Patto di stabilità, ditte in attesa ma quanti i lavori inutili?

Sarebbero 71 i miliardi congelati nelle casse di comuni, province e regioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 marzo 2013 22:03
Patto di stabilità, ditte in attesa ma quanti i lavori inutili?

"Il patto di stabilità ha prodotto una emergenza crediti alle imprese : una cifra che ammonta almeno a 71 miliardi di euro in Italia . Soldi congelati nelle casse di comuni, province,regioni". Così la consigliera del Pd e presidente della commissione lavoro Stefania Collesei. "Il 70%delle aziende italiane - spiega Collesei- soffre di problemi di liquidità per ritardi nei pagamenti. I posti a rischio per questo saranno alla fine dell'anno 300/500.000. Ecco perché ha ragione l'ANCI a far appello al governo per allentare il patto di stabilità.

Ecco perché occorre un governo di cambiamento : il primo degli 8 punti di Bersani è dedicato alla correzione del patto di stabilità . Nella relazione presentata oggi dall'assessore Petretto è apparsa evidente la necessità di poter pagare con i soldi in cassa tutte le determine di spesa delle ditte che hanno lavorato per il Comune. Occorre che sia data questa possibilità per rimettere in moto il lavoro e in circolazione un po' di contante. L' edilizia - conclude Collesei- è uno dei settori più in crisi , va dato ossigeno: pagare chi ha lavorato , far ripartire i cantieri, a partire da quelli della tramvia".

"79 Milioni di euro e 700 determine di mandati di pagamento ancora da liquidare al 31 dicembre 2012, di cui 16 risalenti al 2011, a cui si devono sommare tutte le fatture dei primi 3 mesi del 2013 e 70 decreti ingiuntivi per 8 milioni di euro, che erano 19 per un totale di 3,5 milioni al 31 dicembre 2012". Lo afferma il consigliere comunale Tommaso Grassi che aggiunge: "Questi dati non possono che confermare quanto avevamo affermato nei mesi scorsi sulla mancanza di attenzione, di controllo e di pianificazione della spesa da parte del Comune di Firenze che ci ha portato a questa situazione di stallo in cui il Comune non sta pagando le ditte, e su cui si era incentrata anche la lettera di dimissioni dell'ex-assessore Fantoni.

Siamo contenti e speriamo che una rimodulazione del Patto di stabilita' possa permettere al Comune di effettuare i mandati di pagamento e di procedere a pagare per la totalità i debiti di Firenze verso le ditte, e speriamo che la proposta di legge possa essere approvata in tempi rapidi: ma cosa succederà se non venisse approvata dal Parlamento? O se lo sblocco invece di basarsi sui residui di bilancio, dovesse basarsi solo sull'avanzo d'amministrazione, come ipotizzato dalla ragioneria di Stato, consentendo a questo punto di pagare solo 4 degli 80 milioni di euro di debiti? L'assessore Petretto ha rassicurato che sta lavorando ad un piano di risanamento e di rientro in due anni: questo infatti conferma che finora si è gestito tutto sperando che le cose potessero risolversi con qualche intervento nazionale riparatore, che ricorda molto il regalo riparatore di Silvio Berlusconi al Comune di Catania, ma esponendo adesso il Comune ad un elevato rischio per l'esposizione economico-finanziaria.

Non basta peraltro farsi paladini della lotta del patto di stabilitá a livello nazionale per ritenersi un'Amministrazione attenta alla salvaguardia dell'indotto economico, del lavoro e dei lavoratori del proprio territorio se si propone l'azzeramento del patto a livello nazionale ma nell'amministrare si ignorano i danni e le ripercussioni negative quando ci si trova ad amministrare nel proprio contesto cittadino, e si ignora la sofferenza provocata alle aziende e si chiede l'ennesimo sforzo economico a coloro che realizzano le opere senza essere poi pagati, pur di farsi belli nell'aprire cantieri e nell'annunciare nuove opere senza chiuderne mai neppure uno.

