Matteo Civitali e il suo tempo: pittori, scultori e orafi a Lucca nel tardo '400
Volterra: tornano alla Pinacoteca 8 quadri, tra cui Ghirlandaio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 aprile 2004 15:58
Matteo Civitali e il suo tempo: pittori, scultori e orafi a Lucca nel tardo '400<BR>Volterra: tornano alla Pinacoteca 8 quadri, tra cui Ghirlandaio

firenze- Otto antiche tavole, tra cui un Cristo in gloria tra santi e committente di Domenico Ghirlandaio, sono tornate ad occupare il loro posto alla Pinacoteca di Volterra. Il ritorno dei quadri dopo il lungo periodo di restauro coincide con i giorni della manifestazione ‘Pasqua a Volterra’ e con la tavola rotonda ‘Pinacoteca civica e sistema museale a Volterra. Prospettive di sviluppo’, che si terrà sabato 3 aprile, a partire dalle ore 11, nella Sala del Consiglio di Palazzo de’ Priori.

All’incontro parteciperanno l’assessore regionale alla cultura, Mariella Zoppi, il vescovo di Volterra, Mansueto Bianchi, referente per la cultura della Cei toscana, Aurelio Pellegrini e Pietro Cerri, assessori alla cultura della Provincia di Pisa e del Comune di Volterra, Maria Gloria Burresi, della Soprintendenza di Pisa, e il prof. Roberto Ciardi, dell’Università di Pisa. La tavola rotonda, inserita nel programma della manifestazione ‘Pasqua a Volterra’, offrirà anche l’occasione per presentare ufficialmente le tavole restaurate.
I dipinti ritornati alla Pinaconteca sono stati quasi tutti realizzati tra il XIV e il XV secolo.

Oltre al Cristo in gloria tra santi e il committente abate Giusto Bonvicini di Ghirlandaio (tempera su tavola centinata, cm. 289x190), studiosi, turisti ed amanti della pittura potranno ammirare di nuovo i Santi Nicola da Tolentino e Pietro (tempera su tavola, cm173x80) di Taddeo di Bartolo, la Madonna con bambino tra le sante Lucia e Caterina d’Alessandria (tempera su tavola centinata, cm. 138x95) di Jacopo di Michele, detto Gera, la Madonna con bambino tra i santi Vittore e Ottaviano (tempera su tavola cuspidata, cm.76x86) ed un San Bernardino da Siena (olio su tavola, cm 167x71) di Priamo della Quercia, il frammento di una Madonna (tempera su tavola, diametro di cm.

33) di Giuliano Bugiardini e la Madonna dal collo lungo (Madonna in trono con bambino e sei angeli, tempera su tavola, cm. 138x104) realizzata da un’artista senese vicino al Sassetta. Precedente agli altri, realizzata nel XIII secolo, è inoltre una Croce dipinta (tempera su tavola incollata su tavola sagomata, cm. 180x135) attribuita ad un maestro toscano, probabilmente il Maestro della Bibbia di Baltimora.

Si è aperta oggi a Lucca, presso il Museo Nazionale di Villa Guinigi, la mostra dedicata a “Matteo Civitali e il suo tempo.

Pittori, scultori e orafi a Lucca nel tardo Quattrocento”.
Essa offre indubbiamente la preziosa occasione di osservare da vicino, raccolta entro uno spazio espositivo d’eccezione e in ordinata sequenza cronologica, un’ampia e interessante silloge di opere di pittura, scultura e oreficeria frutto di una medesima temperie culturale e figurativa, permettendo così al visitatore di formarsi un’opinione più precisa ed equilibrata sul Rinascimento a Lucca.
Alcune tessere importanti, scampate al naufragio dei secoli, mancano purtroppo all’appello ma difficilmente sarà possibile, e per lunghi anni, allestire una mostra più completa ed articolata su questa vera e propria ‘scuola lucchese’ animata dalla poliedrica personalità artistica di Matteo Civitali.

Attraversando gli spazi di Villa Guinigi alla ricerca dei tratti originali e salienti del tardo Quattrocento a Lucca si può tuttavia rimanere delusi, soprattutto per quanto attiene la pittura: il rapporto con la coeva vicenda figurativa fiorentina, infatti, non potrebbe, mi pare, definirsi dialettico se non a prezzo di stridenti forzature. Anche lasciando ora da canto la questione della formazione artistica di Civitali, tuttora fitta di mistero, (ma chi può smentire recisamente la sostanza di quanto afferma il Vasari circa l’apprendistato fiorentino di Matteo?) le opere esposte confermano piuttosto un rapporto di fortissima dipendenza dal centro egemone della Toscana e gli ‘exempla’ lucchesi del Ghirlandaio e di Filippo Lippi, ovviamente presenti a Villa Guinigi, confermano appunto l’incolmabile ampiezza del divario qualitativo che li distanzia, poniamo, dalle opere, pur interessantissime, di un Baldassarre di Biagio.
Non c'è ancora, evidentemente, il tempo di rimuginare con la dovuta attenzione il ponderoso catalogo della mostra e tuttavia occore segnalare, per concludere, una svista piuttosto divertente che si può leggere nell’intervento di Massimo Ferretti su “Matteo Civitali, Lucca, l’Ottocento”.

M. Ferretti, dunque, si domanda perché “all’inizio dell’Ottocento Civitali non era ancora ben conosciuto?” E prosegue, rispondendo, che era “facile, ad esempio per Michele Ridolfi, darne la colpa a Vasari, che non gli aveva dedicato una biografia ed aveva trasferito al fiorentino Pagno di Lapo Portigiani la tomba di Pietro da Noceto”, e qui Ferretti riassume benissimo, pertanto, la testimonianza vasariana presente nella Giuntina del 1568. Più sotto però ritorna sull’”eredità” del Vasari giudicandola “decisiva” e sostiene che fu tale “anche nel frammento di guida scritto da Bartolomeo Beverini, che in questa occasione si fidò di Vasari, o meglio lo riferì, affermando che la tomba di Pietro da Noceto era ‘opera del celebre Michelozzo’”, e qui Ferretti precisa tra parentesi: “( in realtà, si è già detto, Vasari la dice di Pagno di Lapo)” continuando dunque a tener presente solo la Giuntina del ’68.

Il fatto è, però, che nella Torrentiniana del 1550 Vasari aveva appunto scritto, giusto nella vita di Michelozzo, che proprio quest’ultimo “in Lucca fece egli solo una sepoltura di marmo in san Martino, dirimpetto al Sacramento”. E’ chiaro pertanto che il Beverini riportava con esattezza la testimonianza vasariana del ’50. Lo studio di Ferretti, svista a parte, è un piccolo monumento di erudizione e competenza e proprio per questo la svista è così vistosa e divertente, tanto più che l’articolo è offerto nientemeno che a Paola Barocchi, editrice insigne del Vasari.

[Simmaco Percario]

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