A Firenze un ciclo di eventi culturali alla scoperta dell’Islam al femminile

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 novembre 2000 18:52
A Firenze un ciclo di eventi culturali alla scoperta dell’Islam al femminile

Presentato oggi alla stampa Donne sulle sponde del Mediterraneo, un ciclo di eventi culturali dedicato alla condizione femminile nei Paesi islamici che si svolgerà a Firenze dal 19 al 25 novembre. In programma un concerto della cantante marocchina Najat Aatabou, un convegno internazionale, una mostra dell’artista algerina Samta Benyahia e un matinée di cinema con il regista algerino Rashid Benhadj. Organizzata da Euroforum Firenze, associazione fondata nel 1996 con l’obiettivo di approfondire i temi dell’integrazione in Europa, la manifestazione è patrocinata dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, dalla regione Toscana e dal Comune di Firenze.

“Quattro appuntamenti”, ha spiegato il presidente dell’associazione, Maria Alessandra Borletti, “per capire più da vicino un universo femminile variegatissimo e straordinariamente ricco di tradizioni, ma anche di fermenti moderni. Il nostro obiettivo è far emergere ciò che ci unisce, i tratti comuni, e smussare le asperità, ciò che ci divide”.
“Mentre in Italia si discute con grande animosità sui temi dell’immigrazione”, ha aggiunto il demografo Massimo Livi Bacci, membro del comitato scientifico di Euroforum Firenze, “ecco un contributo concreto e non convenzionale alla conoscenza di popoli molto vicini sui quali si hanno idee troppo spesso stereotipate”.
“Siamo del resto convinti”, ha ricordato il vicepresidente Petra Schwerin, “che il processo di integrazione europea si debba estendere a confini più vasti di quanto suggerisca l’attuale carta geografica.

Un giorno, l’Europa dovrà comprendere anche i Paesi del Mediterraneo del sud”.
Per il consiglio direttivo di Euroforum Firenze hanno partecipato alla conferenza stampa anche l’ingegner Sergio Bertini e l’avvocato Filippo Donati.
La manifestazione debutterà domenica 19 novembre al Teatro Verdi con il concerto di Najat Aatabou, stella di prima grandezza della musica etnica, celeberrima nell’intero Maghreb oltre che in Francia dove nei prossimi giorni canterà in un tempio della musica come l’Opera.

Sarà una delle sue rare esibizioni in Italia, la prima in Toscana.
Il 22 novembre, nell’Auditorium del Consiglio regionale (via Cavour 4) si incontreranno per un convegno sulle Esperienze e ruoli femminili nell'Islam alcuni noti esperti internazionali: tra gli altri, Luisa Passerini, docente di storia all’Università Europea, il demografo Massimo Livi Bacci, la giurista marocchina Fadhela Sebti, la sociologa israeliana Romit Lentin, la scrittrice e storica dell'arte Toni Maraini, Layla Chouni, direttrice a Casablanca della casa editrice Le Fennec, la cineasta di origini egiziane Viola Shafik.

Porterà il saluto della Regione Toscana l’assessore alla cultura Mariella Zoppi.
Il 23 novembre sarà invece inaugurata alla galleria La Corte Arte Contemporanea (via de’ Coverelli 27r) Un regard pour une histoire, personale di Samta Benyahia, intellettuale sofisticata che nelle sue installazioni rielabora la parte moderna della tradizione algerina offrendo un contributo originale alla sperimentazione delle arti contemporanee. Donne sulle sponde del Mediterraneo si chiuderà il 25 novembre con un matinée organizzato in collaborazione con la Cooperativa Atelier.

Alle 10,30, al cinema Alfieri, proiezione del film Tushia di Rashid Benhadj, ovvero il dramma di una donna algerina stretta tra voglia di libertà e minacce dei fondamentalisti.
La cantante marocchina Najat Aatabou, stella di prima grandezza della musica etnica, si esibirà in concerto al Teatro Verdi di Firenze, domenica 19 novembre, in una delle sue rare apparizioni in Italia, la prima assoluta in Toscana. E’ lo spettacolo che apre il ciclo di eventi dedicato alle Donne sulle sponde del Mediterraneo organizzato dall’associazione culturale Euroforum Firenze.
Regina dello Zenith di Parigi, Najat Aatabou richiama folle entusiaste di giovani maghrebini oltre a un pubblico crescente di appassionati occidentali.

Artista di straordinario vigore e temperamento, si esibisce con un complesso di otto musicisti (percussioni, basso, chitarra, batteria, tastiera e violino), tre coristi e altrettanti ballerini. La sua musica affonda a piene mani nella tradizione culturale del suo Paese, ma riflette anche il desiderio prorompente di emancipazione delle donne berbere rispetto alla tradizionale egemonia maschile.
Nella canzoni di Najat Aatabou il cliché del Marocco dal magico passato e degli splendori della colonizzazione araba cede il passo a una ricerca sofferta sulle origini, nel tentativo di riappropriarsi, in chiave etnologica e sociologica, di un’identità culturale troppo a lungo conculcata.

Casablanca, la città di tutte le modernità della vita marocchina, diventa un teatro popolare aperto che accoglie le musiche di commistione sacro-profana seguendo la tradizione, ma mostra anche l’evidente esigenza di un miglioramento delle condizioni dell’universo femminile.
Figlia di questo contesto votato all’emancipazione, Najat Aatabou incanta con la sua forza e il suo carisma, uscendo dalla canzone lamentosa delle donne berbere per esplodere in un grido di rabbia e di speranza: “j’en ai marre”, ne ho abbastanza.
Ben oltre la musica d’intrinseca natura religiosa e quella popolare di struttura poliritmica che sprigiona ora energia fisica, ora psichica, i testi di Najat Aatabou riescono a imprimersi nelle coscienze di una realtà spesso stagnante.

La cantante si ispira all’immediatezza delle composizioni semidialettali delle donne berbere, le quali giudicano, partendo da assai lontano, le diverse civiltà che hanno attraversato il loro Paese – talvolta calpestandone i diritti femminili – con una trasgressività assolutamente moderna ed elegante.
Il suo apporto allo stile musicale originale Zayan è in realtà abbastanza anonimo rispetto a cantanti dai testi più edulcorati che da sempre, anche in Marocco, seguono la moda, sull’effluvio dei grandi compositori provenienti dal Cairo (come Abdelwahab, il maestro di Oum Kelthoum e Warda sempre trasmessi dalla radio ufficiale di Rabat).

Lo stile di Najat Aatabou consiste soprattutto in un approccio diverso e coraggioso che guarda costantemente all’ineguaglianza dei sessi e alla conseguente denuncia dell’egemonia esercitata dall’uomo sulla donna a tutti i livelli.

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