- conclude Grassi - Vogliamo vederci chiaro e torneremo a chiedere, fin da domani, i dati aggiornati sui mandati di pagamento non liquidati, sperando che anche se venisse approvato lo sblocco del patto di stabilità il Comune non attui, come invece annunciato nei mesi scorsi dal Sindaco, l'eliminazione degli stati d'avanzamento dei lavori fino al secondo semestre del 2014, che renderebbe sulla carta la situazione debitoria fino ad allora ma potrebbe scaricare all'inizio del mandato nel prossimo mandato un enorme carico debitorio da un giorno all'altro".

"Serve un cambio di rotta radicale, non misure palliative" dichiara la capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo. "E' certo positivo che il Patto di stabilità si sia allentato, e è stato di sicuro importante il ruolo degli amministratori locali - sindaci in primis - che sono a più stretto contatto coi problemi generati dai vincoli e dai mancati pagamenti alle aziende che hanno realizzato opere per gli enti locali. Ma non basta certo questo per cambiare la situazione nel nostro Paese.

E sarà bene mettere l'accento sulla contraddizione di chi da un lato vuole allentare i vincoli del Patto, ma dall'altra non mette in discussione l'impostazione politico-economica da cui il Patto è generato. Ovvero la serie di misure draconiane di austerità che non solo provocano macelleria sociale ma fanno aumentare ancora di più il debito. Chi si oppone oggi al Patto di stabilità ha accettato qualche mese fa senza battere ciglio il Pareggio di bilancio in Costituzione e persino i vincoli del Fiscal Compact europeo, sottoscritto senza un minimo di dibattito critico, che ci impegna a 20 anni di tagli sociali e austerità per ridurre un debito che non sarà comunque possibile ripagare. I dati lo confermano: le ricette del governo Monti che ha seguito i dettami di FMI, BCE e Commissione europea, hanno portato il nostro debito al 127%.

Perché la recessione ormai conclamata fa diminuire il debito meno di quanto diminuisce il Pil. E visto che questo famigerato rapporto è il metro su cui si misura l'economia di un Paese, le scelte fatte sono fallimentari, olte che socialmente insostenibili. Ma perché non si ascoltano le tante voci che chiedono altre vie di uscita dalla crisi? L’Italia, ancora rappresentata da Monti al vertice del Consiglio europeo, ma anche la Francia di Hollande, si affannano a chiedere misure minimaliste, come appunto ammorbidire temporaneamente il patto di stabilità, invece di avviare una vera iniziativa politica per creare una vera crisi diplomatica che abbia senso in Europa e apra un nuovo spazio politico. Perché i paesi Pigs non si danno una mano a vicenda e sfidano il potere tedesco o la fallimentare Commissione Barroso? Qualche settore dei sindacati e del movimento alter-mondialista l’ha capito e 10 giorni fa a Bruxelles ha inscenata un’occupazione degli uffici della Commissione europea incaricati di questione finanziarie e di bilancio. Nelle ultime settimane il Parlamento europeo ha lanciato segnali importanti sulla regolamentazione finanziaria e del sistema bancario, e ha coraggiosamente rispedito al mittente il bilancio “al ribasso” approvato dal Consiglio. E’ uno spazio politico fragile e molto stretto, ma si intravede la possibilità di lavorare per un cambio di rotta immediato.

Servono però governi coraggiosi, se si vuole ribelli, e non replicanti di destra e di sinistra impegnati a emendare marginalmente l’immarcescibile dottrina liberista. Ignorando che la democrazia stessa è commissariata, e che le autorità europee avranno potere di controllo sulle nostre decisioni e dal prossimo autunno potranno addirittura correggere il nostro Bilancio esautorando di fatto il Parlamento. Evidente che la lotta alla corruzione e ai privilegi della casta sono solo una minima parte dell'azione da intraprendere per cambiare le cose.

Per contrastare tutto questo si deve rinegoziare il debito, come ormai sempre più voci sociali, soggetti indipendenti e di movimento vanno dicendo".

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