Salvadori scrive a Ministro Catania: ''Toscana in ginocchio'', mappa dei danni

Oggi visita nel grossetano colpito dall’alluvione. Legambiente ha lanciato un appello al Governo nazionale per fermare le grandi opere inutili utilizzando da subito 10 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 novembre 2012 14:15
Salvadori scrive a Ministro Catania: ''Toscana in ginocchio'', mappa dei danni

L’assessore all’agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori, ha scritto al Ministro Mario Catania sollecitando un incontro urgente per fronteggiare insieme la situazione dopo la disastrosa alluvione che ha investito larghissima parte della Toscana. Salvadori ricorda che la Regione è intervenuta prontamente decretando lo stato di emergenza regionale e che le iniziative da assumere saranno adottate con atti della giunta regionale. Nella lettera Salvadori presenta al Ministro anche un primo quadro della situazione segnalando i danni maggiori nelle varie province della Toscana. “Nella provincia di Massa Carrara ed in particolare nella zona collinare del Candia si registrano danni strutturali per frane e smottamenti e sono stati interessati in particolare i vigneti. Nella zona della costa invece danni alle colture orticole e florovivaistiche ed alle strutture: serre, sistemazioni e viabilità poderale. Nella provincia di Lucca ed in particolare nella zona della piana (Capannori, Porcari) si registrano danni alle colture per mais ancora da raccogliere e perdita delle semine dei cereali, nella zona della Versilia invece danni alle colture ortoflorovivaistiche.

Infine nella zona della Garfagnana si registrano danni agli allevamenti di trote. Nella provincia di Pisa ed in particolare nella zona costiera (Vecchiano) sono state colpite le colture orticole e le semine dei cereali. Nella provincia di Arezzo ed in particolare nelle zone collinari si registrano danni per smottamenti, in Valdichiana invece danni sul tabacco non ancora raccolto, perdita delle semine dei cereali e danni non determinabili allo stato attuale alle attrezzature. Nella provincia di Siena ed in particolare in zona Valdichiana (Sinalunga e Montepulciano) si sono avute perdite sul tabacco non ancora raccolto, ortofrutticoli e semine dei cereali; nella zona dell’Amiata invece danni per smottamenti ed alle attrezzature e macchinari agricoli. Nella provincia di Grosseto la zona interessata dal fenomeno è molto vasta e comprende tutta l’area ad est dell’Ombrone, le pendici dell’Amiata, compresa l’area collinare di Paganico e Arcidosso e la piana di Grosseto. I danni sono soprattutto strutturali e riguardano sia le coltivazioni che gli allevamenti, si registrano anche perdite di bestiame per annegamento, attrezzature agricole (es.

trattori, mietitrebbia, ecc) sommerse, forti danni ad impianti di trasformazione e cantine. Colpito con ingenti danni anche il settore della produzione ittica ad Orbetello. I danni interessano anche Castiglion della Pescaia, Magliano, Manciano e Capalbio. In tutte le zone colpite si registrano danni alla viabilità rurale, alle canalizzazioni e alla rete irrigua. L’ampiezza e la gravità della situazione che dobbiamo affrontare – conclude Salvadori – mi spinge a chiederLe urgentemente un incontro per mettere a punto una strategia comune e individuare alcune possibili iniziative per dare aiuto ai tanti agricoltori toscani che, dopo aver perso tutto, rischiano di non poter più riavviare la propria azienda.

E’ inutile sottolinearLe che in questo caso sarebbe un colpo durissimo per l’economia toscana e per questi territori che basano molto del loro sviluppo e della loro difesa idrogeologica sulle attività agricole.” Intanto oggi l’assessore Salvadori si è recato in provincia di Grosseto per incontri con gli amministratori della provincia e dei comuni maggiormente interessati dai danni e con le associazioni rappresentative degli agricoltori e per sopralluoghi nelle zone più colpite. Legambiente ha lanciato un appello al Governo nazionale per fermare le grandi opere inutili utilizzando da subito 10 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio.

Invitiamo calorosamente ad aderire all'appello sul sito di Legambiente: (http://www.legambiente.it/alluvioni-stop-opere-inutili-salvare-il-paese) che prevede lo stanziamento di risorse economiche da destinare subito al territorio attraverso la manutenzione e corretta gestione degli ecosistemi fluviali e con un'attenta e puntuale pianificazione degli interventi sulla prevenzione della mitigazione del rischio idrogeologico. “Occorre una svolta decisiva che vada in questa direzione – afferma Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - e anche l'ultima drammatica alluvione che ha colpito la Maremma con danni incalcolabili sia in vite umane che per l'agricoltura, le imprese e le abitazioni duramente provate, dimostra in modo ineludibile che c'è bisogno di un cambio di rotta, dando priorità assoluta alle politiche e agli interventi legati alla prevenzione.

La più grande opera pubblica necessaria al paese è, infatti, proprio la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico; su questo non si può infatti risparmiare anche perchè le enormi risorse finanziarie destinate a riparare i disastri sono più ingenti di quelle da destinare alla programmazione, pianificazione e mitigazione del rischio idraulico. I fenomeni estremi, le pioggie di enorme quantità in poco tempo sono destinati ad aumentare e proprio per questo motivo è necessario, dopo aver provveduto all'emergenza che si è abbattuta sulla Maremma prestando aiuto alle popolazioni delle zone duramente colpite, attuare una politica che preveda una pianificazione degli interventi: contenimento, stoccaggio, assorbimento e laminazione delle acque che arrivano improvvise, manutenzione corretta dei corsi d'acqua, canali scolmatori, argini dei fiumi, nonché della rete fognaria, programmazione delle opere di messa in sicurezza del territorio e delle casse di espansione.

Tutto questo unito a un monitoraggio continuo e costante e a una inedificabilità delle aree a maggiore rischio idraulico, oltre a quelle alluvionate, e la delocalizzazione delle strutture insediate in aree di fatto indifendibili”.

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