Giornate Europee del Patrimonio: un percorso speciale al Museo Archologico e a Villa Finaly

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 settembre 2006 13:55
Giornate Europee del Patrimonio: un percorso speciale al Museo Archologico e a Villa Finaly

Scarabei alati, dischi solari, piramidi, quali sono i motivi egizi scelti per richiamare il concetto di eternità sulle monumentali sepolture del cimitero degli Inglesi di Firenze? E perché furono scelti proprio quei motivi? A queste e ad altre domande, che ci riportano nell’affascinante mondo dell’antico Egitto e “all’egittomania” che contagiò la Firenze ottocentesca, risponde la mostra che si inaugura domani al Museo Egizio di Firenze.
Ai reperti archeologici del Museo sono affiancate le immagini delle tombe che evidenziano i “motivi” ispirati dalla passione ottocentesca per l’Egitto.

Un percorso che inizia al Museo di via della Colonna e arriva al famoso Cimitero fiorentino. Un viaggio che conduce il visitatore, con l’aiuto di pannelli esplicativi e depliant, attraverso i misteri egiziani e fiorentini.
“La mostra – spiega Maria Cristina Guidotti, direttrice del Museo Egizio di Firenze – ha il duplice scopo di valorizzare sia il Museo Egizio sia il famoso Cimitero ‘degli Inglesi’, che necessita di restauro e manutenzione. Non a caso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha realizzato, grazie al proprio specialista Giuseppe Venturini, il restauro e la pulizia di una delle tombe del Cimitero tra quelle prese in considerazione nell’esposizione.
Il progetto scientifico della mostra ha voluto presentare, e offrire spunti per approfondimenti futuri”.
Tre i temi su cui si articola la mostra: il primo concentra l’attenzione sulla quella passione per l’Egitto esplosa nell’Europa del secolo XIX che traeva origine addirittura nell’Epoca Romana, quando il Paese nella valle del Nilo era ritenuto la culla della scienza e del potere della magia.

La mostra illustra infatti, il legame tra i motivi egizi e le monumentali tombe ottocentesche fiorentine, sottolineando come la scelta di questi motivi sia stata dettata dalla speranza di una continuazione della vita dell’anima nell’aldilà, dopo la morte. Il secondo tema dell’esposizione porta al sepolcreto di piazza Donatello: quali sono i motivi egizi scelti per richiamare il concetto di eternità sulle tombe del Cimitero “degli Inglesi”. Infine, il terzo tema approfondisce l’influenza che alcuni motivi egizi hanno avuto sulla simbologia di tipo massonico, della quale sono numerose le testimonianze sulle tombe del Cimitero “degli Inglesi” fiorentino.
“Motivi Egizi nel Cimitero degli Inglesi.

La speranza nella vita oltre la morte” si inaugura domani alle ore 11 al Museo Egizio di Firenze, Museo Archeologico Nazionale, via della Colonna 36. All’inaugurazione seguirà una visita al Cimitero degli Inglesi.
Nel pomeriggio alle ore 16 al Cimitero degli Inglesi si potrà assistere ad lettura di testi di Elizabeth Barrett Browning, ingresso libero.
La mostra rimarrà aperta fino al 27 maggio 2007, con questi orari: lunedì 14-19; martedì e giovedì 8,30-19; mercoledì, venerdì, sabato e domenica 8,30-14.

In occasione delle giornate europee della cultura, sabato 23 e domenica 24 settembre 2006 il Museo Archeologico Nazionale è aperto gratuitamente.

Domenica 24 settembre in occasione della XV edizione le residenze storiche di PALAZZO LENZI (costruito nel XIV secolo, attribuito ora a Brunelleschi, ora a Michelozzo, dai primi del ‘900 dell’Istituto Francese di Firenze) e di VILLA FINALY (costruita sulle colline di Fiesole nel XIV secolo ed ora sede dell’Università di Parigi) saranno eccezionalmente aperte e visitabili dalle ore 14h30 alle 18h30.

