Ortofrutta in Toscana: grandi potenzialità ma serve una filiera 'unita'

Il settore vale il 10% della PLV agricola regionale, ma nelle province di Grosseto, Livorno, Siena, Arezzo e Pisa è parte primaria della coltivazione agricola

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 novembre 2012 19:51
Ortofrutta in Toscana: grandi potenzialità ma serve una filiera 'unita'

La Toscana ha un potenziale enorme nel settore ortofrutticolo, con ancora ampi margini di crescita, migliorando la fase della commercializzazione del prodotto e i rapporti della filiera. E’ in sintesi quanto è emerso al convegno della Cia Toscana “Ortofrutta: più forza al settore, più opportunità ai produttori, più sinergia di filiera” che si è tenuto alla Coop Terre dell’Etruria di Venturina (Li). L’incidenza del settore ortofrutticolo rispetto alla PLV agricola regionale è del 10%, ma l’importanza dell’ortofrutticolo aumenta nella fascia litoranea, con le province di Grosseto Livorno e Pisa che rappresentano oltre il 55% della superficie investita a colture ortive, mentre impianti frutticoli di una certa consistenza sono presenti nella Val di Chiana (Ar e Si), alimentando le forniture della GDO presente sul territorio regionale.

Per la Cia Toscana serve un coordinamento dei soggetti della filiera, promosso e animato dalla Regione Toscana - (con la partecipazione anche dal sistema delle istituzioni ed enti locali) – per ricostruire e rafforzare una strategia toscana del settore. «E’ necessario favorire le relazioni di filiera – ha detto Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana -, far avanzare l’esperienza dei PIF (Progetti Integrati di Filiera), incentivare la crescita e il rafforzamento delle forme aggregative dei produttori e del prodotto.

E poi bisogna sostenere le forme di valorizzazione e tracciabilità dei prodotti locali; in sostanza, attivare tutti gli strumenti possibili per rendere più competitiva la filiera ortofrutticola toscana e – ha sottolineato Pascucci - per dare maggiori garanzie di prospettiva e di reddito ai produttori». Al di là dei numeri, sono comunque importanti la qualità delle produzioni, la tipicità, la specializzazione produttiva, l’estrema varietà di specie coltivate nei diversi territori.

Il numero delle aziende prevalentemente impegnate nel settore e la loro concentrazione in alcune aree tradizionalmente vocate alle produzioni ortofrutticole, da luogo a sistemi produttivi qualificabili come veri e propri “distretti produttivi” dove operano strutture economiche, prevalentemente cooperative, ma anche altri operatori commerciali. Cinzia Pagni, vicepresidente della Cia Toscana ha sottolineato come il settore ortofrutticolo sia strategico per l’agricoltura toscana ma che serva un impegno unitario del mondo agricolo, per dare dignità al lavoro degli agricoltori e garantire reddito.

Non mancano le problematiche e le criticità - «La crisi in corso – ha sostenuto Stefano Poleschi, direttore Cia Livorno - ha modificato molte cose, dai consumi ai prezzi; la strada da percorrere è quella dell’associazionismo di prodotto per concentrare i volumi. Ma serve anche una discontinuità politica per l’agricoltura nel rilancio della cooperazione e dell’associazionismo, ognuno con il proprio ruolo». Oltre ad una crisi pesante, il settore deve fare i conti con la frammentazione delle produzioni e dell’offerta che non consente di soddisfare le esigenze della GDO; quindi con i costi di produzione troppo elevati (in particolare per gli oneri sul lavoro in agricoltura, considerata l’elevata quantità di manodopera necessaria per produrre e confezionare ortofrutta).

Ma anche a causa del calo dei consumi, visto che le famiglie italiane in tempi di crisi risparmiano sui generi alimentari; senza dimenticare la contrazione dei prezzi di vendita e la scarsa innovazione varietale e scarsa segmentazione dell’offerta. C’è poi da aggiungere – sottolinea la Cia Toscana – l’inadeguatezza della rete di controlli per il mercato interno e per l’esportazione e la scarsa produzione di coltivazioni in serra, in grado di garantire una offerta diversificata durante tutto l’anno. La presenza della cooperazione è un patrimonio decisivo per la tutela dei produttori, ha affermato Fabio Moschella – vice presidente nazionale Cia, ed un elemento importante per fare programmazione, innovazione, rafforzamento delle relazioni di filiera Dalla riforma della Pac dovranno arrivare delle risposte importanti anche per il settore ortofrutticolo.

Le proposte per il rilancio - Cia Toscana ritiene che esistano possibilità per un rilancio del settore in Toscana e l’ incremento delle produzioni, a condizione che questo avvenga sulla base di un rafforzamento della filiera, «che significa – ha spiegato Pascucci - programmazione, apertura di nuovi canali commerciali, forme contrattuali che garantiscano maggiormente i prezzi e conseguentemente il reddito per i produttori. In particolare è necessario intervenire per abbattere i costi di produzione; perché qualunque produzione si prenda in esame, i ricavi coprono appena i costi, senza considerare la manodopera dell’imprenditore; quindi con un risultato sistematicamente in perdita per i produttori». Fra i punti quello del rilancio della cooperazione e l’associazionismo; sviluppo delle relazioni di filiera; aumentando la trasparenza nel rapporto commerciale con la GDO e le industrie di trasformazione.

E poi – aggiunge la Cia regionale – serve maggiore ricerca ed innovazione; interventi per promuovere il consumo e l’immagine del settore. Senza tralasciare il tema della legalità, nel momento produttivo e nella gestione dei mercati: il settore ortofrutticolo – infatti - è quello maggiormente esposto ad essere interessato da fenomeni che ne mettono in discussione la correttezza e la trasparenza delle transazioni commerciali.

In evidenza