Cantieri pubblici tra comunicazione d'impresa e graffitari

Nei giorni scorsi una mano ignota ha apposto una scritta con vernice spray sul cartello che sovrasta il cantiere del by-pass del Galluzzo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 maggio 2010 20:16
Cantieri pubblici tra comunicazione d'impresa e graffitari

di Nicola Novelli Dal alcuni giorni gli automobilisti che transitano lungo la via Senese hanno osservato la scritta apposta da una mano ignota con vernice spray sul cartello che sovrasta il cantiere del by-pass del Galluzzo, il progetto in corso di realizzazione da anni per dare a Firenze una nuova uscita autostradale che aggiri la frazione a sud del centro storico. L'appellativo di “Speculatori”, documentato nella foto, è certo non veritiero, provocatorio e ideologico.

Eppure vale la pena di considerare che non basta un semplice cartellone con una bella foto sopra per fare comunicazione d'impresa e recuperare credibilità, mentre la magistratura indaga sulla propria attività cantieristica. All'epoca della manovra finanziaria del Governo Berlusconi il re è nudo e quando si chiederanno ai cittadini, anche fiorentini, sacrifici in termini di servizi e prestazioni sanitarie, scolastiche e sociali non sarà più possibile tirare avanti il cantiere di un opera pubblica a tempo indeterminato, senza fornire adeguate spiegazioni su cosa si stia facendo, quanto tempo impiegheremo e quanto costi.

E la vecchia Italia nella morsa della crisi di globalizzazione non può più permettersi proverbiali lussi quali corruzione, evasione fiscale e incompetenza. Diciamoci la verità: da un pezzo nelle barzellette che si raccontano nel resto d'Europa gli italiani fanno la parte degli incompetenti e cialtroni. Un motivo ci dovrà pur essere? E c'è poco da ridere se le statistiche ufficiali indicano il nostro paese come il più corrotto del continente e anche quello con la più diffusa evasione fiscale. Mentre il paese sembra cadere vittima predestinata di quel patto diabolico per cui il primo ministro non invecchia mai, mentre i suoi sudditi sono sempre più anziani, sarebbe bello assitere proprio a Firenze, a un sussulto di intelligenza e moralità, che ci riporti nella direzione dello sviluppo economico e del progresso sociale.

Eppure quel che abbiamo visto anche nei giorni scorsi non fa ben sperare. Quando il tubo dell'acquedotto si è rotto nei pressi di Ponte alla Vittoria, nodo nevralgico della mobilità cittadina, e per due giorni Firenze è rimasta spaccata in due, i giornali locali, come si fa in tutti i paesi civili, si sono interrogati sulle cause della rottura, elaborando varie ipotesi. Così mentre Palazzo Vecchio invitava ad utilizzare la tramvia, utile alternativa solo per chi si sposta tra Firenze e Scandicci (e tutti quelli che vanno oltre il Vingone, che sono migliaia?) il quotidiano La Repubblica azzardava l'ipotesi che il danno possa addebitarsi ai cantieri della tramvia, che negli ultimi anni hanno insistito proprio nell'area del tubo scoppiato.

Apriti cielo! I vertici di Ataf hanno subito annunciato querela per diffamazione e danno d'immagine. Quale sia la causa della rottura lo stabiliranno i tecnici e se c'è stata diffamazione lo deciderà il giudice. Ma sarà pur legitttimo porsi qualche domanda quando la rete idrica della città risale per lo più a un secolo fa? Per ritrovare un programma di governo locale che avesse all'ordine del giorno la ristrutturazione delle reti idriche e fognarie urbane dobbiamo risalire all'avvio della Giunta comunale del Sindaco Mario Primicerio.

Grosso modo nel 1995 l'assessore all'Urbanistica Enrico Bugleax ipotizzò di iniziare i lavori nel quartiere di Campo di Marte per poi passare al resto della città. Poi più nulla: nessuno che abbia almeno sfiorato il tema. Ci si sorprende se 15 anni dopo un tubone, scoppiando, paralizza la città per due giorni? Siamo sinceri: o nei prossimi anni l'Italia mette la testa a posto e comincia a fare le cose per bene, oppure a forza di tagli alla Legge finanziaria e corruzione diffusa dobbiamo prepararci a una quotidianità di disservizi pubblici e gente incazzata.

Altro che una scritta sui muri.

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