Capriccio e invenzione medicea: la sala delle carte geografiche in Palazzo Vecchio in un volume curato da Paola Pacetti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 agosto 2007 23:52
Capriccio e invenzione medicea: la sala delle carte geografiche in Palazzo Vecchio in un volume curato da Paola Pacetti

Tra il XV e il XVI secolo gli Europei affrontarono il mare Oceano per imbattersi in regioni e popoli sconosciuti. Come riuscirono ad avere tanto successo in questa impresa titanica? La risposta è nella storia del "vecchio continente" all'interno del quale si è raccolto lentamente il potenziale di energie materiali e intellettuali necessario alla scoperta, un tessuto di relazioni economiche, politiche e culturali, tanto saldo da poter inserire per sempre l'America negli orizzonti sociali dei suoi scopritori: un intenso e prolungato sforzo di mezzi e di uomini.

In questo quadro sono sopratutto le libere città italiane (Firenze, Genova, Pisa e Venezia) a dare l'esempio, con l'essere porte marittime per l'Oriente animate dalla più vivace classe sociale: la borghesia. Sono i mercanti italiani che offrono alla nuova economia dei capitali i necessari strumenti tecnici: l'assegno e la banca, l'assicurazione marittima, la contabilità a partita doppia, la lettera di cambio e le società commerciali.
La cartografia incontrò la scienza all'inizio del XV secolo, quando a Firenze Iacopo Angeli riscoprì e tradusse dal greco il dimenticato Cosmografia, o Geografia di Claudio Tolomeo.

In questo libro il maggior geografo dell'antichità insegna come costruire carte geografiche ed elenca i valori di latitudine e longitudine (cioè riferimenti astronomici universali) di ben 8.000 luoghi diversi. Il volume si diffuse per oltre un secolo in maniera massiccia, perché i concetti esposti da Tolomeo davano risposte proprio alle domande dei navigatori di quel tempo, che allontanandosi dai mari sperimentati, dovevano dare un'identità geografica alle nuove terre scoperte.
A questi interessanti temi è dedicato il volume «La Sala delle carte geografiche in Palazzo Vecchio » edito qualche settimana fa da Polistampa.

La pubblicazione raccoglie i risultati di un'ampia ricerca effettuata nel corso del 2005 e del 2006 da un gruppo di lavoro interdisciplinare sulla Sala delle Carte geografiche di Palazzo Vecchio, la più antica e importante dell'Occidente per quanto concerne la rappresentazione del mondo conosciuto nella seconda metà del XVI secolo. Fino ad oggi la sala, che nelle intenzioni degli artefici avrebbe dovuto costituire una macchina conoscitiva di inaudita e mai vista complessità, non era mai stata fatta oggetto di studi specifici.

La sua configurazione decorativa venne ideata fra il 1562 e il 1563 da Cosimo I de' Medici e da Giorgio Vasari (entrato al servizio del duca nel 1555), con il contributo dei cosmografi di corte don Miniato Pitti e frate Egnazio Danti. In questa sala, definita dal Vasari "capriccio et invenzione nato dal duca Cosimo per mettere insieme una volta queste cose del cielo e della terra giustissime e senza errori", si possono ammirare 53 tavole (delle quali 30 realizzate da Egnazio Danti e 23 dall'olivetano Stefano Buonsignori) e al centro dello spazio il grande globo terrestre, del diametro di due metri e dieci, opera di frate Danti.

Il volume mostra una selezione delle molte meraviglie e curiosità tratte dal ricchissimo repertorio dei cartigli che accompagnano le mappe della Sala (come la Costa della China e Isola del Giape, la Trogloditica, l'Isola di Zeilan, lo Stretto di Magellano) e che permettono di capire come veniva allora concepito il mondo, o meglio la parte di mondo conosciuta.
La Firenze del rinascimento è una potenza culturale ed economica, ma anche navale. Molti vascelli genovesi e veneziani appartenevano in realtà a compagnie commerciali fiorentine, rappresentate sul castello di poppa da comandanti-mercanti di loro fiducia.

Nel 1492, mentre Cristoforo Colombo sta per realizzare il suo grande progetto, a Siviglia operano due fiorentini. Il primo è Amerigo Vespucci, ispettore del banco della famiglia Medici con la passione per l'esplorazione, il secondo il suo socio, il banchiere Giannotto Berardi, si dice arricchitosi con il mercato degli schiavi, razziati dai portoghesi lungo le coste dell'Africa. Colombo, in cerca di finanziatori si rivolge ai due. Per uomini come il Berardi il Mondo nuovo è un affare. Bisogna anticipare somme per l'allestimento delle spedizioni, noleggiare equipaggiamento e navi, per poi portare a casa oro, spezie, o altre ricchezze.
La scoperta del Nuovo Mondo produrrà un fiorire di iniziative volte ad armare flotte per compiere viaggi di esplorazione, da cui tutti si attendono guadagni.

Sarà proprio Vespucci, cambiando occupazione e diventando il navigatore erede di Colombo ad organizzare le rotte della conquista spagnola, con il prestigioso ruolo di "piloto mayor", tanto da battezzare con il proprio nome il continente scoperto. E' il suo socio in affari che ruolo ha nell'impresa? Sappiamo che i capitali che finanziano la spedizione di Colombo sono per metà italiani e metà spagnoli. La metà italiana fa capo in parte a famiglie genovesi, in parte è di fiorentini. Ebbene, questa parte fiorentina è garantita dal banchiere dei Medici, appunto Giannotto Berardi.
In America Vespucci si è spinto così a sud da rendersi conto di aver raggiunto gli "antipodi", cioè di aver navigato dall'altra parte del globo.

E' questa la parola che si trova nella "Lettera di Amerigo Vespucci delle isole nuovamente trovate in quattro suoi viaggi" pubblicata nel 1505. Nel 1507 un cartografo lorenese suggerisce che il nuovo continente venga chiamato America. E' il segno del credito di cui gode il fiorentino negli ambienti commerciali, ma anche scientifici europei. A differenza dell'amico Colombo, Vespucci non ha guidato spedizioni, ma la sua cultura gli ha consentito di tradurre l'esperienza in dati scientifici divulgabili.
Ecco un esempio dell'importanza di Firenze nelle scoperte e nella cartografia: non potrebbe essere altrimenti.

La capacità che ha oggi la Toscana di attrarre visitatori da tutto il mondo è il risultato dei clamorosi successi, prima economici e poi culturali, conseguiti in circa due, tre secoli, culminanti proprio negli anni della scoperta del Nuovo mondo.

Nicola Novelli

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