L'arte russa nei saggi di Djagilev

Nel corso degli appuntamenti introduttivi al viaggio a San Pietroburgo del prossimo giugno, l’Associazione Amici dell’Ermitage ha presentato Il mondo dell’arte, il volume - edito per i tipi veneziani di Marsilio Editori, e curato Olga Strada, direttrice dell’Istituto di Cultura Italiana a Mosca -, che raccoglie quattro saggi sull’arte di Sergej Pavlovič Djagilev.

14 maggio 2015 12:00
L'arte russa nei saggi di Djagilev

FIRENZE - Personalità eclettica e vulcanica nel panorama della cultura russa fra Ottocento e Novecento, Sergej Pavlovič Djagilev (1872-1929), non fu soltanto il geniale fondatore della compagnia dei Balletti Russi, l’ensemble che riscosse un enorme successo in Europa, rivoluzionando il balletto attraverso la connessione con l’avanguardia artistica europea; con i Ballets collaborarono personalità quali Picasso, Debussy e Nižinskijj.

Ma il percorso di Djagilev era partito da lontano. Nato nei pressi di Novgorod da una famiglia aristocratica, fu incoraggiato dalla matrigna (la madre scomparve quando era ancora bambino), a coltivare il suo interesse per l’arte e la musica, trasferendosi a San Pietroburgo dove frequentò i salotti intellettuali e conobbe quelli che saranno i suoi futuri collaboratori.

Nel 1898, assieme a Léon Bakst e Alexander Benois, fondò a Pietroburgo la rivista culturale d’avanguardia Il mondo dell'arte (Mir Iskusstva), la cui storia s’inserisce in quella più ampia della cosiddetta “età d’argento”, (ch segue l’età dell’oro, contraddistinta dall’opera letteraria di Aleksandr Sergeevič Puškin), ovvero quella controversa Belle Époque russa cui le forti sperequazioni sociali dettero un carattere drammatico, e che finì nel sangue con la rivoluzione socialista del 1917. Ma intanto, a fine Ottocento, infuriava anche il dibattito sulle nuove direzioni della cultura russa, e nel suo volume, Olga Strada ha tradotto i quattro saggi di Djagilev, usciti nel 1898 sui primi due numeri della rivista, facendoli precedere da una ricca introduzione che ricostruisce il clima socio-culturale della Russia di fine Ottocento.

Nella nuova generazione intellettuale e artistica, si avvertiva la necessità di svecchiare quelle correnti che avevano esaurito il loro slancio innovativo; in arte, ad esempio, ancora dominavano i pittori accademici, e i cosiddetti “ambulanti”, appartenenti alla corrente realista, e così denominati per il carattere estemporaneo delle loro esposizioni. Fondando la rivista, Djagilev intendeva assumere una ben precisa posizione innovatrice, e fu subito chiaro anche osservando l’impostazione grafica de Il mondo dell'arte, ispirata allo stile Liberty europeo.

L’importanza del volume di Olga Strada sta nell’inserirsi in uno spazio, quello degli studi su Sergej Djagilev, che in Italia ha pochissimi predecessori, e inoltre presenta il lato meno noto di questo personaggio, conosciuto quasi esclusivamente per la sua attività con i Balletti Russi. I quattro saggi che scrisse per Il mondo dell'arte mostrano invece la sua statura di critico d’arte e di pensatore, e sono un importante punto di riferimento per comprendere il rapporto fra la cultura russa e quella europea, alla fine del XIX Secolo.

Djagilev sosteneva l’universalità dell’arte, pur essendo consapevole del carattere localista che caratterizzava il sentire russo. Inoltre, respingendo l’idea di un’arte utilitaristica, sostenuta invece da pensatori e intellettuali socialisti, Djagilev rivendicava la totale libertà dell’artista, perché, come affermò, “soltanto nel tormento della libertà sta il coronamento dell’arte universale”. Una posizione non facile da sostenere, in un momento storico-sociale molto delicato, come appunto attraversava la Russia dell’epoca, scossa dal malcontento sociale che sempre più stava assumendo caratteri radicali, e che il socialismo di Lenin saprà utilizzare per rovesciare la dinastia Romanov.

Il mondo dell'arte rappresentò una sorta di faro culturale aperto all’Occidente, sfidando le vecchie concezioni artistiche russe, ma al tempo stesso, ancora per merito di Djagilev e sempre in reazione all’accademismo, riscoprì buona parte del passato dell’arte russa, ad esempio la ritrattistica, attraverso saggi, e mostre organizzate a Pietroburgo. Il carattere della rivista non fu soltanto legato alla pittura, ma si occupava anche di letteratura, balletto, musica, teatro, dimostrandosi, in retrospettiva, il laboratorio teorico all’interno del quale Djagilev elaborò nella sua mente la compagnia dei Balletti Russi. Alla quale si dedicò a partire dal 1905, poco tempo dopo la chiusura della rivista, per mancanza di risorse economiche. I tempi, non cambiano mai.

Niccolò Lucarelli

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