Firenze, arrestati due mercanti di false regolarizzazioni

Quasi 6.000 euro in tre tranches era il prezzo chiesto dai due uomini, uno originario dello Sri Lanka l’altro del Pakistan, ad un cittadino del Bangladesh per ottenere la regolarizzazione come badante. Coinvolto anche un italiano.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 giugno 2010 14:21
Firenze, arrestati due mercanti di false regolarizzazioni

Quasi 6.000 euro in tre tranches era il prezzo chiesto ad un cittadino del Bangladesh per ottenere la regolarizzazione come badante. A richiedere il compenso sono stati due cittadini, uno originario dello Sri Lanka, l’oltra del Pakistan, che avevano organizzato un vero e proprio “mercato per favorire la permanenza di stranieri immigrati in condizioni d’irregolarità sul territorio nazionale”, come specificato anche dal Gip Monti, che ha emesso le misure cautelari a carico dei due “mercanti di false regolarizzazioni”.

I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti ieri mattina dalla Squadra per il contrasto all’immigrazione clandestina della Questura di Firenze, coordinati da Raffaella Papaccioli, con la collaborazione della Squadra Mobile della Questura di Reggio Emilia. Come datore di lavoro figurava la madre di un terzo complice, un cittadino italiano di 49 anni, denunciato in stato di libertà. Il pagamento doveva avvenite in 3 diverse rate. La prima di 4500 euro, al momento della definizione dell’accordo in vista della regolarizzazione.

Una seconda, di circa 1400 euro al momento della conclusione dell’iter amministrativo, mentre ulteriori 500 euro erano destinati all’italiano per la sua mediazione. Alla base del coinvolgimento dell’italiano le difficoltà economiche che lo stesso ha denunciato agli investigatori di Firenze. Le basi logistiche dell’organizzazione per le false regolarizzazioni erano due: la prima a Reggio Emilia, riconducibile al Pakistano, la seconda a Firenze, riconducibile invece al cittadino dello Sri Lanka.

In particolare, quest’ultimo risulta titolare e gestore di un internet point in via Taddea a Firenze, che utilizzava come “ufficio” per la gestione delle pratiche. Il pagamento, effettuato dallo straniero interessato alla regolarizzazione, era stato ricevuto dal pakistano, che poi ha trasferito al “complice” dello Sri Lanka la rispettiva quota tramite una carta postapay, poi sequestrata dagli investigatori insieme alle ricevute dell’operazione. Nel corso delle indagini gli uomini della Questura hanno accertato altre 3 pratiche fittizie “gestite” dai tre.

Di queste, un’altra vedeva come datore di lavoro la madre dell’indagato italiano, mentre le altre due fanno capo al padre dello stesso. Altre 50 pratiche, sulle quali sono in corso ulteriori accertamenti, sono state sequestrate nel corso delle perquisizioni effettuate presso le abitazioni ed i luoghi di lavoro di Firenze e Reggio Emilia in uso ai due stranieri arrestati. Per i tre indagati, di cui due in stato di arresto, sono stati contestati i reati di falso e favoreggiamento della permanenza nel territorio nazionale di cittadini stranieri irregolari.

Dalla sua costituzione, il gruppo di lavoro dedicato istituito presso l’ufficio Immigrazione della Questura di Firenze ha vagliato già più di 5400 pratiche delle circa 5600 istanze di emersione presentate nella provincia fiorentina. Di queste, 201 pratiche di emersione al lavoro irregolare sono state valutate per probabili illeciti penali commessi dai datori di lavoro o dai lavoratori stranieri coinvolti. Complessivamente sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria 61 persone in stato di libertà e 7 in stato di arresto per reati tra cui il favoreggiamento della permanenza di clandestini, falso ideologico e materiale commesso da privato e circonvenzione di incapace.

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