impresa toscana, più di qualche luce: i ricavi segnano una variazione tendenziale finalmente positiva, anche se solo del +0,3%, insieme alle retribuzioni (+0,6); si incassa un segnale incoraggiante per le costruzioni e per i servizi. Ma si osserva anche un rilevante cono d’ombra: la perdurante contrazione degli investimenti unita ad una contrazione dei consumi aziendali. In altre parole, non siamo ancora di fronte ad un quadro di segnali sufficientemente robusti, concordanti e positivi che possano confermare la svolta del ciclo ed il definitivo superamento della crisi per la piccola impresa della nostra regione.

Del resto, anche a livello di contesto economico complessivo, vi è stata un’evoluzione articolata e contradditoria: da un lato il rallentamento dell’economia mondiale e quello di alcuni colossi del mercato internazionale (es. Brics), dall’altro il miglioramento del clima di fiducia a livello nazionale, suffragato appunto da un’inversione di tendenza in molti aggregati macro-economici.

I SETTORI. Si spiega forse così la congiuntura positiva, a livello di ricavi, di costruzioni e servizi (rispettivamente, 1,4% e 1,1%), con buone performance dei trasporti e dei servizi alle imprese, entrambi + 1,8% ed orientati al mercato interno. Andamento abbastanza deludente della moda (pelle-calzature -5,4% e tessile-abbigliamento -6,4%) più in generale del comparto manifatturiero (-1,1%), se si esclude la metalmeccanica (+3,9%) e l’alimentare (+1,6%).

Se quanto evidenziato finora nella prima parte del 2015 fosse confermato anche nei periodi successivi e nel 2016, si potrebbe parlare di un superamento della fase acuta di crisi, ma non di avvio di un nuovo ciclo di sviluppo: la scarsa dinamicità del manifatturiero, insieme la bassa propensione agli investimenti, sono ipoteche troppo pesanti per intravedere la base di una crescita robusta e continuativa. Inoltre la stessa ripresa delle costruzioni e dei servizi è di fatto per ora solo un parziale recupero di quanto perso nel 2014.

I TERRITORI. La situazione è tutt’altro che omogenea nelle varie aree della nostra regione. A livello territoriale si riscontrano differenze importanti dovute sia alla diversa specializzazione e struttura produttiva a livello locale, sia ad andamenti di settore/mercato che variano da luogo a luogo. In termini di congiuntura complessiva spiccano le performance negative sui ricavi di province relativamente manifatturiere quali Prato (-0,6), Pistoia (-3,8) ed Arezzo (-4,6), a fronte di risultati positivi di territori più orientati alle costruzioni e/o ai servizi quali Grosseto (+1,4), Pisa (+0,7) e Livorno (+5,1).

D’altra parte, questa non è l’unica chiave di lettura: il ‘mix settoriale’ (manifatturiero vs. servizi e costruzioni) spiega solo una parte dei differenziali; non spiega ad esempio la performance molto positiva di Lucca (+5,3) dove proprio il manifatturiero ha presentato un andamento molto incoraggiante dei ricavi (in particolare metalmeccanica) o la contrazione di Massa Carrara (-3,0), dovuta alle flessioni di costruzioni e servizi. L’andamento di Firenze, infine, è molto simile a quello regionale: una crescita moderata dei ricavi complessivi (+0,8) quale risultato di un andamento positivo di costruzioni e servizi e di uno negativo del manifatturiero (sul quale ha pesato la contrazione della moda e della pelle in particolare).

Il 2015 ha portato risultati migliori rispetto alle premesse negative di fine 2014. Sembra che ci sia stata una svolta rispetto al trend declinante che ha caratterizzato il 2014 e più in generale tutto il triennio 2012/2014. Complessivamente nel primo semestre 2015 la dinamica dei ricavi è finalmente tornata positiva, ma con intensità trascurabile se si guarda al dato aggregato. Questo miglioramento ha inoltre lasciato indietro pezzi importanti di manifatturiero come il sistema moda. Si tratta sostanzialmente di una svolta a macchia di leopardo dove non mancano territori e settori che hanno registrato dinamiche negative.

GLI INVESTIMENTI. La discordanza tra indicatori è segno che la svolta è ancora incerta e potrebbe facilmente interrompersi, dimostrando di non essere più di un rimbalzo che prelude all’ennesimo ‘dip’ di questa crisi infinita. Nella prima parte del 2015, inoltre, gli investimenti presentano una ulteriore contrazione del 10,5%, e questo dopo la flessione nel 2014 e dopo un declino di questa variabile che dura da molti anni. Appare poco sostenibile nel futuro una crescita che non preveda una ripresa degli investimenti!

