Terra Futura: la Toscana scommette sulle colture non food
Trasporto pubblico e riscaldamento domestico a biodiesel

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 marzo 2006 16:02
Terra Futura: la Toscana scommette sulle colture non food<BR>Trasporto pubblico e riscaldamento domestico a biodiesel

Firenze, 31 marzo 2006- Biocarburanti, biolubrificanti, colture per uso energetico, biopolimeri, coloranti naturali, fibre e fitofarmaci. Sono le sette filiere al centro del convegno “Scenari per l’agricoltura non food in Toscana”, che si è svolto alla Fortezza da Basso, nell’ambito di Terra Futura, a cura di Regione Toscana e Arsia, nel corso del quale sono stati presentati i risultati del progetto Activa “Analisi delle Colture Toscane per usi Industriali e per la Valorizzazione dell’Ambiente”, attivato nel 2004 (della durata di 18 mesi e con un costo complessivo di 73mila euro, di cui il 75% finanziato dall’Arsia).

Scenari di grande interesse per la sostenibilità ambientale, lo sviluppo rurale e il risparmio energetico, considerando da un lato l’aumento del prezzo del petrolio, sia alla luce della ratifica del protocollo di Kyoto e della direttiva comunitaria che propone la sostituzione del 5,75% dei carburanti di origine fossile con altri di origine vegetale entro il 2010. Non ultimo, il problema dei seminativi (in primis la bieticoltura) che, a seguito della nuova Pac, impone alle aziende di individuare alternative produttive.



In una fase delicata per il settore agricolo, ha evidenziato l’assessore regionale all’agricoltura, è necessario investire in innovazione e ricerca. Quello delle agrienergie è un terreno estremamente stimolante sia per le potenzialità economiche sia per la sua sostenibilità ambientale. L’assessore ha evidenziato come, nell’ambito delle biomasse, dopo la realizzazione di una serie di impianti sperimentali da parte di enti pubblici, verranno presto realizzati impianti di teleriscaldamento per intere comunità rurali.

A questo punto, ha aggiunto, si tratta di cominciare a strutturare le filiere produttive per misurare queste potenzialità sul mercato.

Attenzione particolare è stata dedicata alla filiera dei biocarburanti, che potrebbe permettere al momento attuale di alimentare mezzi di trasporto pubblico locale con biodiesel, di derivazione dall’olio di girasole. I biocarburanti offrono vantaggi ambientali, agronomici e sociali ormai innegabili che, recentemente, hanno spinto in modo deciso la UE a stimolarne la diffusione.

Nonostante ciò, la penetrazione e diffusione nel mercato del biodiesel è ancora scarsa e la filiera di produzione presenta dei punti di debolezza a diversi livelli che impediscono una maggiore utilizzazione dei biocarburanti o dei biocombustibili. Sulla filiera pesa in modo determinante il maggiore costo dell’olio vegetale (e quindi del biodiesel) rispetto al gasolio di origine fossile: il costo di produzione del biodiesel risulta superiore a quello del gasolio tradizionale (circa il 20-30%) e, ad incidere sui costi è, per circa il 75%, la materia prima agricola, cui vanno aggiunti i costi logistici più elevati connessi alla tipologia e alle dimensioni delle imprese di produzione.

Un altro limite allo sviluppo della filiera dei biocarburanti è rappresentato dal regime di defiscalizzazione del biodiesel. Ad esempio, con gli attuali valori di mercato del petrolio e dell’olio di colza, la differenza tra biodisel defiscalizzato e gasolio per autotrazione è favorevole al biodiesel per 0,266 euro al litro pur considerando un prezzo di acquisto della granella decisamente interessante per gli agricoltori (0,257 euro/Kg rispetto ai più frequenti 0,210 - 0,220).

Grazie alle ricerche di Arsia e Regione Toscana, come è emerso dagli interventi, siamo oggi in grado di passare a iniziative dimostrative e di industrializzazione per l’impiego nelle diverse filiere di prodotti ecologici di provenienza agricola toscana.

Tipico, in questo senso, è il caso del biodiesel e dell’olio vegetale per usi combustibili ambito nel quale la Regione Toscana si è impegnata ad avviare entro pochi mesi un progetto che coinvolgerà, oltre alla citata alimentazione dei trasporti pubblici locali, il riscaldamento domestico in piccoli centri rurali e l’autoconsumo energetico delle aziende agricole. O, ancora, il caso di diverse aziende tessili del Casentino e della Valtiberina che intendono scommettere sulle fibre e i coloranti naturali per offrire, nei prossimi anni, prodotti di qualità fortemente legati all’immagine dei loro territori.

Altra prospettiva di interesse già attuabile per le imprese agricole e per le industrie, è l’uso dei biolubrificanti, attraverso due progetti finanziati dalla Regione Toscana (BioVit e DulVit).

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