Continua Onda Mediterranea 2003, la rassegna ad ingresso gratuito organizzata a Pontassieve

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 luglio 2003 12:38
Continua Onda Mediterranea 2003, la rassegna ad ingresso gratuito organizzata a Pontassieve

Dopo Marlene Kuntz e Eugenio Finardi, domenica 27 luglio (ore 21,30 – ingresso gratuito) una serata che intreccia i ritmi della tradizione Rom ed il Klezmer di origine ebraica, con l’Alexian Group di Santino Spinelli e Ozen Orchestra. Esiste un ponte tra la musica rom e quella ebraica? Film di successo come “Train de Vie” ci hanno raccontato che questo contatto è avvenuto, e ci hanno dimostrato che sul mediterraneo frequentemente le musiche si incontrano e si “contaminano”. Alexian Group è un gruppo musicale formato da zingari rom residenti in Italia.

Assai apprezzato a livello internazionale per l’instancabile lavoro di ricerca, interpreta i diversi stili musicali zingareschi in maniera assolutamente originale, soprattutto grazie al suo leader, il virtuoso della fisarmonica Santino Spinelli. La loro musica, ora spumeggiante e briosa, ora malinconica e appassionata, riesce sempre a conquistare il pubblico all’interno di una coinvolgente festa zingara. La Ozen Orchestra è formata da nove musicisti d’estrazione classica e jazzistica, uniti dalla comune passione per la musica ebraica accentuando l’eclettismo che caratterizza questa musica.

L’orchestra OZEN esegue brani tratti da partiture antiche, ma anche arrangiamenti nuovissimi, in modo da sottolineare la sorprendente coerenza che questa musica ha assunto nei secoli e nelle diverse parti del mondo.

ALEXIAN GROUP
L'Europa, mosaico culturale, è anche un mosaico musicale e ogni popolo è custode di ritmi e di stili che si sono rinnovati attraverso i secoli, grazie anche a influenze esterne, orientali e afro-americane. A questo ricco mosaico culturale europeo anche i Rom hanno dato il loro apporto, con colori e forme distintive che vanno dalla tradizione popolare dei Balcani, al Flamenco spagnolo e al Jazz Manouche francese.

Il modo inconfondibile di fare musica dei Rom, con propri ritmi, proprie forme e proprie interpretazioni, ha tratto la sua linfa dalla regione geografica e dai condizionamenti storici e sociali dei paesi ospitanti. La ricchezza di ritmi, melodie e armonie della musica romaní è stata sfruttata da compositori come Liszt, Brahms, Schubert, De Falla, Granados Turina, Ravel, Debussy, Dvorak, ma ai Rom non è mai stato riconosciuto pienamente il loro merito. Da sempre svincolati dai parametri di vita dei Kagge, i Rom vivono la loro musica come espressione profonda della loro esistenza, come mezzo di comunicazione di valori etici e culturali, ma anche come mezzo di decontrazione psicologica, di liberazione dalle repressioni della società sorda e inospitale.

Nella sua opera Degli Zingari e della loro musica in Ungheria Liszt scrive: "... Ia loro arte è un linguaggio sublime, un canto mistico, ma chiaro agli iniziati, che viene usato per esprimere quello che vogliono senza lasciarsi influenzare da nulla che sia estraneo ai loro desideri. Hanno inventato la loro musica e l'hanno inventata per se stessi, per parlarsi, per cantare fra loro, per mantenersi uniti, e hanno inventato i piu commoventi monologhi". Per capire la musica romaní occorre viverla alla maniera romaní e capire lo spirito rom.

Parlare della musica romaní significa parlare della cultura dei Rom e della sua evoluzione, che segue le vicende di un popolo errante nel mondo, disperso e oppresso, che gelosamente, e in modo straordinario, ha custodito i suoi tratti essenziali nel tempo e nello spazio. Un popolo caratterizzato dal suo destino, dal suo fatalismo atroce, da quel suo girovagare per alleviare il dolore del vivere, da quel ricominciare sempre daccapo. La musica romaní riflette lo stato d'animo profondo di un popolo che ha fatto del dolore e della precarietà gli emblemi del proprio virtuosismo artistico.

