Festival delle Colline: Caparezza domani alla Villa Medicea Poggio a Caiano (Prato)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 giugno 2006 13:31
Festival delle Colline: Caparezza domani alla Villa Medicea Poggio a Caiano (Prato)

Prende il via venerdì 23 giugno con l’atteso concerto di Caparezza (Villa Medicea – Poggio a Caiano/Prato - inizio ore 21,30 - ingresso 12 euro; 10 per i possessori della carta Cartone) la ventisettesima edizione del Festival delle Colline, tra le più longeve kermesse musicali in Toscana: nove serate fino al 14 luglio, a Poggio a Caiano e in altri comuni della provincia pratese, con artisti e spettacoli sempre molto particolari. Festival delle Colline 2006 è organizzato dal Comune di Poggio a Caiano in collaborazione con la Provincia di Prato, i Comuni di Prato, Carmignano e Cantagallo, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Regione Toscana e Associazione Toscana Musiche.

Caparezza approda sul palco del Festival delle Colline per la presentazione del nuovo album “Habemus Capa”: un finto disco postumo e di chiara ispirazione hip hop, ma soprattutto un album pungente, in cui, mai come prima, il rapper di Molfetta mette a nudo malaffari, gruppi di potere e intolleranze del Belpaese. Festival delle Colline continuerà mercoledì 28 giugno con il concerto di Ivan Segreto. Sempre alla Villa Medicea di Poggio: giovedì 29 il concerto/spettacolo “I cristiani di Allah” dello scrittore Massimo Carlotto e lunedì 3 luglio Patrizia Laquidara.

Giovedì 6 luglio, alla Fattoria di Bacchereto (Carmignano) i Violini di Santa Vittoria, lunedì 10 al Castello dell’Imperatore (Prato) la fanfara macedone Earth Wheel Sky Band. Mercoledì 12 all’Anfiteatro del Centro Pecci (Prato) proiezione del film “The Wild Blue Yonder” di Werner Herzog con musiche dal vivo di Reijseger, Sylla ed i tenores sardi di Orosei. Giovedì 13 a Villa Novellucci (Cantagallo) Gianmaria testa e Gabriele Mirabassi. Gran finale venerdì 14 al parco Martini di Seano con i berlinesi Stereo Total ed i dj di Controradio.



CAPAREZZA
È stata l’onnipresente tormentone dell’estate tanto da arrivare a squillare come suoneria di un cellulare, magari cantata in cinese. “Fuori dal tunnel” è sicuramente la canzone più conosciuta di Caparezza, al secolo Michele Salvemini da Molfetta. Altra caratteristica assai nota, la folta capigliatura riccioluta, “capa rezza” in molfettese vuol dire testa riccia. E dopo tanto successo con una canzone contro la cultura del divertimento ma che è servita a far divertire, Caparezza si è seppellito per un anno, nessuna apparizione pubblica per scrivere nuove canzoni che mai sembravano abbastanza buone.

E adesso eccolo di nuovo sulle scene, “Habemus Capa”, come intitola, ma potremmo dire annuncia al mondo, il suo nuovo album uscito pochi mesi fa e già un altro successo di pubblico. Si tratta di un "disco postumo di un cantante ancora in vita" e può essere considerata la sua seconda “resurrezione”. Infatti Michele Salvemini, giovane musicista pugliese, vive un percorso artistico assai travagliato che lo porta ad attraversare diversi generi musicali, tra loro molto differenti, lasciandosi alle spalle polemiche e malumori.

Inizia con il rap e con il nome di Miki Mix: ottiene un passaggio sul palco di Sanremo Giovani nel 1996 con “E La Notte Se Ne Va”, pubblica l’album “La Mia Buona Stella”, conduce un programma musicale ma rapidamente sparisce dalle scene. Sulle quali riappare con canzoni che sembrano prendere le distanze dall’ansia del fare sempre e comunque che distingue il nostro tempo. Musica impegnata? Risponde il Capa: “non faccio hip hop, faccio rap alla mia maniera. Non è vecchia o nuova scuola, è la mia scuola e ci sono solo io.” E chi altri potrebbe presentarsi in molte vesti e personaggi diversi per un disco che nasce come un ipotetico viaggio dantesco agli inferi ma che diventa un’ironico ritratto di una società in cui tutto va bene come nei romanzi di Giuseppe Montesano? “Tutti i brani, spiega Caparezza, compongono un viaggio che parte dalla mia morte (per ora presunta) e termina col mio ritorno in vita (presunto anch'esso).

In tutti i brani interpreto vari personaggi posseduti dal mio spirito che viaggia alla ricerca del corpo perduto, per cui sono uno spietato broker in "Titoli", un pugliese che vuole diventare “verdano” (un leghista) in "Inno verdano", una badante pazza che tenta di tenere sveglio un bimbo attraverso una nenia al contrario che ha come titolo "Ninna nanna di Mazzaro'", eccetera. L'album parte con la mia cerimonia funebre “Annunciatemi al pubblico” che prende spunto dall'ultima frase di "Verità Supposte" (album del 2003), "Mamma quanti dischi venderanno se mi spengo…", e termina col ritrovamento di me stesso “Habemus Capa”.

“Torna Catalessi” è un brano che auspica il ritorno di uno stato di immobilità contro il dinamismo di un progresso arrivista, mentre ne “La Mia parte intollerante” sono un adolescente strano in una classe di adolescenti normali, verso i quali provo una costruttiva intolleranza.” Ma Caparezza fa ancora di più e in questo momento storico che viviamo come un caos totale, in cui “si demonizzano religioni e civiltà, si torna agli slogan, ottimi presupposti per l’odio politico” suggerisce un incontro diretto con la realtà anche quella più crudelmente storica: “All’inizio dell’anno i ragazzi dell’organizzazione Terra del Fuoco mi hanno invitato ad andare a Auschwitz con il “Treno della memoria”.

Quando sono tornato ho visto gli striscioni razzisti negli stadi. Piuttosto che insegnare le tre “i”, le tre “u”, le tre “o” della scuola, allora propongo: un bel viaggio a Auschwitz obbligatorio.” Anche questa è un’andata e ritorno dall’inferno ma con minor ironia di quella che ci offre il cantante Caparezza.

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