In un’epoca in cui le donne non potevano fare dell’arte una vera professione, Plautilla Nelli (1524-1588) la suora pittrice autodidatta diede vita a una bottega tutta al femminile all’interno delle mura del suo convento, Santa Caterina di Cafaggio (ormai scomparso); attraverso la vendita sia di opere di piccolo formato destinate alla devozione privata della nobiltà fiorentina che di grandi tele e pale d’altare, le suore raggiunsero un’indipendenza economica.
Plautilla, che aveva ereditato i disegni di Fra Bartolomeo, si rivela nelle sue grandi opere di soggetto sacro come continuatrice della tradizione della Scuola di San Marco, una corrente artistica sviluppatasi a Firenze nel primo Cinquecento nell’ambiente spirituale originatosi intorno alla figura di Girolamo Savonarola, per il quale l’attività artistica praticata dalle religiose era un mezzo per preservarle dall’indolenza. Persino Giorgio Vasari si soffermò su di lei nella seconda edizione delle Vite (1568), affermando che Plautilla con le sue opere aveva “fatto maravigliare gl’artefici”.
Una delle sue principali opere si trova in S. Maria Novella: dopo quattro anni di interventi in laboratorio, l’Ultima Cena di Plautilla torna nel Complesso di Santa Maria Novella per essere permanentemente esposta nel museo.
L’unica Ultima Cena conosciuta di una pittrice d’età moderna, la tela di Plautilla, lunga quasi sette metri, è fra le più grandi opere al mondo eseguite da una donna e una delle più impegnative dal punto di vista compositivo. Plautilla dipinse 13 figure a grandezza naturale confrontandosi su un tema generalmente riservato ai pittori all’apice della propria carriera, come prova della loro maestria.
Plautilla Nelli scelse di dipingere il momento in cui Cristo rivela che sarà tradito e lo fa emulando la leonardiana idea di ritrarre gli Apostoli nel dinamismo delle loro emozioni - una soluzione che aveva rinnovato la tradizionale raffigurazione dell’Ultima Cena nella pittura fiorentina. Il restauro è frutto di uno sforzo collettivo che ha visto coinvolti, fra i tanti, Advancing Women Artists (AWA), il Comune di Firenze e in particolare i Musei Civici Fiorentini, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato, nonché i Frati Domenicani del Convento di Santa Maria Novella.
Scoperte e conferme
“Non si è mai così vicini a un artista quanto in un laboratorio di restauro” afferma la restauratrice Rosella Lari, responsabile diretta dell’intervento. “Abbiamo restaurato la tela e nel farlo abbiamo riscoperto la storia di Plautilla e la sua personalità. Le sue pennellate erano potenti e cariche di colore. La riflettografia ha rivelato la presenza di pochissimo disegno preparatorio… Plautilla sapeva cosa voleva e aveva abbastanza padronanza della propria arte per riuscirci”. Il restauro è stato supportato dall’analisi diagnostica effettuata dall’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR.
Questo processo a 360 gradi, condotto da un team tutto al femminile di curatrici, conservatrici e ricercatrici, ha portato a svelare la composizione chimica dei pigmenti impiegati e il restauro ha fornito la prova decisiva che l’Ultima Cena di Plautilla Nelli sia un’opera corale, creata secondo la vera consuetudine del lavoro della bottega, poiché sulla tela si rintracciano mani diverse con diversi livelli di esperienza.
Uno sforzo mondiale
Il restauro dell’Ultima Cena di Plautilla Nelli è stato promosso e finanziato da Advancing Women Artists, la cui mission è quella di ricercare, restaurare ed esporre opere di donne artiste individuate nei musei, nelle chiese e nei depositi della Toscana. Mentre la tela si trovava nel laboratorio di restauro, donatori di tutto il mondo hanno abbracciato questa “missione di salvataggio” grazie a un progetto in due tempi. Nella prima fase, nel marzo 2015, è stata lanciata la campagna di crowdfunding ‘TheFirstLast’.
Il primo a offrire la propria donazione è stato il Sindaco di Firenze Dario Nardella, seguito da donatori di 19 paesi, tra cui Australia, Brasile, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Filippine, Regno Unito, Stati Uniti e Emirati Arabi. “Questo restauro – ha sottolineato la vicesindaca Cristina Giachi – come sempre nasce con l’obiettivo di promuovere l’arte come bene comune e di riportarne la bellezza nella vita quotidiana di ciascuno.
Il supporto privato rende possibili restauri onerosi come questo è rappresenta plasticamente il senso di appartenenza universale che l’arte promuove. In questo caso, inoltre, si è creata un’importante sinergia tra un privato che desidera investire e prendersi cura di un’opera d’arte e un gruppo di alte professionalità del settore in grado di donargli nuova vita e bellezza.”
