Patologie cardiache e tumorali, diabete, ma soprattutto etica e farmacogenomica tra i temi del congresso Medlab che debutta a Firenze con oltre 2500 specialisti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 ottobre 2003 23:00
Patologie cardiache e tumorali, diabete, ma soprattutto etica e farmacogenomica tra i temi del congresso Medlab che debutta a Firenze con oltre 2500 specialisti

Firenze – Sars, influenza di stagione, successi della ricerca sul cancro e sulle patologie cardiache, diabete, farmacogenomica, ma soprattutto molta insistenza sull’etica e sui concetti di ”appropriatezza” e di “valore aggiunto dell’informazione di laboratorio”.
Costretti a fronteggiare emergenze sanitarie, esigenze e promesse di un incalzante progresso sanitario, ma anche non infrequenti problemi di bilancio, biochimici e microbiologi italiani si riuniscono per quattro giorni, da oggi a venerdì, al Palacongressi di Firenze in occasione di Medlab 2003, la sigla che sintetizza i simposi nazionali delle Società scientifiche SIBioC (35°) e Amcli (32°).

E’ un esercito di 2500 specialisti decisi non solo a dibattere argomenti di carattere specifico, ma anche a riaffermare “politicamente” l’importanza di una funzione ormai strategica per la medicina moderna e per la gestione del paziente. Medlab 2003 è stato presentato stamani alla stampa dai presidenti delle due Società scientifiche e dei congressi rispettivi: per SIBioC i professori Mario Plebani (Università di Padova) e Gianni Messeri (Università di Firenze), per Amcli il professor Enrico Magliano (Università di Milano) con i colleghi Pierluigi Nicoletti e Pasquale Urbano (entrambi dell’Università di Firenze).
“L’esame di laboratorio influisce ormai sul 70 per cento delle diagnosi cliniche”, ha ricordato Plebani, “E’ dunque evidente come la qualità delle nostre analisi sia decisiva nell’assicurare la qualità complessiva dei sistemi sanitari avanzati.

Ruolo evidente soprattutto nella farmacogenomica dove si tratta di personalizzare terapie e dosaggio dei farmaci”. Poche cifre bastano per dare l’idea della dimensione del problema. Nel solo ospedale fiorentino di Careggi il laboratorio di microbiologia di Nicoletti sforna 450 mila esami all’anno, sierologia altrettanti, mentre quello di biochimica diretto da Messeri arriva a ben 7 milioni.

In totale, una media di 23 mila al giorno, circa 3 al secondo, domeniche comprese. Se la qualità delle analisi è un prerequisito imprescindibile, sostengono gli specialisti di Medlab, è evidente da queste cifre che attività e bilancio economico della medicina di laboratorio dipendono sempre di più dall’appropriatezza della richiesta (esame corretto in rapporto al quesito clinico), dell’interpretazione e dell’utilizzazione dei dati.
Patologie tumorali, cardiache, diabete, malattie autoimmuni, infezioni di varia natura e pericolosità.

Anche di questo si occuperà Medlab 2003, cominciando da una precisazione dello stesso professor Magliano (“E’ uno scandalo che il 10 per cento dei contagi avvenga in ospedale”) e da un avvertimento in tema di Sars e d’influenza: “Per ora nel mondo non ci sono segnali di una recrudescenza dell’epidemia di Sars. Dunque anche in Italia basta vaccinare contro l’influenza solo le popolazioni a rischio. Intervenendo con indagini microbiologhe specifiche quando ci sono chiari problemi respiratori (febbre sopra i 38 gradi, tosse forte e respiro affannoso in pazienti provenienti da eree endemiche) che possono far pensare alla Sars.

I nostri laboratori sono in grado di fornire una diagnosi differenziale anche per altre forme di polmonite atipica batterica curabili con antibiotici.
E’ impegnativo il titolo del 35° congresso della Società di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBioC) che inizia oggi a Firenze: Il valore aggiunto della informazione di laboratorio sottolinea l’importanza del dato di laboratorio nella medicina moderna e nella gestione del paziente”. Così ha presentato stamani il congresso alla stampa il presidente di SIBioC, il professor Mario Plebani, direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedale – Università di Padova.
“L’esame di laboratorio”, ha spiegato il professore, “influisce sul 70% delle diagnosi cliniche.

La qualità dell’informazione di laboratorio gioca quindi un ruolo importante per assicurare la qualità complessiva del sistema di cura di ogni Sistema Sanitario avanzato. L’informazione di laboratorio non va confusa con la qualità analitica, che comunque è un pre-requisito imprescindibile, ma racchiude in sé i concetti di appropriatezza della richiesta (l’esame corretto in rapporto al quesito clinico), dell’interpretazione e dell’utilizzazione del dato di laboratorio. Per questo motivo, una Sessione del Congresso è dedicata al ruolo dell’informatica e del linguaggio delle informazioni per permettere che i dati di laboratorio arrivino al clinico in modo rapido, accurato e, nel contempo, che dal clinico arrivino le informazioni e i dati necessari per avviare l’iter analitico in modo altrettanto corretto e accurato”.
Plebani ha ricordato inoltre che l’informazione di laboratorio è sempre più necessaria e centrale nella patologia neoplastica, nelle malattie ematologiche, nella gestione del paziente diabetico, nelle patologie cardiache e nelle malattie autoimmuni, temi oggetto di altre sessioni del Congresso.

