Lo splendore della Cappella della Cintola, tra arte e giochi di luce

Il volume, scritto a più mani, abbraccia l'arco complessivo dei restauri della Cappella della Cintola, nel Duomo di Prato, dagli studi preliminari che hanno coinvolto le Soprintendenze fiorentine agli interventi da parte di maestranze specializzate.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 marzo 2010 19:05
Lo splendore della Cappella della Cintola, tra arte e giochi di luce

Un incomparabile scrigno d'arte che torna all'antico splendore, insieme a una eccezionale scoperta: è questo il risultato del lungo e laborioso lavoro di restauro della Cappella della Cintola, nel Duomo di Prato, culminato con la pubblicazione del volume "Agnolo Gaddi e la Cappella della Cintola" (Polistampa, pp. 168, euro 28). Il volume, scritto a più mani, abbraccia l'arco complessivo dei lavori, dagli studi preliminari che hanno coinvolto le Soprintendenze fiorentine agli interventi da parte di maestranze altamente specializzate.

In apertura, la curatrice Isabella Lapi Ballerini, direttrice dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, ripercorre, con il corredo di un ricco repertorio fotografico, la storia secolare della Cappella ed il legame profondamente identitario della reliquia con la città toscana. Inoltre riferisce di una scoperta "illuminante" certificata, in appendice al saggio, dall'astronomo Piero Ranfagni: come si legge in una iscrizione datata 26 marzo 1395, sulla parete meridionale del Duomo era presente un foro gnomonico attraverso cui la luce del sole penetrava nella cappella a fine ottobre e, giorno dopo giorno, raggiungeva il centro dell'altare in piena Natività, a dicembre.

Gli affreschi di Agnolo Gaddi raccontano la vita della Vergine e le vicende della Sacra Cintola, portata in patria da Michele Dagomari nell'anno 1141; Marco Ciatti ne dà una lettura iconografica, mentre Marco Massetti e Chiara Nepi descrivono rispettivamente le raffigurazioni zoomorfiche e la flora che caratterizzano il naturalismo prerinascimentale del pittore. Claudio Cerretelli illustra, invece, le diverse collocazioni che la Cintura ha conosciuto all'interno della Cattedrale. Infine Alessandra Popple e i tecnici dell'Opificio guidati da Mauro Matteini rendono conto delle fatiche preliminari e del lavoro per restituire agli affreschi una seconda giovinezza nel rispetto dei principi fondamentali del restauro moderno: compatibilità, reversibilità e distinguibilità. Un testo a carattere multidisciplinare, opportunità eccezionale per approfondire quello che ruota intorno all'oggetto dell'intervento, un'opera d'arte viva e smagliante capace ancora oggi di regalare sorprese. Nella foto, ripresa dall'album di konstriktion su Flickr, il Duomo di Prato.

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