Premio Pieve Saverio Tutino 2017: gli 8 finalisti

Le scelte di vita e la difesa dei diritti fondamentali, un secolo di storia d’Italia raccontato con le parole delle persone comuni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 settembre 2017 16:17
Premio Pieve Saverio Tutino 2017: gli 8 finalisti

L’impegno quotidiano, che a volte si trasforma in lotta, per far valere i propri diritti di cittadini e ancor prima di esseri umani. E le scelte, quelle cruciali che possono cambiare di colpo il corso di una vita, ma anche quelle di ogni giorno, che la vita la cambiano comunque. Sono questi i temi fondamentali che attraversano in modo trasversale le otto testimonianze giunte alla fase finale della 33ª edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, il concorso riservato alle scritture autobiografiche inedite che si svolgerà a Pieve Santo Stefano, Arezzo, dal 14 al 17 settembre (presentazione dei finalisti e proclamazione del vincitore domenica 17, dalle ore 16.30, in Piazza Plinio Pellegrini).

LE STORIE

Emblematica la storia di vita di Antonio Cocco, nato a Padova nel 1933 e vissuto a Venezia, che nella primavera del 1952, per un’interrogazione andata male e il rischio di una bocciatura a ragioneria, decide di impulso di scappare di casa e finisce per arruolarsi, in Francia, nella Legione straniera. Scelta di cui si pente subito, ma dalla quale non riesce a tornare più indietro. Il contratto sottoscritto con il governo francese, che combatte la guerra d’Indocina, lo priva per sempre della libertà personale e lo porta, nel giro di due anni, a subire un feroce addestramento in Algeria. E a morire a Dien Bien Phu, nella battaglia finale contro i Viet Minh che segnerà la cacciata dei francesi dalla penisola indocinese.

Quella di Gio Bono Ferrari, nato nel 1882 a Camogli, Genova, è una storia che riflette il vissuto generazionale di milioni di italiani tra la fine ‘800 e la prima metà del ‘900. Storia di emigrazione estrema: Gio Bono cresce tra l’Italia e l’Argentina, dove riesce ad affermarsi come impiegato in una Casa di Commercio nel Chaco. Poi trova l’amore in Italia, dove decide di tornare a vivere. Ma prima c’è la Grande Guerra, alla quale sceglie di partecipare per senso del dovere. Sopravvissuto all’arruolamento, alle sofferenze e alle ferite, riesce a sposarsi e a gioire per la nascita di due figli.

Le scelte sono la cifra dell’esistenza di Giuseppe Lattes, dirigente d'azienda ebreo torinese nato nel 1913. Scelte che compie ininterrottamente a partire dal 1936, quando ventitreenne, durante una vacanza sulle pendici del Monte Bianco, si innamora a prima vista di una ragazza. Nell’Italia fascista e razzista che priva i due ragazzi di una libertà essenziale come quella di sposarsi, Giuseppe vive prima le discriminazioni, poi con la guerra lo sfollamento e la fuga, a Roma, dove scampa al rastrellamento del ghetto.

Scelte opposte quelle di Giuseppe Marcheselli, nato a Bologna nel 1916, che al momento dell’armistizio del 1943 decide di combattere per la Repubblica sociale, alla quale resta fedele fino al giorno della Liberazione, quando viene fatto prigioniero dai partigiani e rinchiuso per mesi nel campo di detenzione 338 di Coltano, vicino Pisa. E racconta le sofferenze, i dolori e le violenze che precedono la “normalizzazione” della vita civile nell’Italia del secondo dopoguerra.

Quella di Paola Nepi, nata nel 1942 a Montevarchi, Arezzo, è una storia segnata dalla malattia, la distrofia muscolare, e di una vita passata a combatterla e a combattere tutti gli ostacoli che la società non si impegna a rimuovere, per permettere a chiunque di vivere una vita dignitosa e “normale”. Paola si batte per affermare il diritto alla libertà di scelte proprie fino alla fine. Fino alla morte, a un passo dalla quale accetta di vivere ancora grazie alla ventilazione artificiale, condizione nonostante la quale riesce a scrivere un’autobiografia toccante della sua vita, grazie ai movimenti essenziali che riesce a compiere e all’ausilio di un computer.

La coerenza delle scelte costerà cara a Mario Ponzi, comunista, figlio di una lavandaia, che sin da ragazzo sposa la lotta proletaria, che finisce sotto il torchio del tribunale speciale e nel 1930 viene incarcerato. Nel 1936 evade e lascia l'Italia, si rifugia in Francia, seguendo una rotta molto battuta da chi espatria portandosi dietro l'etichetta sprezzante di "fuoriuscito". Muore oltralpe nel 1942, a causa delle privazioni e di una salute precaria.

Il sospetto di aver compiuto la scelta sbagliata tormenta per tutta la vita Pietro Poponcini, nato nel 1935 a Civitella in Val di Chiana, Arezzo. Quando la mattina del 9 luglio 1944 i tedeschi rastrellano il padre Aldo, che poco dopo morirà in circostanze oscure, lui è di guardia alla strada di campagna da dove si presume che possano arrivare i militari, che invece sbucano dalla parte opposta cogliendo tutti di sorpresa.

Anche la piccola Giuseppina Porri, nata nel 1923 a Cortona in provincia di Arezzo, si troverà orfana di padre da piccolissima. Un padre, Angiolo il fornaio, che ha scelto di non essere fascista, e che per questo attrae le attenzioni dei servizi segreti di polizia politica del regime, l'Ovra, subisce pestaggi per la strada, la reclusione in carcere in occasione delle feste fasciste o delle visite ufficiali. L'emarginazione, il tracollo degli affari, la povertà e un cuore che si ammala.

