Confronto in Toscana sul ‘piano salva stalle’ per promuovere il patrimonio zootecnico regionale e sostenere gli allevatori. E’ l’obiettivo di Coldiretti Toscana che con Ismea, Associazione Allevatori, Consorzio Agrario del Tirreno e con il contributo del caseificio Busti, per un progetto di consolidamento della filiera, a partire dalla carne ovina e del formaggio pecorino, attraverso un’attenta analisi dei costi di gestione aziendale di produzione e qualità del prodotto.
“E’ evidente che il prezzo del latte non può assolutamente scendere sotto i costi di produzione affinché sia salvaguardata la sopravvivenza delle stalle in Toscana. Quanto accaduto durante il lungo lockdown con unilaterali riduzioni del prezzo non può ripetersi. Salvaguardare l’intera filiera lattiero – casearia e della carne in Toscana deve rappresentare un valore aggiunto dalla stalla alla tavola”, afferma il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi.
Si tratta di un patrimonio zootecnico – aggiunge Coldiretti Toscana – che conta 366.521 ovini in Toscana, per cui ‘siamo convinti che si possano adottare altri strumenti per aiutare la filiera e, così come ci siamo attivati noi, saremo attenti – ha precisato il presidente Filippi - ad accogliere ogni suggerimento, anche per tracciare percorsi comuni, sostenendo l’istituzione dell’Assessorato regionale per l’Agroalimentare, in modo da predisporre interventi a beneficio di tutte le componenti della filiera, fino a campagne promozionali nella Grande Distribuzione Organizzata”.
Per sostenere la filiera Coldiretti ha avviato una campagna di comunicazione rivolta sia alla grande distribuzione che ai consumatori, per l’acquisto e il consumo di prodotti della filiera ovina italiana #MangiaItaliano per incoraggiare il consumo delle produzioni locali.
La distribuzione delle aziende con allevamento sul territorio regionale e la consistenza in termini di capi è estremamente eterogenea e diversificata, a seconda delle caratteristiche fisiche del territorio e delle tradizioni socio-culturali. Le province di Grosseto, Siena, Firenze ed Arezzo mostrano la maggiore consistenza di capi bovini e sono caratterizzate da aziende di maggior dimensione. In assoluto la provincia di Grosseto mostra la più alta incidenza delle aziende con elevato numero di capi. Al contrario, le province di Lucca, Massa e Pistoia si caratterizzano per la maggior presenza di aziende di piccole dimensioni, talvolta indice di realtà frammentate o "polverizzate", dove la maggior parte delle aziende possiede meno di 5 capi.
Il patrimonio agroalimentare della filiera zootecnica toscana – conclude la Coldiretti regionale - si fregia di 4 IGP per l’agnello del centro Italia, il lardo di colonnata, il vitellone bianco dell'Appennino Centrale e l’agnello del Centro Italia, di 6 DOP alla Cinta senese, al pecorino delle Balze Volterrane, al pecorino Romano, al pecorino Toscano, ai prosciutto Toscano, ai salamini italiani alla cacciatora, oltre ai prodotti riconosciuti tradizionali dal MIPAAF, ben 14 riconoscimenti per le carni e 34 per i formaggi toscani.