Arezzo: riapre lo storico Caffè del film di Roberto Benigni

Redazione Nove da Firenze
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05 dicembre 2007 14:26
Arezzo: riapre lo storico Caffè del film di Roberto Benigni

Arezzo, 5 dicembre 2007– Attesa per il prossimo 6 dicembre quando riaprirà il Caffè dei Costanti, lo storico locale reso celebre dalle scene del film “La vita è bella” di Roberto Benigni, ultima pellicola italiana ad aver avuto il riconoscimento dell’Oscar per il cinema. I Costanti, centro di incontro fin dal 1805, hanno avuto nel tempo valenza sociale e di crescita culturale non solo per la cittadinanza aretina, ma soprattutto per quel flusso di poeti, artisti e scrittori che in più di due secoli sono “approdati” nella provincia toscana.
La pubblica lettura di Marinetti nel 1913, le annotazioni dell’autore di Camera con vista E.M.

Forster, le visite di Benedetti Michelangeli dopo le lezioni di piano nell’antistante basilica di San Francesco, gli appunti di Piovene sulla vita nella piazza, testimoniano poi la vitalità che ha animato i Costanti, come molti altri luoghi letterari italiani, punto d’incontro fra il flusso cosmopolita dei viaggiatori e la borghesia di provincia, e dal quale sono emerse le più importanti correnti letterarie e artistiche nazionali e non solo. Una storia avvincente fatta di scoperte, di incontri, di sussurri e di colloqui anche con le “pietre della città” come cita William Weaver nel descrivere il fascino di Arezzo, dove per il Caffè transitano tanti illustri viaggiatori e letterati tra i quali: Josè Saramago, D’annunzio, il Re di Svezia e Don Passos.

La rinascita del Caffè, sostenuta da Banca Etruria, passa quindi attraverso la valorizzazione della memoria e l’identità dei luoghi e rappresenta un modo per vivere la modernità, nello scenario di piazza San Francesco, dove è possibile ammirare anche “La leggenda della Vera Croce” di Piero della Francesca. Un’opera il cui recupero si inserisce in un quadro più ampio di interventi sostenuti dall’Istituto di credito, come la mostra Piero della Francesca e le corti italiane, chiusa qualche mese fa e considerata con i suoi oltre 160.000 visitatori uno degli eventi culturali più importanti avvenuti quest’anno in Italia.


CAFFE’ DEI COSTANTI
All’inizio dell’Ottocento, accanto alla presenza delle tradizionali associazioni di carattere culturale, nacque ad Arezzo l’Accademia delle Civiche Stanze o dei Costanti, incentrata su attività ludiche e sociali. La sede scelta fu quella del Caffè dei Costanti che aprì le porte al pubblico nel 1819 (seppur esistente dal 1805), sotto la gestione di Gregorio e Ferdinando Mori. Come molti caffè letterari italiani e più in generale europei, I Costanti sono stati per due secoli l’approdo di personaggi e forestieri che qui sorseggiavano una bevanda prima di entrare nell’antistante Albergo Reale alle Armi d’Inghilterra o di salire sulla propria carrozza.

Grazie a questo particolare tipo di “clientela”, il caffè può vantare una ricca serie di aneddoti. Nel 1913 vi fu la pubblica lettura del poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti che si concluse con il lancio di ortaggi, e fu sempre qui che il cortonese Pietro Pancrazi definì Arezzo “la città delle statue” per il gran numero di simulacri marmorei e di coccio che ne costellano i punti strategici. Ma il momento più importante è stato senza dubbio la “scoperta” degli affreschi di Piero della Francesca che portò in città la più viva intelligenza europea e americana.

Edward Morgan Forster, l’autore di Camera con vista, annota di aver ricevuto una tale folgorazione dalla Leggenda della Vera Croce, da esser dovuto ricorrere ad un cordiale nel Caffè dei Costanti. Negli anni Sessanta del XX secolo invece, era facile imbattersi nell’elegante e severa figura di Arturo Benedetti Michelangeli che vi sostava dopo le lezioni di perfezionamento pianistico. Nello stesso periodo Guido Piovene annotava, standosene seduto al caffè, come S. Francesco fosse l’unica chiesa in Italia al cui muro d’ingresso i contadini continuavano ad appoggiare la bicicletta come fosse un fienile.

La riapertura del Caffè dei Costanti va considerata oggi come recupero di un pezzo di storia aretina e di un luogo dove godersi il cuore della città, dove la tradizione si sposa con la modernità dei tempi.

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