Sicuramente la scarsa propensione ad investire è una scelta motivata e razionale, se non addirittura obbligata, per molte piccole imprese, ma è proprio questo fenomeno che appare poco compatibile con una ripresa a lungo termine e con un ‘riappropriamento’ di una prospettiva di sviluppo nella visione aziendale e in quella dei contesti produttivi locali. A livello di ‘sentiment’ prevale ancora un atteggiamento attendista e di scarsa fiducia in una ripresa robusta ed a lungo termine. Questo porta le imprese a ‘vivacchiare’, a non pianificare e ad effettuare gli investimenti solo strettamente indispensabili.

Al calo degli investimenti si aggiunge la dinamica negativa dei consumi aziendali (-3,7%), indice importante di attività produttiva, che conferma la poca robustezza della svolta positiva del 2015.

LE PROSPETTIVE. Per concludere, l’interpretazione dell’attuale fase congiunturale della piccola impresa in Toscana è quanto mai interlocutoria: alcuni segnali positivi sono arrivati, ma sono ancora troppo deboli e la loro conferma nei periodi successivi non è scontata. Sembra al momento che le piccole imprese orientate alla domanda interna e locale, costruzioni in primis ma anche servizi, abbiano trovano una boccata d’ossigeno, ma non eclatante né generalizzata. Allo stesso tempo preoccupa la flessione del manifatturiero e del sistema moda. Calano ulteriormente gli investimenti delle piccole imprese toscane, e, dagli indicatori, non traspare una particolare vivacità e/o intensificazione della loro attività produttiva.

Bilancio positivo negli store degli agricoltori toscani per quanto riguarda l’acquisto dei prodotti bio: secondo le stime di Confagricoltura Toscana e Anga tutti i prodotti biologici venduti in azienda e sul web dai produttori agricoli toscani hanno fatto registrare una media del +15% delle vendite a dicembre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014 e confermando così il trend positivo degli ultimi anni. Nello specifico il vino ha registrato un aumento del 10%, l’olio bio del 15%, cereali bio (farro, orzo) +5%, carne biologica +10%, pasta artigianale prodotta da grani toscani +50%, confetture extra bio +50%, miele bio +25%. Secondo l’analisi risulta inoltre un aumento del +20% rispetto al 2014 guardando al dettaglio i prodotti toscani Dop e Igp. “Sono dati sicuramente molto interessanti – spiega Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana – che ci devono far riflettere sull’andamento del mercato.

E’ evidente che il consumatore è sempre più attento alla qualità del prodotto che acquista. Si riscontra una maggior attenzione per la provenienza del prodotto e sui sistemi produttivi. A questo proposito è fondamentale per il futuro guardare con ancora maggior attenzione verso tutto il mercato online dove dovrà essere rimarcato il percorso produttivo ed il legame con il territorio. Se le nostre aziende aumenteranno la loro presenza e visibilità sul web questo comporterà certamente un incremento della loro redditività e la valorizzazione delle attività agrituristiche ed esperienziali presenti."

Crisi più lontana? Per quasi 6 toscani su 10 (58,2%) nell’anno appena concluso la situazione economica è rimasta invariata o addirittura migliorata. Il 51,2% delle famiglie è molto soddisfatta o soddisfatta della propria condizione economica contro il 47,9% del 2009. Addirittura i nuclei molto soddisfatti sono raddoppiati passando dal 2,1% al 4,1%. Nell’anno post-crisi, che ha di fatto certificato statisticamente i primi devastanti effetti sulle famiglie, per il 53,4% la condizione economica era peggiorata.

E’ l’analisi di Coldiretti Toscana sulla base dei dati Istat sulla percezione della vita in occasione dell’inizio del nuovo anno. “L’analisi ci offre un quadro di cauto ottimismo; – analizza Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana – La situazione economica delle famiglie toscana, in questo quinquennio, è rimasta la stessa rispetto ad un anno fa, se non migliorata. La forbice si sta riducendo e questo è un segnale importante in prospettiva del 2016 anche dal punto di vista dei consumi”. La disponibilità delle risorse economiche ha, inevitabilmente, una conseguenza sul grado di valutazione delle famiglie: il 57,5% le considera adeguate (+ 3,1% rispetto al 2009).

Complessivamente il gap tra coloro che considerano le risorse economiche a disposizione adeguate ed insufficienti o scarse è andato riducendosi, dal 44,8% del 2009 all’attuale 41,5%. Interessante, infine, un altro dato: il 54,1% delle famiglie ritiene che la propria situazione, rispetto all’anno prima, sia invariata. Nel 2009 erano il 42,4%. Un toscano su tre (36,5%) è molto soddisfatto delle relazioni famigliari, la metà lo è abbastanza. Uno su quattro lo è invece molto degli amici (27,6%), uno su due lo è abbastanza (57%).

La salute è l’altro indicatore importante di valutazione: l’83% ha espresso una valutazione positiva della propria condizione. Al 22% non basta il tempo libero a disposizione. Solo il 4,7% è completamente insoddisfatto di questo aspetto della propria vita.

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