San Salvi: il 4 dicembre (alle ore 17,30) presentazione del libro Corrispondenza negata. Epistolario della nave dei folli (1884-1974)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 dicembre 2008 13:57
San Salvi: il 4 dicembre (alle ore 17,30) presentazione del libro <I>Corrispondenza negata. Epistolario della nave dei folli (1884-1974)</I>

Nella prefazione alla 2^ edizione del volume, fortemente voluta da Carmelo Pellicanò pochi mesi prima della sua scomparsa anche sulla scia della rinnovata attenzione alla follia dopo la vittoria sanremese di Simone Cristicchi (ndr. la canzone Ti regalerò una rosa è tratta proprio da quest'epistolario), Angelo Lippi racconta: "Volterra, dicembre 1983: un gruppo di lavoro mette a disposizione un epistolario nascosto, quello fra i ricoverati del manicomio di Volterra e il mondo esterno dei parenti, amici, autorità; ma ci fa conoscere anche le lettere provenienti dall'esterno e mai consegnate.

Faceva parte delle regole del gioco quella di mantenere l'isolamento e di conservare i documenti prodotti e pervenuti, come prova di chissà quale patologia da sottoporre a intercettazioni e negazione. Eppure la Costituzione Italiana, già in vigore dal 1948, all'art. 15 recita La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altrta forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato della autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." E Remigio Raimondi, che collaborò con Pellicanò alla realizzazione del volume, aggiunge: "Le lettere erano un contatto con l'esterno, qualcosa che - taluno pensava - poteva alimentare nel paziente speranze o generare illusioni, delusioni, turbamenti.

Per questo, per anni e in tanti manicomi, non soltanto a Volterra, la corrispondenza per le famiglie o dalle famiglie non veniva recapitata. A Volterra trovammo lettere allegate alle cartelle cliniche, usate come prova della malattia mentale." Corrispondenza negata raccoglie decine di lettere, archiviate nelle cartelle cliniche e mai spedite, scritte da "matti" rinchiusi in un periodo compreso fra il 1889 e il 1974. Selezionate fra migliaia come le più significative, trascritte e idealmente divise in due periodi (prima e dopo il fascismo) da medici "dissidenti", sono lettere che raccontano riflessioni, fantasie, sogni, desideri, permettendo di avvicinarsi alla malattia mentale con occhi diversi, in grado di cogliere i lati umani, creativi e affettivi con profonda empatia e spesso senza pregiudizi: c'è un cantante lirico che vorrebbe ancora un palcoscenico su cui esibirsi, il ferroviere pentito di aver denunciato una truffa, una matta che parlando della libertà, dice: "...non c'è uomo che non ami la libertà, ma gli ideali cambiano da individuo a individuo; il prepotente interpreta la libertà come un diritto personale imponendo anche con la forza e con la violenza leggi al proprio simile.

Il giusto desidera che tutti gli uomini possono essere liberi in quanto vede la libertà come un dono meraviglioso e di questo dono spontaneo della natura tutti ne godono."
All'incontro di San Salvi partecipano lo psichiatra Annibale Fanali, Ivo Gabellieri (già sindaco di Volterra) e Concetta Pelllicanò, moglie di Carmelo, Memo per gli amici, del quale ci piace ricordare il commento che accompagna la seconda edizione del libro: "Ricordare le atrocità e le ingiustizie dei manicomi è sempre cosa utile.

(...) Non partiamo dall'anno zero. Non si possono cancellare, per diminuita tensione politica e culturale, anni di lotta che hanno dato delle precise indicazioni, anche se hanno bisogno di una nuova piattaforma su cui ripartire, date le mutate condizioni storico-culturali e ambientali. Noi utopici ancora crediamo che sia possibile avere un luogo dove fare scandalo attraverso la nostra presunzione di lettori della storicità del folle, quando ci misuriamo con la frantumazione l'appiattimento e la negazione dell'essere deviante.

E' questa visione che intendiamo introdurre come contraddizione permanente nella sanità, dove ancora l'uomo frantumato e ogettivato ritrova la sua unità e generalità solo nei fantasmi della solitudine."

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