Al Cinema Vacci Tu - I migliori film del 2009

Eccoci dunque arrivato alla puntata “speciale” di Al Cinema Vacci Tu, in cui proponiamo, a nostro giudizio, il meglio dell’anno cinematografico appena concluso; una sorta, se vogliamo, di “Oscar di Nove da Firenze”.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 gennaio 2010 12:19
Al Cinema Vacci Tu - I migliori  film del 2009

Eccoci dunque arrivato alla puntata “speciale” di Al Cinema Vacci Tu, in cui proponiamo, a nostro giudizio, il meglio dell’anno cinematografico appena concluso; una sorta, se vogliamo, di “Oscar di Nove”. Sentitevi pure liberi di scrivere a cinema@nove.firenze.it per inviare la vostra classifica in merito, o esprimere dissensi a quanto segue ! Iniziamo , in una ipotetica Top Ten, con due “piccoli” film LOUISE-MICHEL e District 9. Il primo, realizzato con un budget molto contenuto, è diventato quasi subito un cult per la sua carica trasgressiva, che fa dell'ironia e della creatività le proprie ricchissime armi.

Senza compromessi “politicamente corretti” e sempre sopra le righe, il film parla di disadattati, di figure ai margini della società, di disoccupazione, di crisi economica e di rapporti di potere con un humor nero e un’anima anarco-punk che si ribella e destabilizza ogni regola, ordine, sicurezza, omologazione o convenzione. In questo panorama grottesco e disumano, persino le identità sessuali sono intercambiali: le distinzioni fra etero, omosessuali e transgender sono anacronistiche vestigia del passato.

Fin dal titolo dichiara la sua rabbia, la sua ansia di lotta, giustizia e libertà: i nomi dei due protagonisti, uniti, formano il nome e cognome di un’insegnante rivoluzionaria, figura cardinale del movimento anarchico francese a cui infatti è dedicato il film. Destabilizzante. DISTRICT 9 , realizzato invece con 30 milioni di dollari, e l’apporto produttivo di Peter Jackson , si merita l’ingresso in classifica grazie all’utilizzo intelligente e funzionale degli effetti speciali e all’utilizzo del genere per uscire dai canoni e universalizzare il racconto : “ la fantascienza è solo di facciata : come sempre il buon cinema di genere si traveste da B Movie per parlarci dell'attuale e del mondo che stiamo vivendo, sfoderando tematiche autoriali in veste di film d'azione”, Scrivevamo nella recensione.

E in più , District 9 sforna le creature aliene più umane mai viste dai tempi di E.T. , i “gamberoni”dagli occhi tristi che ormai ogni appassionato di Sci-Fi dovrebbe collocare fra le icone del genere. Seguono poi due kolossal del mainstream, due “bio pic” molto diversi fra loro, firmati da due autori agli antipodi : il primo è FROST/NIXON-IL DUELLO, di Ron Howard. Eccezionale Frank Langella nei panni del 37° presidente USA Richard Nixon che nel ’74 da le dimissioni dopo lo scandalo del Watergate e tre anni dopo accetta, sicuro di vincere, di sottoporsi ad una intervista in quattro puntate (seguita da 450 milioni di spettatori anglofoni) propostagli da David Frost, presentatore di talk show senza opinioni politiche, ma abile conoscitore dei meccanismi televisivi.

L’eclettico Ron Howard dirige questo film con un’estrema attenzione alle sfumature psicologiche e con un ritmo incalzante e serrato come fosse un incontro di boxe o una partita a scacchi, condotta vittoriosamente dal presidente nei primi 3 round, ma persa ko nell’ultimo quando alla domanda di Frost, circa il fatto se il suo comportamento fosse stato illegale o meno, Nixon sbotta stizzito: “se lo fa il presidente, significa che non è illegale”…praticamente una confessione! L’altro è MILK di Gus Van Sant , la storia vera del consigliere comunale gay assassinato a San Francisco nel 1978.

