Tadeusz Kantor: dipinti, disegni, teatro, da oggi al 10 agosto alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 maggio 2002 14:30
Tadeusz Kantor: dipinti, disegni, teatro, da oggi al 10 agosto alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti

Il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi ha inaugurato oggi a Firenze le mostre dedicate a Tadeusz Kantor.
“Ho conosciuto Kantor”, ricorda, “e gli feci anche una lunga intervista. E’ cosa molto intelligente aver portato questo singolare artista in una postazione così vivida ed esposta. Kantor è stato il più individualista e il più tragico interprete della condizione del nostro tempo. Più ancora di Becket. Credo che la sua visione della vita dalla parte della morte continuerà a colpire molto a lungo”.

La mostra-evento
La Galleria d’arte moderna di Firenze e il Teatrino del Rondò di Bacco di Palazzo Pitti ospitanno fino al 10 agosto uno dei massimi eventi culturali degli ultimi anni, una mostra dedicata al genio di Tadeusz Kantor, polacco, pittore e disegnatore, nonché straordinario uomo di teatro.

Saranno esposti circa 150 dipinti e disegni insieme agli oggetti delle sue messinscena più famose, dalla Classe morta a Oggi è il mio compleanno.
Curata da Jòzef Chrobak, direttore della galleria Krzysztofory di Cracovia, e da Carlo Sisi, direttore della Galleria d’arte moderna, la mostra è promossa dalla Regione Toscana, dal Comune di Firenze, dal Dipartimento di Cooperazione e Promozione Internazionale della Regione Malopolska e dal Comune di Cracovia. Progetto e realizzazione sono di Firenze Mostre e della Cricoteka di Cracovia in collaborazione con ETI - Teatro della Pergola e con la Biblioteca Alfonso Spadoni.

L’allestimento è di Margherita Palli.
Dipinti e disegni saranno esposti nella Sala del Fiorino della Galleria d’arte moderna: provengono dai più prestigiosi musei e collezioni polacchi e sono tra i più importanti realizzati durante l’intera vita artistica di Kantor. Nel Teatrino del Rondò di Bacco sarà invece allestita la parte teatrale con gli oggetti della Classe morta e di Ou sont les neiges d`antan?, Wielopole Wielopole, Crepino gli artisti, Qui non ci torno più, Oggi è il mio compleanno.

Questa ricca selezione di disegni, dipinti e scenografie intende documentare il percorso artistico e l’attività di uno dei geni del teatro contemporaneo che fu anche intellettuale di rango in una dimensione storica assai particolare.
Nelle opere di Kantor il secolo della guerra e della morte, delle utopie audaci e delle rivoluzioni artistiche trova una rappresentazione eccezionale; la sua arte si rivela testimonianza personale e allo stesso tempo universale. Kantor, la sua vita e la sua opera appartengono al panorama dell’arte novecentesca del dopoguerra.

La particolarità che fa dell’artista un fenomeno è il grande legame tra il suo carattere, la sua vita privata e ciò che ha creato. L’arte di Kantor nasce infatti dalla sua vita e dai suoi eventi privati.
Dall’archivio della propria storia intima Kantor ha attinto a piene mani fino a farne la vera protagonista del suo teatro, delle azioni, delle opere pittoriche. Il suo successo più grande è stato di utilizzare quest’arte così personale e irripetibile per parlare di problemi universali in modo che tutto il pubblico, di tutto il mondo, potesse capirli e riconoscercisi.

Gli eccezionali attributi della sua personalità hanno fatto sì che nella sua opera si siano fusi elementi non solo regionali, ma anche europei, proprio negli anni in cui ancora nessuno pensava all’Europa come a un corpo unico di popoli e nazioni.
Alla fine degli anni Settanta, Kantor rappresentò La classe morta a Firenze, per la prima volta in Italia, al Rondò di Bacco di Palazzo Pitti. Nel 1979 – 80, su invito del Comune di Firenze e del Teatro Regionale Toscano, produsse Wielopole Wielopole lavorando per un anno in riva all’Arno dove aveva intenzione di creare una sede della sua Cricoteka.

La presenza a Firenze di una mostra a lui dedicata, non è dunque casuale. Così come non è casuale l’altra dedica alla memoria di Nunzi Gioseffi, che fu straordinaria collaboratrice prima di Kantor, poi di Luca Ronconi.

Le fotografie di Maurizio Buscarino
In occasione della mostra il Teatro della Pergola ospita una rassegna di immagini di scena firmate da Maurizio Buscarino, celebre fotografo italiano che da trent'anni percorre le strade del teatro.
Organizzata da Firenze Mostre, da ETI-Teatro della Pergola e dalla Biblioteca Spadoni in collaborazione con la Cricoteka di Cracovia, la rassegna ospita 76 foto di grande formato (tutte di centimetri 40 x 50, stampate dall’autore) che documentano gli ultimi 13 anni di attività di Kantor a cominciare dal debutto in Occidente.

E’ un percorso che inizia con La classe morta (1977) e che si snoda attraverso Wielopole Wielopole, Crepino gli artisti, La macchina dell’amore e della morte, Oggi è il mio compleanno fino a Qui non ci torno più del 1990, anno della scomparsa del regista. Il catalogo della mostra è appunto il volume Kantor che insieme alle opere esposte a Firenze, contiene oltre 60 immagini inedite e una serie di testi. Si tratta di un documento prezioso per chi vuole ritrovare la memoria visiva, dal forte impatto emotivo, di un momento centrale della storia del teatro.
Nel primo capitolo, Ho conosciuto Kantor, Buscarino descrive i primi incontri con l'artista polacco e la nascita del rapporto fra un silenzioso e acuto osservatore e un potente creatore.

