Ines: Livorno seconda in Italia per emissioni industriali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 ottobre 2008 19:10
Ines: Livorno seconda in Italia per emissioni industriali

Livorno, 21 Ottobre 2008- Mentre giunge in Italia il monito del presidente francese all'indomani del duro faccia a faccia a Bruxelles: ''L'Europa è all'appuntamento con la storia, rinviare significa fallire. La situazione ambientale non è migliorata solo perché c'è la crisi finanziaria'', i dati ufficiali del registro Ines riportati oggi sul Corriere della Sera misurano Livorno seconda provincia italiana per emissioni industriali annuali di sette sostanze-paniere: diossine, mercurio, Ipa, benzene, Pcb, piombo e arsenico.

Si tratta di sostanze scelte in quanto inquinanti, cancerogeni, mutageni (ovvero causa di mutazioni o alterazioni a carico del materiale genetico), teratogeni (che cioè modificano o alterano il normale sviluppo del feto) e neurotossici. Per l’inquinamento da queste sostanze, ma soprattutto per le emissioni di arsenico e piombo in acqua, nella classifica nazionale Livorno conquista purtroppo 101 punti, subito dietro ai 508 di Taranto.
“Di fronte ai dati ufficiali del registro Ines resi noti stamattina dal Corriere della Sera emerge ancora una volta la necessità di investimenti pubblici e soprattutto privati da parte del settore produttivo della nostra Regione per abbattere tutti gli inquinanti.

Il Consiglio Regionale ha approvato il Piano per la Qualità dell’Aria individuando alcune zone di risanamento, tra le quali alcune anche in provincia di Livorno, dove è presente un forte settore industriale ed energetico. Molto è stato fatto dalla Regione, ma occorre sicuramente aumentare in qualità e controlli sugli agenti atmosferici, rendendoli permanenti e più rigorosi”. Così Erasmo D’Angelis, presidente della Commissione Ambiente e Territorio del Consiglio Regionale “Il vero problema – continua D’Angelis – è che nella direzione di una politica di maggiori e più qualitativi controlli sono quasi azzerate le risorse statali.

Il Governo Berlusconi ha fatto la magia di far sparire le poche risorse previste dalla Finanziaria Prodi per il disinquinamento, l’abbattimento degli inquinanti e a favore del trasporto pubblico locale”. “Presto – conclude il presidente della Commissione Ambiente e Territorio – chiameremo in Commissione, per un’analisi approfondita, i tecnici di Arpat e gli assessori competenti per capire, in vista del nuovo bilancio regionale, come sia possibile ottimizzare le risorse ed investire al fine di dare maggiori garanzie per la qualità dell’aria nella nostra regione”.
Di sicuro presenterà un’interrogazione urgente agli assessori regionali alla tutela ambientale Annarita Bramerini e al diritto alla salute Enrico Rossi, oltre che al governatore toscano Martini e al sindaco di Livorno, per chiedere loro controllo istituzionale e azioni di contenimento sui livelli di emissioni inquinanti a Livorno.

Intanto, però, il Consigliere regionale e comunale di Alleanza Nazionale Marcella Amadio non manca di commentare con preoccupazione, insieme al Presidente provinciale di An a Livorno Giorgio Majoli: «Innanzitutto – attaccano Amadio e Majoli – ci chiediamo come mai di questi dati così preoccupanti risalenti al 2006 si venga a conoscenza solo adesso e secondo canali non certo istituzionali. Sono dati che colpiscono, preoccupano e destano sconcerto, soprattutto dal momento che le città che seguono Taranto e Livorno in questa lugubre classifica hanno, dal settimo posto in poi, valori al di sotto dei 20 punti.

Inoltre, vista la portata di rischio di queste cifre, riteniamo che esse avrebbero dovuto essere prima diffuse e poi efficacemente contrastate già da tempo. Cosa si è fatto? E quali sono, a distanza di due anni, i nuovi dati sulle emissioni industriali nella nostra provincia?» Tutte domande, queste, che ora Amadio girerà alla giunta regionale tramite l’interrogazione urgente appena annunciata per invocare «misure di controllo e contrasto del fenomeno, così da evitare disastri ambientali e danni gravi per la salute dei cittadini», come è avvenuto nel caso del bimbo di Taranto.

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