Caro gasolio e materie prime: agricoltura toscana in ginocchio

Brunelli, Cia: "No alle speculazioni ai danni di aziende e cittadini"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2022 15:06
Caro gasolio e materie prime: agricoltura toscana in ginocchio

Firenze, 17 febbraio 2022- Costi di produzione alle stelle per l’agricoltura toscana. Soprattutto per serre, stalle e agriturismi, e ora il rischio è di compromettere semine e produzioni importanti, mettendo a repentaglio tuttala filiera agroalimentare. La fiammata dei beni energetici nelle ultime settimane, infatti- con quelli regolamentati che segnano una crescita record del 93,5% su base annua -, ha effetti diretti drammatici sulle imprese agricole.

A sottolinearlo è la Cia Agricoltori Italiani della Toscana, che ha incontrato in video conferenza, la vicepresidente Regione Toscana e assessore agricoltura Stefania Saccardi. All’ordine del giorno il caro prezzi di produzione che sta mettendo a rischio il futuro di molte filiere agricole, e il prezzo del latte bovino, sottopagato ai produttori, nonostante un protocollo nazionale firmato ma mai applicato il protocollo firmato.

I prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 3,8% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, con conseguenze immediate per i cittadini, trascinati però dagli aumenti enormi di acqua, elettricità e combustibili (+22,6%) e trasporti (+7,7%).

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“Tutti rialzi che continuano a incidere fortemente sulla tenuta del settore agricolo e alimentare – sottolinea Luca Brunelli, presidente Cia Toscana - che necessita di molta energia per tutti i processi di produzione, trasformazione e conservazione dei prodotti. Senza contare che, in Italia, l’80% dei trasporti commerciali avviene su gomma, percentuale che però supera il 90% nel caso degli alimentari freschi. Per questo, ora più che mai, bisogna tenere alta l’attenzione lungo la catena del valore e della distribuzione, immaginando più risorse e misure strutturali contro il caro energia sui campi e lungo la filiera - sottolinea Brunelli - anche per scongiurare speculazioni sui prezzi al dettaglio che né le aziende né i consumatori possono accettare”.

Il problema degli aumenti dei costi di produzione avvolge trasversalmente tutti o comparti produttivi agricoli. In provincia di Livorno – sottolinea Pierpaolo Pasquini, Cia Etruria - gli allevamenti bovini da latte stanno all’interno del palmo di una mano qualche allevamento in più riguarda gli ovini. Il fatto che siano rimasti pochi non vuoi dire che vanno abbandonati anzi vanno attenzionati per riuscire a farli rimanere. Sul comparto ortofrutticolo e del pomodoro da industria, il drastico ridimensionamento degli ettari coltivati è avvenuto negli ultimi 20 anni per problemi commerciali legati molto alla globalizzazione ed al cambiamento dei consumi.

In provincia di Livorno nel 2002 erano coltivati 600 ettari di spinaci adesso non si superano i 20 ettari; erano 400 gli ettari di carciofo adesso sono 100 ettari.

“Il colpo di grazia avverrà con l'aumento dei costi di produzione” aggiunge Pasquini. Sul pomodoro da industria emerge che nel 2022 ci vorranno 9.200 euro ad ettaro di costi di produzione, quindi, con il prezzo del 2021 ci vorranno circa 1.000 quintali ad ettaro per portare i conti in pareggio. “Si possono fare altri esempi come il melone in coltura semi-forzata con 20.000 euro ad ettaro – prosegue -. Da anni ritengo opportuno un tavolo di concertazione con la GDO, ma adesso è fondamentale. Non possono continuare a pregiarsi di favorire il prodotto toscano e pagarlo ai prezzi di altri areali italiani o del Nord Africa. Se poi si decide che è un settore da abbandonare bene gli agricoltori provvederanno ma bisogna dirgli cosa coltivare, altrimenti l'alternativa è l'abbandono con tutte le conseguenze che si possono immaginare”.

“Partendo dal problema del latte bovino – ha sottolinea il presidente di Cia Grosseto, Claudio Capecchi -, bisogna entrare anche nei comparti zootecnici come ovini, suini, bovini da carne e poi negli altri comparti, come la cerealicoltura che soffre di prezzi bassi nell’ultimo decennio – tranne il momento attuale -; oggi ci troviamo ad un aumento di costi della produzione del 30-40% superiore a quelli degli anni passati. I costi di produzione comprendono anche il settore vino, orticolo e anche l’agrituristico vista l’impennata dell’energia elettrica”.