Essa è figlia di un lungo travaglio fisico,morale e psicologico, e non può non avere tratti elegiaci, dissonanti, malinconici, ribelli, ma allo stesso tempo è una musica viva, briosa, piena di ritmi incalzanti, piena di vita. L'interpretazione romaní è di tipo creativo, è caratterizzata dall'improvvisazione estemporanea, risultante dalle conoscenze personali maturate nel corso della vita. La ricchezza ritmica, gli abbellimenti, i melismi, gli ornamenti, sono tratti tipici, ereditati dall'antica scuola orientale e tramandati fino ai nostri giorni, di padre in figlio.

Dall'interpretazione romaní sgorga quell'intima forza che i Rom hanno e che è il segreto della loro sopravvivenza in un mondo avverso. Queste brevi immagini delineano i tratti principali della pratica interpretativa romaní: il superamento di ogni rigidezza ritmica e metrica (il famoso rubato ) per mimesi del fluire naturale; le linee melodiche sorrette da un costante lirismo effusivo, dovuto alle esperienze di viaggio e della vita all'aperto, a pieno contatto con la natura; 'espressione dei propri sentimenti e delle proprie esperienze attraverso la disposizione libera e soggettiva delle più piccole sfumature dinamiche, delle agogiche e dei fraseggi.

Lo spirito rom interviene sugli elementi del linguaggio musicale, utilizzandoli in maniera caratteristica. L'esigenza costante dei Rom di "appoggiarsi" a elementi musicali nuovi ed estranei alla propria tradizione nasconde l'intimo bisogno di sopravvivere, di rivitalizzarsi attraverso l'interscambio degli elementi assorbiti dall'ambiente circostante. Nella musica dei Rom è riflessa la loro filosofia di vita: il nomadismo, il continuo girovagare, I'instabilità della dimora, non sono forse musicalmente rappresentati dalle variazioni? E trovare il modo di guadagnarsi da vivere, per se e per i propri figli, non è forse improvvisare, nel linguaggio musicale? E l'esigenza di spezzare la secolare catena dell'emarginazione che attanaglia i Rom, non è forse rappresentata dalla vivacità e dalla ricchezza delle trovate ritmiche? L'importanza di tale bisogno di esprimersi è di gran lunga maggiore del supporto, al quale si chiede soltanto di potersi adeguare: non e importante quello che si suona, ma come si.suona.

E' certo che i Rom hanno bisogno della musica come i pesci hanno bisogno dell'acqua. Alexian Santino Spinelli.

OZEN ORCHESTRA
L'orchestra OZEN, ovvero “ l'orecchio veicolo mediante il quale il Signore nutre l'anima”, è formata da nove musicisti d'estrazione classica e jazzistica, uniti dalla comune passione per la musica ebraica. La diversità degli elementi di questo gruppo, garantisce ed accentua l'eclettismo che caratterizza questa musica. Per non limitarsi ad una vuota ricostruzione musicale, inevitabilmente destinata a cadere in un accademismo privo di contenuti, se non in un trito folklorismo, l'orchestra OZEN esegue brani tratti da partiture antiche, ma anche arrangiamenti nuovissimi, in modo da sottolineare la sorprendente coerenza che questa musica ha assunto nei secoli e nelle diverse parti del mondo.

Klezmer e non solo klezmer.. La parola "KLEZMER" deriva dal termine ebraico "kle- zemer" che significa "strumento musicante" e definisce la musica che gli ebrei dell'Europa orientale hanno conservato ed elaborato nel corso dei secoli, ignorando divieti e ordinamenti d'imperatori e zar. Questa musica si avvale di modi musicali antichissimi, due in particolare, che sono l'Ahavoh Rabboh, simile alla scala araba (makam) Hedjaz e al modo Frigio, e l'Adonoy Moloch, strettamente imparentato al makam Siga ed al modo Dorico alterato.

Per secoli, su un territorio che va dal mar Baltico al mar Caspio e dalla Siberia ai Balcani, musicisti girovaghi hanno pregato, sghignazzato, riso e pianto con questa musica santa e trasgressiva, spesso "ispirando" compositori "ufficiali" e "colti" come Listz, Bartòk, Brahms, Gherwshin e Benny Goodman, subendo plagi ed espropri culturali.

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