Van Sant ci racconta l’uomo politico senza nascondere i fallimenti , umani e politici, che hanno accompagnato Milk nel suo cammino, al pari delle vittorie rivoluzionarie. Purtroppo ad abbassargli la posizione in una ipotetica classifica c’è un finale fin troppo melodrammatico, in cui si scomoda la Tosca per raccontare la morte del protagonista, e che fa troppo cliché gay. In posizioni medio alte troviamo WATCHMEN, l’epocale fumetto cult di Alan Moore trasposto in pellicola da Zack Snyder, costato 100 milioni di dollari e pluricampione di incassi in tutto il globo. L’epopea dei supereroi “umani”, fin troppo umani, del genio di Moore (che sbaglia di nuovo, dopo V per Vendetta, allontanandosi dal progetto ) ci regala fra tutti il personaggio di Rorshach, antieroe per eccellenza e vittima sacrificale delle ipocrisie del mondo della gente in calzamaglia. In questa ipotetica fascia troviamo pure THE WRESTLER di Aronofsky, il film della maturazione del regista ex enfant prodige di “Requiem for a Dream” e soprattutto della resurrezione di Mickey Rourke.

Che dopo quel film sembra nuovamente essersi fatto assorbire da prodotti mediocri di cassetta per portare a casa la pagnotta, ma tant’è. La parabola di Randy “the Ram” Robinson riflette quella del suo interprete, e commuove gli spettatori come si faceva una volta. E chi è meno sensibile si può intrattenere con le grazie di Marisa Tomei, ingiustamente privata di un altro oscar dalla Cruz. Siamo prossimi al vertice : qua citazione di obbligo per LASCIAMI ENTRARE, di Tomas Alfredson. Sublime film che usa il genere horror per creare un piccolo capolavoro sul tema universale dell’amore.

Attraverso un attento racconto di formazione, il film finalmente restituisce la figura romantica del vampiro alla sua corretta filologia, alla letteratura in cui è nato. Rigoroso, toccante, sincero, inquietante e dilaniante come solo l’amore assoluto può essere. Il “Lasciami entrare” del titolo non è altro che la richiesta posta dall’innamorato all’amato per entrare dentro al suo cuore; non esistono nessuna vittima o carnefice, l’amore li neutralizza in un tacito e connivente accordo di complicità e nella creazione di un alfabeto tutto loro. Come doveroso è inserire adesso A SERIOUS MAN, il film del “regista a due teste”, i fratelli Coen, che racconta l’universo ebraico come Steward Allen Konigsberg non ci aveva mai fatto vedere sin’ora.

E forse,non solo quello, ma l’intero scibile dell’umanità terrestre . Insieme film e summa filosofica di tutto il loro mondo noir, cinico e pessimista, dove i protagonisti sono stupidi, coinvolti in cose più grandi di loro, il film dei Coen è sicuramente il loro più personale e maturo ; e lascia con un cazzotto allo stomaco il pubblico con un finale che è sicuramente il più inatteso della cinematografia attuale. Siamo al top : e vicino alla vetta, mancandola per un soffio, c’è BASTARDI SENZA GLORIA, di Quentin Tarantino. Onnivoro mangiatore di cinema, Tarantino utilizza i grandi maestri stravolgendone sempre le “regole” secondo il suo stile e il suo gusto, omaggiandoli in un continuo e vorticoso rimescolamento dei generi con una libertà d'invenzione che desta sempre invidia e meraviglia.

Mette in campo un repertorio di trovate geniali, folli e grottesche che deformano persino la Storia: Hitler che muore in un cinema costretto a guardare il primo piano della sua carnefice ebrea su uno schermo in fiamme è l’immagine potente e indimenticabile che manda in fumo tutto il nazismo. Il cinema come campo di battaglia, come luogo della vendetta nel quale si può realizzare il desiderio tanto agognato di un’altra Storia possibile, il sogno di giustizia più sognato del secolo. Immenso Christoph Waltz che si è ritrovato tra le mani il ruolo della vita e il meritatissimo premio come miglior attore a Cannes. E vincitore assoluto per questo anno è….

GRAN TORINO , di Clint Eastwood. Come fa quest’uomo a girare solo capolavori…? Perchè di questo si tratta: con questo film Eastwood dimostra definitivamente di essere l’ultimo dei grandi classici. Monumentale, solenne, asciutto, commovente senza enfasi o sentimentalismi, Clint è ancora una volta da ammirare per la leggerezza e la libertà con cui riesce a far convivere la semplicità dello stile con l’assoluta complessità e profondità dei temi. Che diriga o reciti, emana sempre un’aura leggendaria! “FilmTv” lo ha eletto sua “moral guidance” poiché persegue un fine umanistico: racconta dello sforzo di uomini e donne per rendere più decente il mondo in cui vivono.

In cui viviamo. E scusate se è poco. E per il 2009 è tutto. Appuntamento fra un anno per la classifica del 2010 e a ben prima, con le recensioni regolari di “Al Cinema Vacci Tu”. Marco Cei Laura Iannotta

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