Allevamenti toscani: servono politiche a sostegno

In dieci anni -30% aziende bovine, -47% aziende ovine. La Regione offre una risposta ‘plurale’ ai loro problemi. Le proposte di Legambiente, AIAB, Coordinamento Toscano Produttori Biologici e CIA

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 febbraio 2012 21:58
Allevamenti toscani: servono politiche a sostegno

Servono politiche adeguate per salvare la zootecnia toscana. Lo sottolinea la Cia Toscana che oggi ha preso parte, a Firenze, al convegno “Proposte a sostegno dei piccoli allevatori” organizzato, oltre che dalla stessa Cia, da Legambiente , AIAB, Coordinamento Toscano Produttori Biologici. I dati del recente censimento Istat, parlano chiaro, in dieci anni c’è stato un crollo vero e proprio: per i bovini le aziende sono passate da 4.964 a 3.486 (-29,8%) oltre al -10,1% per capi; mentre per gli ovini erano 4.628 le aziende nel 2000 e sono 2.452 nel 2010 (-47%) son un -24,9% per numero di capi. Il diritto a usare in azienda i sottoprodotti dei propri allevamenti, a seppellire un animale morto senza spedirlo a un inceneritore fuori regione, a macellare in un agriturismo i propri animali per somministrarli ai clienti o per vendita diretta, sistema di identificazione degli animali, controlli dell'ispettorato del lavoro, certificazione e controlli degli allevamenti biologici, requisiti per la vendita di latte crudo: sono questi i temi riguardanti le proposte che Legambiente, Cia e Aiab hanno presentato in una piattaforma di norme a tutela dei piccoli allevamenti.

Proposte che mirano a semplificare una serie di regole pensate per la grande impresa, ma che rendono molto difficile la gestione e la stessa sopravvivenza di una piccola azienda zootecnica. Un settore vitale che rischia di essere soffocato dalla burocrazia e da un eccesso di norme igieniche e di prescrizioni urbanistiche. “Affrontare in una dimensione più ampia i problemi legati ai piccoli allevamenti, perché se il settore centrale è quello agricolo, la soluzione agli aspetti problematici sollevati dalla categoria dei piccoli allevatori, dall’anagrafe del bestiame allo smaltimento della carcasse, dalle certificazioni e controlli ai requisiti per la vendita del latte crudo, va trovata in una pluralità di strumenti facenti capo a settori diversi.

Si tratta di elaborare un metodo che consenta di muoversi con flessibilità dentro le normative, costituendo un tavolo permanente con gli altri assessorati coinvolti, diritto alla salute, ambiente e urbanistica e aprendo un confronto costante con le associazioni per costruire un sistema”. Così l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori ha risposto agli interventi dei tanti allevatori che hanno partecipato in Sala Pegaso all’incontro pubblico sulla piattaforma di proposte per la piccola zootecnia toscana formulata da Legambiente, Aiab, Cia Toscana e Ctpb e illustrata da Beppe Croce.

All’incontro, presieduto da Maria Grazia Mammuccini, è intervenuto anche il senatore Francesco Ferrante, membro della Commissione parlamentare Ambiente, territorio e beni ambientali che si sta occupando di rifiuti e sottoprodotti degli allevamenti. Le conclusioni sono state affidate all’assessore al governo del territorio Anna Marson. “Snodo centrale per i piccoli allevatori non è tanto il crescere, quanto la costruzione di reti – ha detto ancora l’assessore Salvadori – E questo significa mercato, ricerca, e progetti di filiera cui sono stati destinati ulteriori venti milioni dopo il buon esito del primo bando che ha visto assorbiti tutti i 25 milioni stanziati.

L’impegno della Regione per la costruzione di un sistema c’è, e va mandato avanti con le associazioni sulle varie linee d’azione. Entro metà marzo ad esempio uscirà un bando per investimenti sul pascolo di montagna e nel bosco, presidio fondamentale per il territorio. Il mio è un impegno a fornire delle risposte concrete, come dimostrano le tante adesioni che stiamo raccogliendo sul progetto GiovaniSì in agricoltura”. “Le piccole aziende cosiddette ‘marginali’ – ha detto l’assessore Marson -, soprattutto nell’appennino e in generale nell’alta collina, sono invece centrali per quanto riguarda la riproduzione del paesaggio e del territorio.