DATI

Diverse le forme in cui si presentano le scritture: due sono gli epistolari (Cocco e Ponzi), due le autobiografie (Ferrari e Nepi), quattro le memorie (Lattes, Marcheselli, Poponcini e Porri). La scrittura più antica (Ferrari) inizia nel 1882, quella più recente (Nepi) arriva fino al 2016. Forte la presenza di testimonianze scritte da autori nati in Toscana, 3 su 8 (Nepi, Poponcini, Porri).

COMMENTI

Natalia Cangi, direttrice organizzativa Archivio dei Diari

“Mai come quest’anno si è creata una profonda armonia tra i contenuti delle storie di vita giunte alla fase finale del Premio Pieve Saverio Tutino, e il “tema” che la direzione artistica della manifestazione ha scelto come filo conduttore per legare i numerosi eventi collaterali che precederanno la scelta del diario vincitore del concorso di quest’anno. “Diritto di memoria”, questo il tema scelto e il titolo che abbiamo dato alla 33ª edizione del nostro festival, per celebrare l’ormai imminente anniversario dei 70 anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, e legarlo al vissuto comune degli italiani che ci inviano i loro diari, e che con le loro lotte, le loro scelte, hanno ispirato le norme tradotte dai padri costituenti nei principi fondamentali, nei primi 12 articoli della nostra Carta.

E continuano, o dovrebbero continuare a ispirare la classe dirigente nelle scelte di ogni giorno. Anche le 8 testimonianze che racconteremo il 17 settembre nella piazza di Pieve Santo Stefano, riflettono la quotidiana sfida che ha per protagonista ognuno di noi per difendere, pretendere ed esercitare i diritti fondamentali che la nostra civiltà ha conquistato a prezzo altissimo nel corso del Novecento”.

Fabio Pecorari, direttore generale Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo

“La memoria è la capacità del nostro cervello di riprodurre nella mente l’esperienza passata, di riconoscerla come tale e di localizzarla nello spazio e nel tempo. Il tema di questa 33a edizione del Premio Pieve Saverio Tutino è il Diritto di memoria, a sottolineare che il bene prezioso contenuto nell’Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano deve essere tutelato, mantenuto, difeso. Il bene prezioso è l’insieme di pagine, fogli, appunti, epistolari, disegni che ricordano episodi di vita vissuti, raccontati, immaginati e che tutti insieme costituiscono l’anima di una nazione.

Della Nostra Nazione. È grazie a queste memorie che possiamo ricostruire il passato, comprendere meglio il presente e pianificare il futuro. La Banca di Anghiari e Stia sostiene dal 2010 il Premio Pieve Saverio Tutino perché crede fermamente nel valore della memoria, nel valore della interpretazione del passato attraverso i materiali che riproducono le esperienze vissute e che ci permettono attraverso l’esperienza di costruire un futuro migliore, o almeno così dovrebbe essere. Sono gli individui i “portatori sani” della memoria, coloro che hanno avuto modo e voglia di trasmetterci il loro vissuto per tentare di farci costruire un presente migliore.

Proprio la memoria è uno degli elementi su cui il Credito Cooperativo basa da sempre il proprio essere, il proprio stile per fare “banca” partendo dagli elementi del passato, dalle esperienze vissute, per mantenere e valorizzare l’identità delle comunità in cui le Banche di Credito Cooperativo operano. Solo in questo modo, mantenendo fede alle nostre tradizioni e radici culturali, ma cercando al contempo di attualizzarle per rispondere adeguatamente alle esigenze del nostro tempo, la BCC si propone di svolgere al meglio il proprio “mestiere”: creare valore per i nostri territori e per tutti coloro che vi abitano.

La centralità della persona e l’importanza della “relazione”, la capacità di ascoltare ciò che ognuno ha da dire, custodirne le memorie, le esperienze e i saperi per tramandarli alle generazioni future, sono singolari assonanze e punti di contatto tra la Banca locale e l’Archivio di Pieve Santo Stefano e testimoniano l’attualità e la vitalità del ruolo che queste due istituzioni ricoprono. La memoria è uno dei nostri valori fondamentali, dell’Archivio Diaristico Nazionale come della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo.

Per questo siamo orgogliosi di sostenere anche quest’anno il Premio Pieve Saverio Tutino, che proprio il “Diritto di memoria” intende salvaguardare e promuovere come patrimonio collettivo”.

Andrea Sereni, presidente della Camera di Commercio di Arezzo

“In una società dove spesso anche i momenti più intimi o più dolorosi vengono condivisi attraverso i social media, con inevitabile condizionamento derivante dal loro trasformarsi in momenti “pubblici”, acquisisce un valore particolare il rapportarsi con testi, diari o lettere, nati invece per essere conosciuti spesso solo dai propri autori o dalle persone a loro più care. Un'occasione che ci viene offerta ogni anno dal Premio Pieve Saverio Tutino dell'Archivio Diaristico Nazionale e che ne fa una vera e propria eccellenza nel panorama culturale nazionale ed europeo grazie soprattutto all'impegno e alla dedizione dei volontari e delle istituzioni coinvolte.

Ad una manifestazione così rilevante non poteva certo mancare il supporto della Camera di Commercio di Arezzo, impegnata da sempre a sostenere iniziative e manifestazioni culturali in grado di valorizzare e promuovere il nostro territorio, e come nel caso dell'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, a preservare ricordi di vita e memorie cioè la nostra storia”.

In evidenza