Consiglio provinciale: intesa preliminare per il piano strutturale del Comune di Firenze

Redazione Nove da Firenze
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06 febbraio 2008 14:32
Consiglio provinciale: intesa preliminare per il piano strutturale del Comune di Firenze

Il Consiglio provinciale ha approvato con 19 sì (la maggioranza di centrosinistra) ed 8 no (AN, FI, UDC, PRC e Verdi) la ratifica dell’Intesa preliminare per l’accordo di pianificazione per l’approvazione del Piano strutturale del Comune di Firenze e contestuale adozione di variante di Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Firenze. “Sono quattro, in particolare, i punti di questo atto – ha spiegato l’assessore all’urbanistica Luigi Nigi – e tre sono le previsioni di tipo urbanistico: il cosiddetto Tubone, l’area al confine con Scandicci a cavallo della tramvia, il deposito dell’Ataf.

Un altro invece è più squisitamente politico, e riguarda i rapporti tra il PTCP, quindi la Provincia, e gli strumenti per giungere ad una piena collimazione. L’operazione sta andando avanti, anche con un gruppo di lavoro su cui ha impegnato l’Amministrazione comunale e direttamente lo stesso Sindaco Domenici. Quindi, in buona sostanza, tre sono i punti di questa operazione che riguardano il piano strutturale del Comune di Firenze”. PRC e Verdi valutano negativamente il Piano Strutturale del Comune di Firenze.

“Ancora una volta – spiegano i consiglieri Targetti, Verdi e Calò di PRC e Ragazzo dei Verdi – gli interessi della rendita fondiaria e immobiliare vincono sui bisogni sociali e sulla salvaguardia dell’ambiente, saturando e consumando le residue parti di territorio aperto, utilizzando i contenitori resi disponibili dal trasferimento di funzioni e il patrimonio edilizio esistente per operazioni prevalentemente speculative, senza dare così risposte concrete ai problemi della casa, della mobilità, degli spazi collettivi per i cittadini.

Manca in questo Piano Strutturale il coraggio di dare vita ad una pianificazione urbanistica diversa e alternativa a quella fino ad oggi seguita, che fondata sulle esigenze dell’alta velocità (sottoattraversamento), dei grandi gruppi immobiliari (Castello), sulla supervalutazione degli immobili e delle aree, ha mancato l’obiettivo di una città vivibile e a misura d’uomo, tanto che dal 1981 al 2001 Firenze ha perso oltre 92.000 abitanti, che sono andati a cercarsi casa a prezzi più ragionevoli nei comuni della Provincia.

A questi elementi si aggiunge una completa chiusura alle istanze ed alle osservazioni presentate da singoli cittadini, comitati e associazioni ambientaliste e di tutela del territorio”. Per Alleanza Nazionale: “Vengono messe a disposizione all’interno del piano aree che precedentemente la Provincia di Firenze aveva escluso al fine di porle in salvaguardia per questioni di patrimonio paesaggistico e idrogeologico. Le procedure messe in atto – secondo i consiglieri di An – tendono evidentemente a bypassare il Consiglio Provinciale, procedure confermate dall’Assessore Nigi che in commissione ha ribadito la volontà di procedere attraverso gli Accordi di Pianificazione.

Contestiamo inoltre la ripartizione dei carichi urbanistici per UTOE, anziché prevedere questi per tutto il piano complessivo, previsione che se approvata consentirebbe in redazione del RUC di procedere a modifiche di questi carichi attraverso procedure concertative. Con questo atto – concludono Nascosti, Sensi e Massai – la Provincia di Firenze perde l’opportunità, per l’ennesima volta, attraverso il proprio principale strumento urbanistico quale è il PTCP, di garantire una previsione chiara, coordinata ed omogenea delle sorti urbanistiche di Firenze, indispensabile per lo sviluppo ordinato della città”.

Lensi ha ribadito come: “Il gruppo di Forza Italia ha sempre contestato questa pratica delle intese preliminari e degli accordi di pianificazione, ovviamente come ruolo svilente della Provincia rispetto ad un processo in corso di rivisitazione del Piano territoriale di coordinamento. Il piano strutturale del Comune di Firenze non riesce ad avere una sua linea precisa, anche ideologica, di quello che vorrà essere il futuro di questa città. Si è parlato di città diffusa, di una città nuova, con uno sviluppo dinamico e strategico vedo, invece, una città priva di identità perché questo piano strutturale è frutto di compromessi e di ritardi biblici e non fa altro che sottolineare ancora una volta come questa città sia in crisi”.

Per Panerai (PD): “Il dibattito sul piano strutturale di Firenze viene a cadere in una fase di generale ripensamento del disegno del territorio e, in particolare, vorrei sottolineare la rilevanza della pianificazione che si riferisce all’area vasta e che affronta aspetti non solo territoriali, ma l’insieme delle problematiche della governance e problematiche di tipo economico, ambientale, sociale. Di fatto, l’attuale Amministrazione fiorentina sta cambiando il volto di Firenze dopo tanti anni di immobilismo e siamo arrivati ad un punto in cui c’è una necessità di ordinare e mettere a punto i processi.

La città va assumendo sempre più il carattere di una città aperta, policentrica e che si ramifica sul territorio. Si pensi alla circonvallazione nord ed alla funzione importante di raccordo e integrazione con i territori circostanti a rilevante vocazione produttiva che questa rappresenta, si pensi al disegno del territorio tra Firenze e Scandicci, dove di fatto, a seguito del passaggio della linea tranviaria 1 e di quello che si prevede, diventerà un pezzo importante di città”. Per Bevilacqua (FI), infine: “L’accordo di pianificazione per l’approvazione del piano strutturale del comune di Firenze registra praticamente una variazione che, da un punto di vista tecnico, è poco significativa, ma da un punto di vista politico, dimostra che questa Firenze 2010, così come era stata annunciata all’inizio di questo mandato amministrativo, non è raggiungibile e allora si preferisce cambiargli nome piuttosto che dimostrare l’inefficacia dell’attività amministrativa dato che arriveremo al 2010 senza che niente è concluso e quindi si è cambiato da “Firenze 2010” a “Firenze Futura” che dà molto più ampio margine agli amministratori di poter illustrare ampiamente, e con tante chiacchiere in cui sono estremamente bravi, al contrario di quello che è poi l’azione amministrativa, la possibilità di portare in là il più possibile la strategia”.

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