Sono a tutti gli effetti una ricchezza per il territorio oltre che per una diversificazione dell’economia”. “Con le associazioni degli agricoltori – ha aggiunto – c’è già l’impegno a rivedere insieme gli articoli della legge 1/2005 che trattano di territorio rurale. Prima di rivedere la legge, però, dobbiamo costruire insieme una visione strategica complessiva sul futuro dell’agricoltura in Toscana. Ritengo altresì – ha concluso l’assessore Marson – che la Regione Toscana possa promuovere una modalità per garantire ai giovani che vogliono fare agricoltura l’accesso a terreni agricoli ad un costo sostenibile.

In tal senso potremmo pensare di trattare con apposito Programma Unitario di Valorizzazione territoriale (PUV) le diverse aree agricole di proprietà degli enti pubblici.” «I dati recenti del sesto censimento sull’agricoltura toscana – ha commentato Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana – evidenziano una forte criticità del settore nella nostra regione. Più di un quarto delle aziende zootecniche toscane sono scomparse in soli dieci anni, la maggioranza delle quali sono piccole e piccolissime aziende, per lo più in aree marginali e montane della regione.

Emerge che l’agricoltura delle aree svantaggiate e montane sta chiudendo: se si vuol salvare l’agricoltura occorrono politiche e risorse adeguate, a partire dalla nuova Politica agricola comune (Pac 2014-2020) che va profondamente modificata. Nessuno può rimanere indifferente di fronte a questa situazione così drammatica». «Da parte nostra insistiamo – ha aggiunto Pascucci - nel dire che l’agricoltura toscana e la zootecnia in particolare, oltre alle difficoltà derivanti dai problemi strutturali che la affliggono, è strozzata da troppi vincoli, da troppa burocrazia e da una PAC sbagliata che da anni penalizza i nostri agricoltori.

La salvezza ed il rilancio della nostra agricoltura deve diventare obiettivo di tutta la società e delle Istituzioni nel loro insieme ed a tutti i livelli. È urgente intervenire per fermare l’abbandono delle aree svantaggiate e montane e per arrestare il declino della zootecnia toscana. Invitiamo la Regione Toscana a intraprendere subito iniziative per il sostegno e per il rilancio del settore zootecnico, perché il trend negativo che i dati del censimento hanno evidenziato subisca un’inversione di rotta.

La Regione Toscana – ha concluso il presidente Cia Pascucci - favorisca lo sviluppo e la nascita dei piccoli allevamenti, che possano essere volano economico fondamentale per alcune aree rurali e per rafforzare la filiera corta locale. In particolare si rende necessario che la Regione armonizzi le politiche e le strategie assunte in materia agricola, ambientale, urbanistica e sanitaria. Una innovazione normativa con una visione d’insieme, che favorisca la nascita e lo sviluppo degli allevamenti». «Una tale prospettiva non può lasciarci indifferenti per molte ragioni - dichiara Beppe Croce, responsabile agricoltura di Legambiente Toscana – inanzitutto per il ruolo fondamentale che i piccoli allevamenti svolgono nel garantire la qualità del nostro cibo, la biodiversità di razze e l’aspetto del paesaggio rurale, attraverso le coltivazioni di prati e pascoli, i quali garantiscono a loro volta il mantenimento/miglioramento della fertilità naturale dei terreni.

Le proposte di Legambiente, Cia, Aiab e CTBP sono principalmente finalizzate alle pratiche sostenibili di zootecnia, cioè a quelle piccole aziende che operano “a ciclo chiuso”, utilizzando in stragrande maggioranza fonti di alimentazione di provenienza aziendale e reimpiegando la maggior parte dei sottoprodotti dei propri cicli produttivi ». «E’ soprattutto dai piccoli agricoltori e dalla loro creatività e vitalità economica che ha preso avvio il rilancio dei mercati locali con il recupero e la valorizzazione dei prodotti tradizionali e della biodiversità agricola ».

- lo dichiara Maria Grazia Mammuccini, Responsabile Scientifico della FIRAB.

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