Il Programma “Adopt an Apostle” e la firma di Plautilla
La seconda fase dell’appello mondiale, il cosiddetto “The Adopt an Apostle Program’, ha consentito di abbinare a ciascuno dei dodici donatori uno dei Santi raffigurati. Il primo a essere adottato è stato il personaggio di San Giovanni, l’ultimo San Simone. All’ex avvocato americana Donna Malin è stata affidata la figura di Cristo. Restava da risolvere la questione dell’adozione di Giuda. I canadesi Margaret MacKinnon e Wayne McArdle - che avevano essi stessi scelto due Santi nel dipinto -, dettero vita all’‘Art Defense Fund’ per Giuda, in cui erano stati invitati dieci donatori a dare il loro contributo per salvare il personaggio più impopolare del dipinto, suscitando un dibattito sull’imparzialità del restauro artistico e sul fatto che tutti i personaggi avessero diritto al recupero.
“Plautilla rivendica la paternità del proprio capolavoro firmando la sua tela, un fatto raro nel Rinascimento”, spiega MacKinnon. “E accompagna la sua firma con l’iscrizione ‘Orate pro Pictora’. Tutti coloro che sono stati coinvolti nel progetto hanno preso questo appello alla lettera. Noi ‘preghiamo per la pittrice’ attraverso il restauro, per garantire che la sua eredità torni ad essere pubblica”.
Il passato e il presente del dipinto
Nel 1817, in seguito alla soppressione napoleonica degli ordini religiosi, il dipinto di Plautilla Nelli fu trasferito dal convento di Santa Caterina a quello di Santa Maria Novella, che divenne così la sua casa adottiva. Qui l’opera si trova ormai da due secoli, pur avendo più volte mutato la sua collocazione. Durante l’alluvione del 1966, sebbene fosse stata risparmiata dal contatto diretto con l’acqua, l’Ultima Cena fu tra le innumerevoli opere d’arte che subirono gli effetti collaterali delle 600.000 tonnellate d’acqua, detriti e fango che avevano invaso Firenze, allorché l’Arno, straripando, aveva devastato la città. Dopo essere rimasto per diversi decenni negli ambienti conventuali in uso ai frati, il dipinto è stato nuovamente collocato nell’antico Refettorio del Museo - di fronte all’Ultima Cena di Alessandro Allori, contemporaneo di Plautilla -, finalmente restituito all’ammirazione dei visitatori.
Un continuo dialogo
Il catalogo dedicato al restauro, Visible: Plautilla Nelli and her Last Supper restored / Plautilla Nelli e la sua Ultima Cena restaurata, è una pubblicazione in doppia lingua (italiano-inglese), edita da The Florentine Press. Uscita in occasione dell’unveiling del dipinto, essa racchiude contributi sugli interventi di restauro e di diagnostica, la storia dell’opera nelle sue varie sedi, la figura artistica di Plautilla e la sua vicenda all’interno del contesto domenicano e studi che evidenziano alcuni particolari del quadro – dall’apparecchiatura della tavola al valore che la sua storia assume per i mecenati di oggi.
Alle ore 17 del 12 Novembre, si terrà una conferenza con gli autori a Santa Maria Novella (Visitor Center dell’Infopoint) e, nella primavera 2020 a Firenze, per gli appassionati d’arte sarà visibile in anteprima mondiale un documentario con lo stesso titolo, prodotto per la televisione americana da Bunker Film e WFYI Productions.
Che cos’è Advancing Women Artists?
AWA, fondata nel 2009 dall’autrice e filantropa americana Jane Fortune (1942-2018), ha restaurato 65 opere d’arte fiorentine realizzate da artiste attraverso cinque secoli. La storia di Plautilla Nelli ha dato il via alla ricerca di altre opere, da scoprire e salvare, di ‘donne invisibili’ che la storia dell’arte ha trascurato. Il recupero di numerose opere di Plautilla parte di AWA ha gettato le basi per la prima mostra monografica dedicata dagli Uffizi a Plautilla nel 2017, in cui sono stati esposti 15 dei 20 dipinti e disegni attributi all’artista e restaurati da AWA durante l’ultimo decennio.
Plautilla è soltanto la prima di una schiera di pittrici che attendono il proprio riconoscimento perché, in base alle stime di Jane Fortune, in Toscana vi sono più di 1500 opere - esposte o in deposito - eseguite da donne artiste. Il prossimo passo per AWA è il restauro del San Giovanni che guarisce le vittime della peste, della pittrice settecentesca fiorentina Violante Ferroni. Il dipinto è situato nell’antico Ospedale di San Giovanni di Dio, un tempo casa della famiglia di Amerigo Vespucci, che era stato istituito per ospitare coloro che erano malati di peste (presto diventerà un centro di assistenza sanitaria regionale).