Lo zafferano di Firenze: un incontro per svelarne segreti e opportunità produttive

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 aprile 2007 14:00
Lo zafferano di Firenze: un incontro per svelarne segreti e opportunità produttive

Firenze, 17 aprile 2007- Lo zafferano, una tradizione preziosa e antica delle colline fiorentine, riscoperta da alcuni anni da una quindicina di produttori, è tornato a essere un fiore all’occhiello delle coltivazioni di alta qualità del territorio. Alla prelibata spezia sarà dedicato il seminario ‘Come produrre lo zafferano e le opportunità per le aziende agricole e agrituristiche della provincia di Firenze’, mercoledì 18, alle ore 18 nella Sala delle assemblee del Centro agro-commerciale della Cooperativa Agricola di Legnaia.

L’iniziativa, promossa dal Comitato produttori zafferano delle Colline fiorentine e dalla Cooperativa Agricola di Legnaia, vedrà la partecipazione del prof. Renzo Landi, docente di Agronomia dell’Università di Firenze, uno dei massimi esperti del settore, insieme a alcuni produttori locali che illustreranno l’approccio e le difficoltà, ma anche le soddisfazioni, che hanno incontrato nel produrre, essiccare e commercializzare il prezioso zafferano fiorentino, che ha ottenuto il riconoscimento comunitario della dop.

Al termine del seminario è previsto un buffet con pietanze a base di zafferano (è gradita la prenotazione 055/73581).
Della ‘Zima di Firenze’, come veniva indicato in passato lo zafferano, si ritrovano tracce già in alcuni documenti del 1400 e, anche in tempi così lontani, la spezia prodotta dal croco sulle colline fiorentine era estremamente apprezzata a livello internazionale. Da alcuni anni, una quindicina di produttori dislocati in diversi comuni dell’area fiorentina, dal Chianti al Mugello, dalla Valdelsa ai colli che guardano Firenze, hanno recuperato la tradizione di questa coltivazione, ottenendo anche il riconoscimento della dop comunitaria.

Lo zafferano fiorentino è particolarmente apprezzato perché è legato ancor oggi a tecniche di produzione totalmente manuali per la semina (i bulbi del croco devono essere sistemati a una decina di centimetri l’uno dall’altro) e la raccolta (manuale alle prime luci dell’alba, per cogliere il fiore ancora chiuso). La tradizione fiorentina vuole, poi, che gli stimmi siano tostati e commercializzati integri, non in polvere, salvaguardando ulteriormente aroma e sapore della spezia. Si stima che su un appezzamento di circa 500 metri quadri si producano oggi circa 100mila fiori.

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