Azienda di Suvignano all’asta: la Regione ricorre al Tar

Taccioli, Pd: “La tutela della legalità deve venire prima di tutto”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 agosto 2013 19:53
Azienda di Suvignano all’asta: la Regione ricorre al Tar

FIRENZE– La Regione Toscana ricorrerà al Tar contro il decreto dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Agenzia che ha destinato alla vendita attraverso una gara ad evidenza pubblica i beni dell’Azienda di Suvignano, una imponente tenuta nel territorio di Monteroni d’Arbia, posta sotto confisca definitiva nel 2007. “Il decreto – dice il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che da tempo segue personalmente questa complessa vicenda – presenta secondo i nostri uffici profili di illegittimità che ci spingono a intraprendere questa strada.

Sono pienamente convinto che il progetto organico di gestione a suo tempo presentato dalla Regione, insieme agli enti locali interessati, abbia tutte le carte in regola: consentirebbe di creare nuova occupazione, soprattutto lavoro per i giovani, avvierebbe un riutilizzo e una valorizzazione completa dell’Azienda di Suvignano, sia sotto il profilo dell’attività agricola sia dal punto di vista sociale. Sarebbe un vero schiaffo alla mafia, come hanno dette bene i rappresentanti di Libera e di altre associazioni con cui abbiamo condiviso il progetto.

Sarebbe davvero imperdonabile se questo bene confiscato cadesse nuovamente nelle mani sbagliate”. Già nell’ottobre scorso il presidente Rossi aveva esposto il progetto regionale (che prevede oltre alla valorizzazione dell’attività agricola e zootecnica anche l’organizzazione di attività e iniziative di valore sociale per la promozione della legalità e di contrasto alle mafie) all’allora ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Ma il 19 agosto è arrivata la doccia fredda del decreto dell’Agenzia Nazionale, che respinge la proposta e dispone l’asta pubblica.

Secondo la Regione c’è più di una motivazione a sostegno del ricorso al Tar: il provvedimento dell’Agenzia non motiva infatti le ragioni per le quali la proposta regionale e degli enti locali stata respinta e richiama l’applicazione dell’art. 48 comma 8 lett b) del d.lgs 159/2011 che non appare – secondo i legali regionali – pertinente al caso, poiché non risulta che vi siano soggetti che abbiano avanzato proposte d’acquisto dell’azienda. “La ratio della legge – conclude il presidente Rossi – è quella di evitare che i beni confiscati rientrino nel circuito criminale, ma disporre la loro vendita all’asta non mi sembra il modo giusto per riuscirci”.

Nei giorni scorsi il presidente Rossi, insieme al presidente della Provincia di Siena Simone Bezzini e al sindaco di Monteroni Jacopo Armini, ha inviato al presidente del consiglio Letta e al ministro dell’Interno Alfano una lettera in cui “riconferma l’interesse della Regione, condiviso da istituzioni e associazioni del territorio interessato, a riprendere il progetto per la gestione regionale di questo bene, qualora la gara ad evidenza pubblica non avesse l’esito atteso”. Ora il ricorso al Tar. “La tutela della legalità nel nostro Paese deve essere una priorità e decisioni come queste la mettono fortemente a rischio”.

Con queste parole Alberto Taccioli, segretario dell’Unione comunale Pd di Monteroni d’Arbia, commenta la decisione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati alla mafia di mettere in vendita la tenuta di Suvignano. “Il percorso che ha portato alla confisca della tenuta di Suvignano alla criminalità organizzata – continua Taccioli – è stato molto sentito nella comunità monteronese. Il Comune, la Provincia e la Regione, insieme al prezioso contributo dell’Arci e dell’associazione Libera, hanno costruito un progetto di rilancio economico della struttura basato sulla filiera corta e il risparmio energetico.

Un progetto importante, che abbiamo sostenuto e che consideriamo ancora valido e per questo non comprendiamo la decisione assunta da Roma di mettere sul mercato la tenuta di Suvignano, rischiando di farla cadere di nuovo nelle mani della mafia. Il nostro impegno per impedire che la struttura venisse messa all’asta è iniziato nel 2009 quando, come Pd di Monteroni, abbiamo promosso una raccolta firme per dire no a questa ipotesi. In quell’occasione siamo riusciti a raccogliere oltre 5 mila firme e non abbiamo intenzione di arrenderci neanche adesso.

Siamo pronti a intraprendere nuove iniziative di protesta, a partire dal lancio di una petizione on-line tramite la nostra pagina Facebook e attraverso iniziative pubbliche che coinvolgeranno ospiti di livello nazionale, regionale e locale e che partiranno già dalle prossime settimane”. "Esprimiamo viva preoccupazione per la decisione che lo Stato, attraverso l'Agenzia Nazionale per l'Amministrazione e la destinazione dei Beni Confiscati alle Mafie, ha preso in relazione alla messa all'Asta della tenuta di Suvignano 'presso Monteroni D'Arbia sequestrata ben 19 anni fa a Cosa Nostra ignorando l'offerta della Regione Toscana e di tutte le Associazioni che da sempre combattono le Mafie a viso aperto -dichiara Segretario Generale Silp Cgil Toscana, Marco Noero- Una decisione che riteniamo grave, perché va nella direzione opposta alla via faticosamente intrapresa per combattere la illegalità mafiosa di questo Paese.

Una via intrapresa dalle forze sane del Paese in nome di chi ha perso la vita per combattere le mafie e per sviluppare la cultura della Legalità anche attraverso la riconsegna dei beni loro sequestrati al paese legale, all'utilizzo dei cittadini per il bene di tutti".

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