La risposta della Regione al no delle Province

“Se avessimo dato nuove funzioni alle Province l’Unione della province toscane avrebbe ritenuto la legge ottima", ha commentato l’assessore Nencini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 luglio 2011 19:43
La risposta della Regione al no delle Province

Firenze – “Se avessimo dato nuove funzioni alle Province l’Unione della province toscane avrebbe ritenuto la legge ottima – commenta l’assessore Nencini, dopo le critiche espresse oggi al progetto di riordino istituzionale che ha avuto il via libera della giunta – Siccome abbiamo preso una strada diversa, l’Upi ritiene che questa legge ‘vada drasticamente rivista’”. “Avessimo avuto il potere di farlo, ma non l’abbiamo – conclude sempre Nencini – conveniva tagliare la testa al toro: ovvero tagliare subito le Province in Toscana”. Per le Province toscane la legge di riordino non favorirebbe sufficienti risparmi e conterrebbe elementi di incostituzionalità.

Di tutt’altro parere la Regione. Le Province toscane si dicono oggi contrarie e dubbiose sulla proposta di legge di riordino istituzionale che la giunta ha approvato lunedì. Ma venerdì, fanno sapere dagli uffici della Regione, tutti i rappresentanti degli enti locali avevano dato il loro via libera, Province comprese: d’accordo sul nuovo articolo 24, dove l’espressione “associazione tra Province” è stata sostituita con le parole “esercizio associato di funzioni tra Province” , e d’accordo sullo spirito e i contenuti dell’intera proposta di legge, come appare dal verbale.

Solo su un punto dell’articolo 2, al comma 1, si sono verificate alcune divergenze, sottolineano sempre dagli uffici: divergenze anche queste puntualmente riportate nel verbale. La legge Nencini prevede il superamento delle Comunità montane, che potranno essere trasformate, se i Comuni lo vorranno, in Unioni di comuni, l’esercizio associato di funzioni tra le Province, e ancora incentivi alle fusioni tra piccoli comuni. C’è anche la valorizzazione dell’area vasta della Toscana centrale e il sostegno ai comuni più disagiati, montani e insulari, attraverso il finanziamento di servizi di prossimità e vicinato. Le Province toscane dicono che anziché razionalizzare si complica il quadro istituzionale, creando 40 nuovi enti.

Non corrisponde al vero, si ribatte da parte della Regione: infatti oggi, che la proposta della giunta regionale non è ancora legge, le Unioni di Comuni esistono già. In Toscana sono otto. Un decreto del governo, il decreto Tremonti, spinge inoltre i Comuni a costituirsi in Unioni per governare almeno due funzioni fondamentali, a partire dal 1 gennaio 2012. Tredici Unioni al posto di tredici comunità, con meno costi Le Unioni che potrebbero nascere per scioglimento delle Comunità montane saranno al massimo tredici, quante oggi sono le comunità rimaste, precisano sempre dagli uffici della Regione.

Ma poiché al vertice avranno i sindaci, non costeranno ai cittadini nemmeno un centesimo. E comunque la possibilità di una loro trasformazione era già prevista dalla legge regionale 37 del 2008, a cui l’Unione delle province toscane non si era allora opposta. “La legge di riordino istituzionale approvata lunedì dalla giunta Toscana rappresenta un punto di partenza importantissimo nella strada verso la riduzione degli sprechi di denaro pubblico, lo snellimento e la razionalizzazione delle funzioni degli enti pubblici e la maggiore efficienza dei servizi offerti – ha dichiarato Marta Gazzarri dell'Idv -.

La riduzione di costi della politica è oggi una priorità non solo morale – che va cioè nella direzione di dare un esempio di sobrietà e di rigore in un momento in cui tutti gli italiani sono chiamati a grandi sacrifici - ma anche economica. Con la drastica riduzione della spesa pubblica da parte del Governo - che si è resa necessaria anche a seguito dei morsi della crisi finanziaria ed economica di questi anni - i tagli dei trasferimenti agli enti locali ed alle Regioni hanno reso necessario un riassetto del sistema delle istituzioni.

Il superamento delle comunità montane, gli incentivi alle fusioni dei piccoli comuni, la gestione associata di più funzioni comuni fra province (così come prevede la proposta di legge che arriverà a breve in Consiglio regionale), sono tutte misure volte alla ricerca di una maggiore efficienza amministrativa: una richiesta che viene dai cittadini, ma anche da tutto il mondo imprenditoriale, che indica nell’eccesso di burocrazia il nemico numero uno allo sviluppo delle imprese. Il voto in Parlamento di pochi giorni fa, che ha bocciato la proposta dell’Italia dei Valori di abolire le province, è servito comunque a scatenare un dibattito pubblico da cui emerge una crescente indignazione da parte della società per l’occasione persa, un’indignazione che ha spinto anche chi si è astenuto o ha votato contro a fare marcia indietro e ad ammettere l’errore.

La Toscana con questa proposta di legge sull’assetto istituzionale può dare un esempio importante anche alle altre regioni. Dopo gli annunci demagogici del Governo su presunti tagli ai costi della politica con la nuova manovra economica, questa è un’occasione per dimostrare che, in Italia, c’è anche chi agli annunci fa seguire i fatti.Avere meno enti, minori sprechi di soldi e meno burocrazia è un doveroso atto di responsabilità di governo a tutti i livelli istituzionali”. “Le Province - ha dichiarato Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana - farebbero bene a chiedere ai cittadini dei territori montani cosa realmente vogliono! I 168 Comuni che Uncem Toscana rappresenta vedono nelle Unioni dei Comuni derivanti dal superamento delle Comunità Montane, lo strumento migliore e, anzi rafforzato, in grado di dare più potere ai Comuni, veri protagonisti della governance del territorio.

Le province sarebbero in grado di svolgere tutte le funzioni che fino ad oggi hanno svolto le comunità Montane? Di fronte a tutte le difficoltà che i Comuni stanno vivendo in questo ultimo periodo sui servizi di prossimità, come il trasporto pubblico locale, i disservizi postali, le scuole, non c’è stata una Provincia che ha mostrato vicinanza e supporto ai comuni montani, soprattutto quelli più piccoli”

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