Olio: in Toscana importate 7 bottiglie su 10, i consigli di Aduc per l'acquisto

Alcune definizioni sono ingannevoli, di fantasia o che non servono, come per esempio: naturale, tradizioni, sapori o fragranza di..., robusto, gentile, prima spremitura, dietetico, non filtrato, ecc

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 novembre 2013 16:08
Olio: in Toscana importate 7 bottiglie su 10, i consigli di Aduc per l'acquisto

Di questo passo l’olio toscano esportato all’estero supererà i 500milioni di euro in valore. Quasi il doppio rispetto al 2003. Sono aumentate del 18,3% le esportazioni del principe della dieta mediterranea nelprimo semestre del 2013 con 258milioni di valore esportato rispetto al semestre dell’anno prima. Sulle tavole dei consumatori stranieri finiranno tra gli 80-90 mila quintali di olio tracciato e certificato (Igp e Dop) dei 160mila quintali previsti dalla campagna olivicola confermando un trend in crescita ma dando vita al contempo ad un paradosso incredibile: appena 3 bottiglie di olio certificato su 10 saranno consumate nel nostro paese;tutto il resto, 7 su 10 quindi, sarà esportato ad ulteriore prova che il consumatore straniero apprezza (ed acquista) di più l’olio extravergine di qualità.

Il 70% dell’olio toscano Igp destinato all’estero finirà in particolare negli Stati Uniti dove è diretto il 60% del prodotto esportato seguito, in ordine di importanza, da Germania, Regno Unito, Giappone, Canada, altri Paesi europei edextraeuropei, tra cui stanno emergendo Cina, Russia e Brasile. La restante parte di olio d’oliva, intorno ai 70-80 quintali, andrà invece a costituire la base di olio italiano non certificato. L’analisi è di Coldiretti Toscana (info su www.toscana.coldiretti.it) e Consorzio di Tutela per l’olio extravergine toscano Igp in occasione dell’apertura della campagna olivicola 2013 sulla base dell’elaborazione dei dati forniti dall’Istat e dallo stesso Consorzio.

Anche per il nostro extravergine vale il motto “nessuno è profeta in patria”. ADUC

Tempo di raccolta delle olive e di frantoi. ”Olio extra vergine di oliva", appena spremuto, verde intenso che fa la gioia degli amanti della bruschetta (fetta di pane leggermente tostata, condita con olio, sale e aglio). Gia' ma come si sceglie un olio extra vergine di oliva? Ovvio che il primo elemento e' la qualita' dell'oliva stessa che deve essere raccolta integra e al giusto grado di maturazione; l'operazione puo' essere fatta a mano (pettini o bastoni) o con abbacchiatori meccanici.

La raccolta fatta dopo la caduta naturale e la permanenza sul terreno possono dare all'olio odori sgradevoli. Le olive devono essere frante nel giro di 24 ore per evitare processi di fermentazione. L'olio extra vergine e' ottenuto con procedimenti meccanici e l'acidita' deve essere inferiore allo 0,8%. Sulla etichetta dovra' essere riportato: la denominazione di vendita (olio extra vergine), la categoria (olio di oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici), il quantitativo, il nome o la ragione sociale e l’indirizzo del produttore oppure del confezionatore o di un venditore, la sede dello stabilimento di confezionamento o di produzione, il termine minimo di conservazione, le condizioni per la conservazione, la raccomandazione: "non disperdere nell’ambiente dopo l’uso" e il lotto di confezionamento.

L'indicazione Dop (denominazione di origine protetta) indica che le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un'area geografica delimitata, quindi, olive raccolte, trasformate e confezionate in una determinata zona, mentre l'Igp (Indicazione geografica protetta) significa che almeno una fase del processo produttivo deve avvenire in una particolare area. Detto in soldoni, l'olio e' confezionato in un luogo ma le olive possono essere raccolte in un altro. Entrambe le denominazioni sono regolate da appositi disciplinari.

Ci sono anche oli extra vergini biologici che devono aggiungere una apposita dicitura (agricoltura biologica - controllato da...) Alcune definizioni sono ingannevoli, di fantasia o che non servono, come per esempio: naturale, tradizioni, sapori o fragranza di..., robusto, gentile, prima spremitura, dietetico, non filtrato, ecc.