La visita è GRATUITA (per Villa Finaly è obbligatoria la prenotazione).

PALAZZO LENZI
Le prime notizie risalgono al 1460, ad una citazione del Poliziano: i dati forniti sono tuttavia piuttosto ambigui e lasciano spazio a varie teorie riguardo al suo architetto: la prima si basa su un estratto della Vita dei Grandi Artisti di Giorgio Vasari e attribuisce la costruzione del palazzo a Brunelleschi. La seconda teoria lo atribuisce invece a Michelozzo, autore anche del Palazzo Medici-Riccardi.

Palazzo Lenzi ha l’aspetto tipico del primo Rinascimento con numerose finestre sporgenti e un tetto a gronda rappresentativo dell’epoca. E’uno dei pochi palazzi ad aver conservato una facciata in aggetto (lato Borgo Ognissanti), mentre tante altre furono abbattute per non ostacolare la circolazione e adombrare le strade. Degni di nota anche i graffiti (attribuiti ad Andrea Feltrini) rappresentanti colonne. Quattro famiglie si sono succedute all’interno del palazzo: i Lenzi, i Buini, i Quaratesi e i Pisani.

La famiglia Lenzi era un’importante famiglia di notai fiorentini, che contava in tutto venti priori e cinque gonfalonieri di giustizia nell’amministrazione medicea. Mentre una parte dei Lenzi si stabilisce in Polonia, un matrimonio fa passare il palazzo dai Lenzi ai Buini nel 1647. Sono di quest’epoca l’incisione che si trova all’entrata e l’inizio di importanti lavori: i segni dei loro cambiamenti (barocco, rococò, affreschi, stemmi, soffitti) esistono ancora in alcune parti del palazzo malgrado le depredazioni conseguenti alle campagne francesi del XX secolo.

Alla morte dell’ultimo Buini (1743) il palazzo passa di proprietà ai Quaratesi. L’ultimo proprietario è l’antiquario Luigi Pisani, mandante di un restauro della facciata intorno al 1887 e all’origine della creazione di un foyer d’artisti all’interno del palazzo. Ai primi del ‘900 il Palazzo viene acquistato dallo Stato Francese per accogliere l’Istituto Francese di Firenze, fondato il 9 novembre 1907 su iniziativa dell’intellettuale Julien Luchaire in collaborazione con l’Université de Grenoble ed in presenza di rappresentanti della cultura come Paul Sabatier, Pio Rajna, Guido Mazzoni, Pasquale Villari e Robert Davidsohn

VILLA FINALY
Villa Finaly fu costruita sulle colline di Fiesole nel XIV secolo.

E' appartenuta a grandi famiglie fiorentine: dal 1556 ai Marchesi Corsi, dal 1845 a Lord Normamby, ministro inglese alla corte di Toscana, dal 1866 al barone Horace de Landau che vi costituì una delle più grandi biblioteche d'Europa, poi lasciata in eredità insieme alla Villa al nipote Hugo Finaly. Egli continuò l'opera dello zio e vi ospitò i più grandi scrittori della Belle Epoque - Proust, D'Annunzio, Anatole France - finché nel 1938 i Finaly dovettero abbandonarla a causa della Guerra e delle persecuzioni razziali e la villa divenne il quartier generale delle Forze Alleate.

Nel 1953, gli eredi, rispettando le volontà testamentarie, donarono la Villa ed il parco all'Università di Parigi. A partire dagli anni '90 le 13 Università dell'Ile de France decisero di restituire alla Villa l'antico splendore, con una lunga opera di restauro terminati nel 2000.
Attualmente la Villa è utilizzata come residenza per ricercatori e centro congressuale. Accoglie studenti, docenti e ricercatori e tutti i membri delle istituzioni universitarie possono ugualmente beneficiare dell'ospitalità.

La villa ospita anche seminari, convegni, conferenze, in collaborazione con le 13 Università parigine, con l'Università di Firenze, l'Istituto Universitario Europeo e la New York University.

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