Sull'uscio di cucina: mangiare di magro con il baccalà alla livornese

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 gennaio 2008 11:39
Sull'uscio di cucina: mangiare di magro con il baccalà alla livornese

Eccoci qui, con i nostri sensi di colpa al gusto cioccolato, pandoro, panettone, panforte. Chi va in palestra starà raddoppiando i ritmi. Chi nota che la sua pancetta è cresciuta un po’, starà digiunando; ma noi, florentini glososissimis, cosa possiamo fare? Mangiare di magro! Lo dice la parola.
Trovata la scappatoia etica al nostro sedere con i piedi sotto la tavola, chiariamo il concetto “di magro”. Una volta si usava tale espressione ad ogni vigilia e in quaresima, quando ovviamente si doveva preparare il corpo alla spiritualità religiosa della Pasqua e del Natale, eliminando carne e grassi vegetali.

Ovviamente il pesce era l’alimento prediletto. Ed è per questo che oggi mi viene a pallino di parlare del baccalà alla livornese, che nonostante il nome è molto noto soprattutto a Firenze.
È necessario fare una premessa. Per lo meno lo è per me: che differenza c’è tra baccalà e stoccafisso. L’ho scoperta recentemente e vorrei renderla nota a chiunque legga questo mio “foglietto”: lo stoccafisso proviene dalla Norvegia e viene essiccato senza sale, solo al sole. Il più pregiato è la qualità "Ragno"e deve essere immerso in acqua per cinque o sei giorni.

Alla fine va sfibrato con un pestello e così è pronto per essere cucinato.
Il baccalà invece è rigorosamente sottosale. Per questo motivo quando lo si compra, bisogna asportare buona parte del sale rimasto in superficie e tenerlo in bagno, cambiando l’acqua dalle 24 alle 48 ore.
Il baccalà, il cui nome deriva dal fiammingo kabeljaw, che significa bastone di pesce, è merluzzo. Il sale serve per tirare fuori l’acqua e conservarlo così a lungo. Di solito il venerdì in ogni casa fiorentina che ricorda certe tradizioni, si trova in tavola una bella teglia di baccalà alla livornese soprattutto.
La caratteristica del nostro baccalà è la prerogativa di mantenere il più possibile il gusto naturale del pesce.

E infatti va solo disliscato, tagliato a cubetti, infarinato e dorato nell’olio d’oliva. Un bel battutino di aglio, prezzemolo e peperoncino, il pomodoro e via. Semplice, saporito e nutriente.
Vanessa Bof

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