Centro per l'arte contemporanea "L. Pecci": mostra dedicata a Jannis Kounellis

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 giugno 2001 14:12
Centro per l'arte contemporanea

Sarà aperta al pubblico sabato 9 giugno presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci una grande mostra antologica dedicata a Jannis Kounellis.
L’evento espositivo, che comprende circa 40 opere, alcune realizzate appositamente per l’occasione, è a cura del direttore artistico del Centro Bruno Corà in collaborazione con lo stesso Kounellis. La mostra si svolgerà secondo un progetto originale e raccoglierà, per la prima volta in Italia, i lavori più significativi di tutti i cicli della creazione di questo grande artista.
Jannis Kounellis calca la scena pubblica dell’arte dal 1960.

Da allora, hanno rivolto grande attenzione al suo lavoro con mostre personali di prestigio indiscusso i maggiori musei del mondo, quali il Museum of Contemporary Art di Chicago, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, la Galleria Nuova Tretjakov di Mosca, la Kunsthalle di Amburgo, nonché le più importanti rassegne, come Documenta a Kassel e la Biennale di Venezia. Dopo quella di Yves Klein, la mostra di Kounellis appare infatti come uno degli eventi più strettamente pertinenti in senso filologico nell’attività espositiva del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.
Jannis Kounellis nasce nel 1936 al Pireo.

Nel 1956 lascia la Grecia per trasferirsi in Italia. A Roma, dove si stabilisce, trova gli stimoli artistici che cerca. I suoi studi all’Accademia di Belle Arti e il contatto con i grandi maestri della pittura Italiana, da Giotto a Masaccio al Caravaggio, lo aiutano a sviluppare le nozioni di spazio e forma.
Nel 1960, alla sua prima mostra personale alla Galleria La Tartaruga di Roma, presenta una serie di lavori recanti numeri, lettere e segnali dipinti a tempera nera su tela bianca. In queste prime opere la spazialità di riferimento è il muro e l’idea dell’affresco.
Successivamente la sua ricerca si sposta sempre più verso una rottura delle convenzioni linguistiche dell’arte.

In quegli anni l’utilizzo di materiali grezzi, naturali e di sintesi, come intelaiature di letti, porte, scaffali, cotone, lana, cera, ferro, piombo, legno, carbone composti in strutture o appoggiati su mensole, e il recupero di elementi vegetali e viventi lo accomuna alla prassi di altri protagonisti dell’Arte Povera.
La sua opera si arricchisce quindi di rimandi antropologici e mitici con l’uso, ad esempio, del fuoco, forza purificatrice e rigeneratrice, elaborando una propria e originale riflessione sul concetto di storia, di memoria.
Fin dall’inizio della sua carriera artistica Kounellis intraprende viaggi che lo portano a toccare città lontane, da Roma a Berlino, da Napoli a Parigi, da Genova a Rotterdam, da Colonia a New York, da Monaco di Baviera a Londra, da Chicago a Montreal, da Nagoya a Los Angeles, Barcellona, Praga, Mosca, Atene…, dove entra in contatto con una moltitudine di ambienti culturali diversi.

Attraverso i suoi viaggi l’artista è andato definendo un proprio coerente linguaggio visivo basato su un’intensa e personale percezione dello spazio. La sua continua e naturale adozione di spazi, nei quali inserire le proprie opere, è motivo centrale del suo fare arte: gli spazi ricevono le forme della sua potente immaginazione e della sua libertà creatrice.
Alla vigilia di importanti scadenze internazionali, come la grande mostra alla Tate Modern Art Gallery di Londra dedicata all’Arte Povera, risulta particolarmente significativo dedicare a questo protagonista di rilievo internazionale una mostra di ampio respiro critico.

In evidenza