Nel capitolo Il genio clandestino, Renato Palazzi ripercorre invece la biografia di Kantor ricostruendone con attenzione i rapporti fra vita e produzione artistica. Infine il terzo capitolo, E dietro questa parata…: si tratta di una lirica di Kantor dedicata alla Classe morta e alla presenza nella "parata" del "fotografo-anatomista" Buscarino.

Anche un convegno a Firenze per ricordare il genio di Kantor
Per ricordare il genio di Kantor, Firenze organizzerà un convegno di studi a corollario delle tre mostre allestite a Palazzo Pitti e al Teatro della Pergola.

Il titolo “In memoria di Tadeusz Kantor”. E’ in programma al Teatro della Pergola mercoledì 3 Luglio 2002, ore 10 - 18. Lo organizzano la Regione Toscana, l’Eti Ente Teatrale Italiano - Biblioteca Spadoni al Teatro della Pergola e Firenze Mostre.
Scopo del convegno: ricordare e onorare l’opera di uno dei più grandi artisti del novecento. Nella circostanza sarà valutata anche la possibilità di dar vita a un’Associazione Internazionale degli Amici di Kantor, con sede a Cracovia e a Firenze.
A oltre dieci anni dalla morte, lo sguardo bruciante di Kantor continua a segnare lo spirito non soltanto di coloro che l'hanno avvicinato, ma anche degli affascinati spettatori che hanno avuto il privilegio di vederlo apparire nei suoi spettacoli teatrali come un deus ex machina.

Uomo di spettacolo, ma anche artista visivo e poeta, Kantor ha segnato lo spirito del nostro tempo come testimoniano, tra molti altri, il regista teatrale Peter Brook, il cineasta Andrej Wajda, l’ex Ministro Francese alla Cultura e all'Educazione Jack Lang, il musicista Moni Ovadia. Aprire a una nuova generazione l'esperienza ed il significato del incontro con Kantor e la sua opera, è l'obiettivo principale di questa giornata di lavoro a Firenze, alla quale saranno chiamati a dare la propria testimonianza illustri studiosi e ospiti.

Sono naturalmente invitati a partecipare tutti gli interessati.

La biografia di Tadeusz Kantor Inventore di una personalissima forma di linguaggio espressivo a metà fra il teatro e le arti visive, unita alla percezione poetica di motivi come quello dell'ossessivo permanere della memoria, dell'intervento uniformante della morte, dello smarrirsi e ricomporsi dell'identità dell'individuo, Kantor è stato uno dei talenti creativi più originali e incisivi dell'intera nostra epoca. Seguendo una tradizione tipicamente polacca di artisti poliedrici come Wyspianski, Witkiewicz, Bruno Schulz, Kantor inizia il suo denso tragitto teatrale da studente dell'Accademia di belle arti di Cracovia, allestendo nel 1937 un vecchio testo simbolista, La morte di Tintagiles di Maurice Maeterlinck.

Ma è con la guerra e con l'occupazione nazista della Polonia che l'attività teatrale di Kantor prende una piega più determinata, quando, col suo Teatro Clandestino, mette in scena nel 1943 Balladyna di Juliusz Slowacki e soprattutto, nel 1944, Il ritorno di Ulisse di Wyspianski, quest'ultimo realizzato in una stanza di un palazzo semidiroccato dai bombardamenti, fra vecchie assi, ruote di carro e cavalletti da muratore come sfondo scenografico, col protagonista che appare in mezzo alle macerie indossando una divisa lisa e infangata come quella dei tanti soldati dispersi o sbandati che si aggirano in quei giorni per il Paese.
Nascono proprio in questo periodo una serie di intuizioni che influenzeranno il suo percorso artistico per tutti gli anni a venire: il senso della morte onnipresente, la concezione del teatro come il luogo di un pericolo che accomuna attori e spettatori, l'idea più o meno metaforica dello spettacolo come atto clandestino, come espressione dell'unità del gruppo degli interpreti contro ogni intrusione dell'ufficialità istituzionale.

L’idea che frammenti sempre più cospicui di realtà penetrino nella sfera dell'illusione, in linea con il dadaismo e il cubismo, impronta anche l'avventura del Cricot 2, il gruppo di giovani attori, pittori, poeti d'avanguardia fondato nel 1955, che sperimenta i legami fra teatro e arte.
Nei primi anni Settanta, Kantor riporta nei suoi spettacoli la dialettica fra presente e passato, con esiti a dir poco sconvolgenti: primo risultato, il memorabile valzer macabro della Classe morta, sviluppa tuttavia con straordinaria libertà inventiva l'atroce parata da incubo di un gruppo di vecchi moribondi, che tentano di tornare sui banchi della loro antica scuola portandosi sulle spalle gli struggenti manichini di cera dei bambini che una volta sono stati.

Anche Wielopole Wielopole (1980), allestito a Firenze con un gruppo misto di attori italiani e polacchi, affronta con rara intensità emotiva le ricorrenti tracce di un passato dolorosamente famigliare con immagini di strazio e di violenza della prima guerra mondiale.
In Crepino gli artisti (Norimberga 1985) la definitività della creazione è contrapposta al lancinante frantumarsi dell'identità nelle diverse fasi della vita. In Qui non ci torno più (Berlino Ovest 1988) l'orrore dell'Olocausto è evocato fra i tavoli di una sordida bettola, tipico esempio del concetto kantoriano di "luogo del rango più basso", in un impietoso confronto tra il regista che interpreta se stesso alla ribalta e i personaggi dei suoi vecchi spettacoli.

Kantor muore nel dicembre del 1990, proprio alla vigilia del debutto del suo ultimo lavoro, Oggi è il mio compleanno (Tolosa 1991), livido bilancio delle utopie e delle mostruose brutalità del nostro secolo.

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