Purtroppo non è tutto oro quello che luccica. La Toscana - prima regione italiana per export di olio - con il suo ricco patrimonio agroalimentare legato al territorio, alle tradizioni e alla sicurezza alimentare riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, ed anche per questo facilissimo da esportare, è diventata terra di conquista per multinazionali e grandi gruppi industriali che l’hanno trasformata in una piattaforma di passaggio e confezionamento di molti prodotti, olio incluso, legati e Made in Italy agroalimentare.

Non è quindi un caso che in Toscana ci sia la concentrazioni più significativa di produttori (17,3%) e trasformatori (16,9%) dove a prevalere sono proprio gli operatori oleari con 325 molitori e 721 imbottigliatori. Un record nazionale se contiamo che la Puglia, la regione che produce più olio nel nostro paese, ha “solo” 163 molitori e 140imbottigliatori. Ad ogni litro d’olio prodotto nella nostra regione corrispondono 10 litri di olio imbottigliato che finisce negli scaffali nazionali e soprattutto internazionali dando così vita alla parabola della “moltiplicazione” dell’extravergine.

Nella regione regina di qualità ben 5 dei 43 extravergine italiani riconosciuti dalla comunità europea secondo l’ultimo rapporto Istat con 4 Dop (Terre di Siena, Chianti Classico, Lucca, Seggiano) e 1 Igp (Toscano Igp), si produce appena il 4% dell’olio nazionale ma se ne imbottiglia e commercializza il 36-37%; 10 volte l’olio che i nostri 17milioni di olivi sarebbero in grado di sostenere. La parte mancante di quel 36%-37% che “gonfia” la capacità produttiva toscana arriva dall’estero, Tunisia, Spagna, Grecia, per essere miscelata e confusa con l’olio toscano attraverso marchi famosi sinonimo di garanzia di qualità ed italianità.

Ecco spiegato il dato “mostruoso” sul valore dell’export che purtroppo non rende merito alla qualità dell’extravergine certificato commercializzato al di fuori dei confini nazionali: l’olio di oliva – ma purtroppo non solo quello come hanno dimostrato i tanti recenti sequestri - arriva in Toscana, viene “raffinato” ed imbottigliato, e poi spedito e venduto all’estero allo sprovveduto consumatore convinto di aver acquistato un prodotto toscano quando di toscano c’è poco, se non nulla. Ecco perché la legge salva olio voluta e sostenuta da Coldiretti, assume un valore chiave nella lotta alle contraffazioni e al furto del Made in Italy agroalimentare in quella che sarà la prima effettiva campagna olivicola dopo la sua definitiva entrata in vigore.

La legge contiene il riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo che consentano di smascherare i furbetti dell’extravergine all’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione a 18 mesi dalla data di imbottigliamento, dalla fissazione di sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi all’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, dall’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali.

Obiettivo della legge – spiega Coldiretti – è porre fine ad una pericolosa proliferazione di truffe e inganni, svelando il “mistero” delle tante anomalie di un mercato dove alcuni oli sono venduti a prezzi che non coprono neanche i costi di raccolta delle olive in Italia, ma con etichette che riportano la bandiera tricolore in bella evidenza. Un danno gravissimo per un Paese in cui l’’olio di oliva è praticamente presente sulle tavole di tutti gli italiani con un consumo nazionale stimato - sottolinea la Coldiretti - in circa 14 chili a testa. Con le importazioni di olio di oliva vergine aumentate in valore del 18% a livello nazionale nel corso del 2013, sono positive le modifiche approvate dalla Commissione europea per facilitare la prevenzione di pratiche fraudolente nel settore.

E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2013 nel commentare le modifiche apportate dalla Commissione Europea alregolamento n. 2568/91che prevede il decremento graduale dei limiti di etilesteri consentiti: 40 mg/kg per la campagna 2013/2014, 35 mg/kg per il 2014/2015 e 30 mg/kg per le campagne successive. La Commissione – sottolinea la Coldiretti - ha giustamente recepito le decisioni del Consiglio oleicolo internazionale facilitando in tal modo le azioni volte alla prevenzione di pratiche fraudolente che danneggiano fortemente la produzione Made in italy.

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