Monk Vive

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 febbraio 2002 23:55
Monk Vive

Si svolge tra Firenze e Prato dal 16 al 18 febbraio 2002, il progetto realizzato in occasione del ventennale della morte di Thelonious Monk e comprende concerti, convegni, proiezioni, seminari dedicati a Monk e alla sua musica. Thelonious, My Dear è un progetto ideato da Paolo Carradori, in collaborazione con SIdMA – Società Italiana di Musicologia Afroamericana; Metastasio Jazz di Prato; Pinocchio Live Jazz – Circolo Associazione Vie Nuove di Firenze; Scuola di Musica Giuseppe Verdi di Prato; ARCI Firenze.
La mattina del 17 febbraio 1982 Thelonious “Sphere” Monk, pianista, direttore d’orchestra e compositore, uno dei geni più singolari del XX secolo, moriva nell’ospedale di Englewood, New Jersey.

Personaggio surrealista ed enigmatico, che ha sempre sconcertato per il suo comportamento e la sua opera, può essere considerato uno dei più grandi compositori del secolo, tra i più originali e rivoluzionari avendo stravolto contemporaneamente la melodia, l’armonia e il ritmo. Spesso considerato una figura di punta del movimento bebop - partecipò infatti alle mitiche serate al Minton’s - Monk in realtà segnò, fuori da ogni corrente stilistica , la frattura tra i boppers e il jazz a venire, anticipando quell’ansia di libertà che portò alla stagione Free.

Visionario, incompreso, scomodo, una vita difficile la sua, come segnata da scarsa popolarità, incomprensioni, isolamento, infine dalla follia.
Il progetto non deve e non vuole essere una commemorazione di facciata, deve essere invece una occasione nuova per riconfrontarsi con la grandezza dell’opera di Monk. Sono stati invitati, perché questo scopo si realizzi, musicisti particolarmente vicini alle atmosfere monkiane, artisti capaci di rileggere creativamente,da angolazioni diverse, con progetti originali le pagine del pianista di Rocky Mountain.

Ma non basta, i seminari didattici, il convegno internazionale e la proiezione di “Straight No Chaser”, sono momenti imperdibili di approfondimento, di riflessione sull’arte, ma anche sugli aspetti umani, di un personaggio unico che ci manca tanto. Proviamo a chiudere gli occhi potremo rivederlo, con uno dei suoi cappelli improponibili, balzellare goffamente intorno al pianoforte come un bambino felice di scoprire ciò che sta dietro un suono, un colore, un’idea.

Sabato 16 febbraio nell’ambito del progetto, il Pinocchio dedicherà un doppio concerto a Thelonius Monk.

La serata inizierà con il concerto in piano solo di Claudio Cojaniz, una delle figure più originali e intense nel panorama della musica improvvisata. La sua pluridecennale ricerca musicale si è da sempre rivolta allo studio della musica di Monk che lo porta ad affermare che: “Monk è il jazz, la casa dove voglio abitare: il luogo, il mondo, la mia storia di sempre. E’ pensiero: ci sono il blues, lo “stride”, l’azzardo armonico e soprattutto lo spazio essenziale e continuo. E’ il faro che non si spegne mai e ti dice: sii te stesso…”.
A seguire il concerto del quartetto del sassofonista fiorentino Stefano Bartolini composto da Lauro Rossi, membro dell’Italian Instabile Orchestra, Nicola Vernuccio al contrabbasso e Andrea Melani alla batteria.

Il quartetto riprende la formula “pianoless”, già percorsa a suo tempo da Steve Lacy con musicisti come Don Cherry e Roswell Rudd, volta a esaltare l’aspetto ritmico - melodico delle composizioni monkiane.
CLAUDIO COJANIZ
Claudio Cojaniz è nato il 16 Agosto 1952 a Palmanova. Dopo gli studi accademici ha iniziato l’attività concertistica con la Gioventù musicale italiana, per la quale ha lavorato dal 1979 al 1982. Molto intensa è l’attività di compositore, anche come autore di colonne sonore.

Dal 1982 al 1990 insegna armonia e pianoforte all’istituto musicale del Seminario arcivescovile di Udine. Nel 1989 vince a Tokio in Giappone l’Irino Prize, un premio prestigioso nell’ambito della musica contemporanea, con una composizione per grande orchestra, Spheres, che fu eseguita nell’occasione. Gli anni Novanta lo vedono impegnato a tempo pieno nel jazz. Alla fine del ’91, insieme al contrabbassista Giovanni Maier, registra dal vivo lo splendido disco Due; al quale seguiranno, dopo l’arrivo del batterista U.T Gandhi, Hasta siempre e A-lea.

Collabora e incide con altri grandi del jazz internazionale come Giorgio Pacoring, Piero Leveratto, Nello DaPont e Giancarlo Schiaffini. Esce nel 2000 il suo progetto interamente dedicato a Monk del quale ripercorre con grande cuore ed anima alcune delle pagine più belle.

STEFANO BARTOLINI FOURTET
Stefano Bartolini, sassofoni - Lauro Rossi, trombone - Nicola Vernuccio, contrabbasso - Andrea Melani batteria Stefano Bartolini Cenni Biografici Cresciuto nell’area creativa fiorentina, insegna per tre anni alla scuola del Centro Attività Musicali di Firenze (una delle più prestigiose scuole di jazz nazionali), facendo parte dell’orchestra diretta da Bruno Tommaso ed esibendosi con quest’ultima in molti festival italiani.Matura una lunga esperienza al fianco di alcuni tra i più interessanti musicisti italiani e stranieri di musica improvvisata: Tristan Hosinger, Guido Mazzon, Riccardo Lay, Sean Bergin, Filippo Monico, Matthias Bauer, Eric Boeren, fra gli altri.

Attualmente, oltre che della Millennium Bug’ Orchestra, fa parte dell’attivissimo quartetto Lokshen di Enriko Fink, formazione che spazia dal Kletzmer a canti popolari della tradizione ebraica. Ha suonato anche in Russia, Francia, Spagna, Germania e Olanda.

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