La crisi economica trasforma le abitudini di consumo nei pubblici esercizi

Il 10% di toscani ha ridotto i consumi al bar e il 27% ha risparmiato sui consumi della ristorazione. Resiste il rito della colazione al bar e della Pizza

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 aprile 2011 14:33
La crisi economica trasforma le abitudini di consumo nei pubblici esercizi

Il 10% di toscani ha ridotto i consumi al bar e il 27% ha risparmiato sui consumi della ristorazione. Resiste il rito della colazione al bar e della Pizza. Sono ormai molti mesi che gli italiani sono alle prese con la crisi e si moltiplicano le indagini e gli osservatori che attestano un crollo generalizzato dei consumi, in un contesto che registra un preoccupante aumento della sfiducia circa una ripresa dell’economia del Paese e delle finanze personale. La necessità di risparmio e il bisogno di sicurezza spingono i consumatori al cambiamento, all’insegna di una nuova sobrietà e frugalità, che si manifesta nel tipo di alimenti acquistati, nei luoghi in cui si fa la spesa o si consuma, nell’attenzione alla provenienza dei cibi e nella lettura delle etichette.

Alcune di queste nuove abitudini resteranno legate alla crisi e scompariranno con essa, altri tipi di consumi stanno trovando invece una loro solidificazione nel tempo, e sopravviveranno alla crisi. Quindi, da un punto di vista sociologico, in futuro avremo un consumatore più selettivo, più esigente, più nomade negli acquisti e più difficile da soddisfare. In sostanza si è accorto che pur riducendo i consumi in alcuni settori la sua qualità della vita non ha subito peggioramenti significativi e la sfida dei diversi settori produttivi e della distribuzione ora è quella di interpretare i nuovi comportamenti che stanno cambiando profondamente le abitudini degli italiani. Questo è il trend che emerge dall’indagine realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Fiepet-Confesercenti Toscana, sui comportamenti di consumo dei Toscani presso i Pubblici Esercizi.

I consumi al Bar. Nell’ultimo mese il 50% del campione ha dichiarato una frequentazione più o meno assidua, contro il 4,8% che lo considera un consumo superfluo. Rispetto allo scorso anno il 9,7% del campione ha segnalato una riduzione generale della frequenza e dei consumi. Chi dimostra una maggior propensione al risparmio sono le fasce di età incluse tra i 26 e i 45 anni e gli italiani nelle fasce di reddito medio-basse. Le modalità di consumo appaiono abbastanza diversificate: prevale il rito della colazione (50%) e meno abituale è risultato il consumo di aperitivi (16,6%) e del dopo cena (9,3%). I consumi nel settore della ristorazione.

I toscani che nell’ultimo mese hanno dichiarato abitualmente un pranzo fuori casa raggiungono il 19,3% del campione, contro il 52,0% di consumi occasionali e il 22,7% che non ha fatto ricorso ai servizi della ristorazione. Rispetto ad un anno fa cala sensibilmente la propensione di consumo nella ristorazione extra-domestica: il 27,4% di coloro che frequentano ristoranti e pizzerie hanno dichiarato una riduzione della spesa. In questo caso si amplia la fascia di età di coloro che risparmiano i consumi (26-55 anni). La pausa pranzo Il 25,8% del campione toscano consuma abitualmente un pranzo nella pausa lavoro e spende in media 8,2 euro.

È soprattutto un pubblico maschile (25%), inquadrato prevalentemente nelle fasce di reddito medio-alte, e la maggiore incidenza si registra nelle fasce di età comprese tra i 26 e i 45 anni, che solitamente sceglie il Bar/snack Bar e con minor frequenza il ristorante. Dall’analisi emerge dunque una propensione al risparmio per i consumi alimentari fuori casa ed una ricerca dei locali meno costosi. La contrazione sarà probabilmente più attenuata laddove si saprà presentare la qualità dei prodotti, proposte tematiche e un’offerta di intrattenimento, fortemente auspicate dai consumatori di tutte le fasce di età ma soprattutto dai giovani.

Rispetto a questo scenario è probabile che aumenterà la frammentazione dell’offerta: da un lato la ristorazione di eccellenza e dall’altro un ampio mercato basato sulle formule low cost con una standardizzazione dei propri menù. Probabilmente anche il Bar perderanno alcuni aspetti della tradizione, aggiungendo una serie di servizi diversi da quelli della somministrazione di alimenti e bevande.

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