“L’aumento dei costi di produzione – ha sottolineato Thomas Petrucci, Agia Cia Toscana -, colpisce praticamente tutti i settori dell’agricoltura e della zootecnia. Come allevatore di suini ho un costo di produzione di 1,80 euro al kg, i mercati oggi stanno crollando e mi porto a casa 1,40 euro/kg, ma è così per tutti gli altri settori zootecnici. Stiamo subendo un processo di inflazione generale, c’è necessità e obbligo di adeguamento dei prezzi della produzione primaria, così come è avvenuto per gli altri produttori di materie prime (plastiche, ferro, petrolio, metano) tutta questa inflazione dovrà investire anche i prezzi del settore primario, latte, carne, cereali e quindi che rispecchi l’andamento generale.

Altrimenti, visto che eravamo in difficoltà già prima, così arriviamo ad un punto di non ritorno. Nel Nord Europa, già il 15% degli allevamenti di suini sta chiudendo per l’insostenibilità dei costi di produzione: se non invertiamo la rotta sarà così anche per l’Italia”.

La Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle in Regione Toscana Irene Galletti, esprime la propria solidarietà agli iscritti di Coldiretti in manifestazione oggi a Firenze e conferma il suo impegno in favore del comparto agricolo toscano.

“I rincari di energia e gas, oltre all’aumento significativo dei prezzi delle materie prime, stanno mettendo in ginocchio ogni settore produttivo della Toscana. Tra i comparti più colpiti - evidenzia Galletti - c’è quello agricolo, con i nostri imprenditori costretti a fare veri e propri miracoli per tenere in piedi le aziende”.

“Se le bollette non possono essere fermate - spiega la Presidente M5S - è altrettanto vero che le produzioni agricole e gli animali non possono essere abbandonati. Penso ai tanti produttori di latte in difficoltà a causa dell’aumento dei prezzi dei mangimi e dell’energia, che non possono certamente spegnere gli interruttori delle stalle o lasciare vuote le mangiatoie. Tutto questo contro la scarsa remunerazione riconosciuta per il loro lavoro. Ma penso anche a tutte le altre aziende agricole, che per esigenze di filiera successive, non possono adeguare i costi di trasformazione dei loro prodotti che richiedono molta energia”.

“Tutte le istituzioni devono comprendere pienamente l’urgenza del momento e agire in tutela di un settore agroalimentare, che da solo vale diversi miliardi nel mondo e porta luce all’Italia e alla Toscana. A livello regionale stiamo già facendo la nostra parte per mettere un freno al “caro bollette” - chiarisce - e faremo sentire la nostra voce anche a Roma e a Bruxelles per tramite dei nostri parlamentari”.

“Esprimo solidarietà agli agricoltori che oggi, sotto la bandiera di Coldiretti, si sono radunati a Firenze per manifestare pacificamente contro “il caro energia che uccide l’agricoltura” e per il diritto ad un “cibo sano al giusto prezzo”. Siamo al vostro fianco” Così Irene Galletti, Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle in Regione Toscana.

“Stamani non sono presente a Firenze, ma, come ho avuto modo di dire al presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi e al direttore Angelo Corsetti, sono dalla loro parte. Difendere il made in Tuscany e l'agroalimentare vuol dire difendere il lavoro, la nostra tradizione, il nostro territorio”. Con queste parole, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, esprime il proprio sostegno alla manifestazione di Coldiretti, in corso questa mattina a Firenze e in tante altre città d’Italia.

“Il momento di gravissime difficoltà sociali ed economiche che stiamo attraversando colpisce anche il comparto agricolo, uno dei settori portanti dell’economia toscana – aggiunge Mazzeo –. Come istituzioni siamo chiamati a sostenerlo e a sostenere tutte quelle realtà produttive che da sempre caratterizzano l’economia della nostra regione e che, attraverso un progressivo processo di riorganizzazione e di innovazione, devono continuare a spingere lo sviluppo della Toscana. La nostra è infatti una terra che, anche grazie alla propria produzione agricola, deve puntare sempre più all'eccellenza e a garantire una migliore qualità della vita e del benessere dei cittadini”.

“Come denunciato da Coldiretti, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori non riescono oggi neanche a coprire i costi di produzione – dice ancora il presidente –: il balzo dei beni energetici si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole che sono così costrette a vendere sottocosto. Come ho già avuto modo di dire in passato, serve un intervento a livello nazionale per sostenere le famiglie e le imprese di tutti i comparti. Il caro bollette è un problema che riguarda tutti, il governo ha il dovere di intervenire in maniera rapida, altrimenti il rischio è quello di spegnere la ripresa che l’Italia merita nel post pandemia”.

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