Questa centralità è più che evidente nella farmacogenomica e farmacogenetica dove il dato di laboratorio può consentire la “personalizzazione” della terapia e della dose del farmaco, garantendo una miglior qualità al paziente ed economie al Sistema Sanitario.
A questo tema, cui il Congresso dedica un’altra Sessione specifica, si aggancia la sempre più estesa utilizzazione del laboratorio per promuovere e mantenere lo stato di salute attraverso l’identificazione di fattori di rischio, fattori genetici di suscettibilità alle malattie, e identificazione dei rapporti fra patrimonio genetico ed ambiente nello sviluppo delle patologie.
“Tutte queste attività che il moderno laboratorio clinico va assumendo con sempre maggior estensione”, ha detto Plebani, “necessitano di formazione, preparazione professionale ma anche di solide conoscenze dell’etica che deve regolare il rapporto fra laboratorio, paziente, clinici e Sistema Sanitario.

Per questa ragione, una delle letture magistrali verte sul problema emergente dell’etica in laboratorio di fronte ai nuovi compiti che i professionisti devono affrontare. Un’intera Sessione è affidata ai tecnici di laboratorio che, oggi, escono da un percorso formativo più qualificato, il Corso di Laurea in tecnico di Laboratorio biomedico, e dovranno fornire un apporto ancor più integrato alle altre figure professionali (medici, biologi, chimici, etc) che già godevano di un percorso formativo ben strutturato.
“Con i suoi oltre 5000 iscritti”, ha concluso il professore, “SIBioC vuole giocare un ruolo sempre più importante nella medicina di laboratorio non solo italiana ma anche internazionale e si propone come Società Scientifica capace di organizzare eventi formativi qualificati su tutto il territorio nazionale ed anche in sede internazionale.

Il Congresso nazionale rappresenta un momento essenziale di visibilità ed un segno della vitalità della Società stessa che si propone come interlocutore affidabile e costruttivo per le Autorità del Sistema Sanitario del nostro Paese”.
“Ancora oggi, nell’epoca dell’alta tecnologia diagnostica e terapeutica, 10 pazienti su 100 che entrano in ospedale finiscono per prendersi un’infezione”.
Dal congresso nazionale di medicina di laboratorio Medlab 2003 in corso da oggi a Firenze, il professor Enrico Magliano, presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI) e primario del Laboratorio di Microbiologia e Virologia all’ospedale Niguarda di Milano, denuncia una delle piaghe del nostro sistema sanitario.
Si tratta delle “infezioni ospedaliere”, così definite per il contesto in cui si manifestano: decine di migliaia di casi all’anno che comportano costi altissimi e, a volte, esiti fatali.

“E’ una situazione inquietante”, commenta Magliano, “soprattutto oggi che le malattie infettive sono efficacemente combattute sia con i vaccini, sia con l’impiego di antibiotici e chemioterapici”. Certe infezione si sovrappongono o sono associate alla malattia che ha reso necessario il ricovero. Altre sono invece conseguenza diretta di eventi successivi. Magliano sintetizza così le condizioni che favoriscono il fenomeno:
1) L’aumento della popolazione ospedaliera (sono tenuti in vita neonati immaturi o anziani che una volta non sarebbero sopravvissuti);
2) La presenza di una “popolazione indifesa” perché immunocompromessa da gravi malattie (tumori), da infezioni importanti (virus HIV) o da cause iatrogene (terapie immunosoppressive).

In questi pazienti, anche microrganismi che non hanno potere patogeno approfittano della mancanza di difese naturali per aggredire l’organismo e per questo sono definiti opportunisti.
3) Una crescente popolazione ospedaliera sottoposta a diagnosi invasive o a interventi chirurgici (by pass, applicazioni di protesi, trapianti) che possono favorire l’infezione.
4) L’impiego massivo di antibiotici (in agricoltura, in zootecnia e come autoprescrizione dei pazienti) che contribuisce a creare batteri resistenti a molti antibiotici (in Italia, 7 casi su 100 di pneumococco sono insensibili al trattamento con penicillina; in Spagna si arriva al 40%).
Che fare? “Molto”, spiega Magliano, “Il ministero della sanità ha da tempo varato un progetto per ridurre il fenomeno almeno del 20%.

Occorrono procedure rigorose di asepsi, anche per gli interventi più banali; razionalizzare l’uso degli antibiotici tenendo conto della realtà epidemiologica locale; controllare l’igiene ospedaliera (percorsi ,smaltimento, isolamento, disinfezione, ecc.). Ma occorre anche che il personale di assistenza e lo stesso paziente imparino a comportarsi nei modi dovuti”.
Nel contesto di questa controffensiva, ricorda il professore, diventa decisiva la figura del microbiologo clinico. “Il microbiologo”, aggiunge, “è capace di diagnosi rapide utilizzando le moderne biotecnologie, segnala tempestivamente i batteri “sentinella” di eventi infettivi, attiva una rete sistematica di segnalazione della situazione epidemiologica con mezzi informatici e controlla la resistenza agli antibiotici.

Solo con una collaborazione interdisciplinare tra microbiologi, igienisti, farmacisti e medici curanti si potrà migliorare il controllo delle infezioni ospedaliere”.

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